Offerta formativa e attenzione ai bisogni. Roberto Fraccia


Realizzare un’offerta formativa attenta ai bisogni 

Roberto Fraccia, dirigente scolastico di I.C., Milano

 

Nell’affrontare il tema non ho potuto fare a meno di ritrovare importanti riferimenti in alcuni dei documenti di lavoro del Consiglio nazionale, in particolare nel Manifesto di Roma 2007, nelle proposte formulate per la ridefinizione degli organi collegiali e in particolare nel documento temporalmente più recente “Una scuola che parla al futuro” che sinteticamente riprende i due precedenti.

Mi sembra importante in primo luogo collocare la questione dell’offerta formativa al punto originante ed essenziale, per evitare che questa diventi semplicemente una operazione tecnico – organizzativa che va a toccare aspetti di contorno della scuola e lascia intatto il centro; lo lascia in governato e quindi non giudicato.

L’offerta formativa riguarda principalmente la domanda di educazione e formazione delle famiglie e dei giovani, sia essa esplicitata e organicamente espressa piuttosto che implicita e mi sollecita a tenere come orizzonte del lavoro “una istruzione che sviluppa e accresce in chi apprende la coscienza di sé e della realtà” (Una scuola che parla al futuro).

È chiaro che la prospettiva di un offerta formativa attenta ai bisogni generati dalla domanda che viene dai principali “interessati”, famiglie e alunni, ha bisogno dell’autonomia e delle sue regolamentazioni, ma in primo luogo che tale “strumento” si mantenga nell’orizzonte di lavoro.

Quando si parla infatti di offerta formativa attenta ai bisogni non si tratta semplicemente di un ampliamento di un’aggiunta ad un corpo dato e immutabile, ma va a cogliere direttamente la natura stessa di scuola autonoma e di sua offerta essenziale; insiste sul conseguimento di competenze chiave, va a toccare  la struttura stessa del POF e la possibilità di intervenire sui curricoli. Implica la riflessione su di un curricolo di istituto.

Gli strumenti oggi a disposizione, per il primo ciclo, riguardano l’organizzazione didattica, all’interno degli stretti margini definiti dai regolamenti del 2009, e la progettazione disciplinare con il confronto interessante, ma non sempre agevole con i docenti. È su questo secondo livello che la definizione “direttore degli studi”, emersa dal dibattito, mi sembra particolarmente calzante e da perseguire.

Per cui l’offerta formativa si colloca ad un livello dei docenti, non semplicemente come progettazione, ma prima ancora come ri – presa di coscienza del compito e della dignità di ciascuna disciplina o ambito disciplinare e di conseguenza della dignità professionale di ciascun docente a prescindere dal numero di ore, dal numero delle classi, dal tipo di lavoro che richiede agli alunni.

Il direttore degli studi ha il compito di far riaprire gli occhi su un aspetto che sembra dimenticato, anche se oggettivamente semplice, che le discipline sono degli strumenti con cui la realtà viene indagata, ciascuna con un proprio metodo. Realtà che è una come uno è lo studente che è chiamato a prenderne coscienza. Perciò occorre che il quadro sia sintetico, sia correttamente giustapposto equilibrato, sia suggerito un senso altrimenti inevitabilmente si deforma e la bellezza della realtà e della sua conoscenza si perde nella fatica e nelle quadrature dell’organizzazione.

Due situazioni esemplificative

Il tempo scuola nella Primaria

Il tempo scuola alla scuola prima offre un interessante esempio di “riduzione dell’autonomia” (la legge 53 permetteva una maggiore flessibilità organizzativa), riduzione del risorse (organici) e necessità di apprestare una organizzazione che non si limiti a coprire tutte le ore del tempo scuola richiesto dalle famiglie, ma cerchi di darne una lettura più attenta allo sviluppo armonico e coordinato degli apprendimenti ottemperando ovviamente alla necessità di “chiudere l’orario”.

I due schemi che seguono offrono una esemplificazione di due modalità di risposta alla medesima domanda su tre classi parallele (in ciascuno ad un colore corrisponde un docente). La prima mostra un tentativo di modello con doppio organico, nel secondo si sposa la logica dell’insegnate prevalente come garante di un approccio unitario e come riferimento principale degli alunni.

 

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Secondaria di 1° grado

Su questo secondo livello del Ciclo primario insistono numerose domande di famiglie e alunni che hanno come argomento essenzialmente il carico di lavoro e la sua articolazione, la scarsa attenzione dei docenti a dare equilibrio a tale carico e, in ultima analisi, sottolineatura di scarsa comunicazione fra gli stessi docenti.

Sono questioni che dicono della necessità del passaggio dalla giustapposizione di discipline a un quadro organico di formazione a cui contribuisce ciascun docente, dosando l’apporto della propri disciplina con la consapevolezza del suo valore formativo a prescindere dal monte ore.

Offerta formativa allora racconta di scelte e opzioni su conoscenze e metodi in una composizione disciplinare il più possibile armonica e unitaria.

Un esempio di atto di tutto questo sta nei piani predisposti per gli alunni con vari livelli di difficoltà dai disabili ai DSA dove non si opera semplicemente con un abbassamento delle richieste, ma in un quadro di competenze essenziali si vanno ad implementare conoscenze e abilità. L’offerta formativa in questi casi si armonizza in un quadro unitario. La prospettiva di lavoro è quindi far divenire per tutti ciò che si ritiene utile solo per qualcuno.

 

 
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