DS: quella perequazione retributiva che non c'è
Tuttoscuola - 29 febbraio 2012
Negli ambienti scolastici sono venute due osservazioni di fondo: da parte di alcuni docenti è stata richiamata l’attenzione sulla loro retribuzione piuttosto modesta rispetto ai dirigenti e rispetto anche ai colleghi europei; tra i dirigenti scolastici è stato messo in evidenza che l’esempio portato da Tuttoscuola sulla retribuzione media dei dirigenti scolastici (rigorosamente lorda) è riferibile a livelli di anzianità piuttosto elevata non riconducibile generalmente ai livelli retributivi medi generalizzati (più contenuti) di molti capi d’istituto. La distanza, quindi, sarebbe ancora più forte.
Dall’altra sponda, quella della dirigenza amministrativa, sono venute alcune puntualizzazioni, tra cui quella, non certamente secondaria, che il lordo riportato sui siti ministeriali è comprensivo anche degli oneri a carico dello Stato (26,5%). Si tratterebbe, quindi, di un lordo del lordo.
Se le cose stanno così – e non abbiamo ragione per dubitarne – la forbice retributiva media si riduce, anche se rimane ben lontana dall’obiettivo della completa perequazione.
Per rendere più chiara questa precisazione, riportiamo i termini dei valori retributivi a confronto.
Nel nostro esempio si metteva a confronto la retribuzione lorda media annua del dirigente scolastico (circa 63 mila euro) con quella media annua lorda di un dirigente amministrativo (127 mila euro).
Quest’ultimo valore di 127 mila andrebbe, quindi, depurato degli oneri riflessi a carico dello stato, riconducendo il valore lordo annuo effettivo – confrontabile - a 100 mila euro.
I valori lordi da confrontare sono, pertanto, 63 mila e 100 mila.
La retribuzione lorda complessiva del dirigente scolastico risulterebbe pari al 63% di quella del dirigente amministrativo: un valore ancora lontano, comunque, da quel rapporto medio iniziale (70%) tra i due tipi di retribuzione della dirigenza pubblica da cui dieci anni fa erano partiti i primi contratti nazionali dei dirigenti scolastici con l’obiettivo di raggiungere gradualmente la completa perequazione.
In tempi di nuovi carichi di lavoro e di responsabilità determinati anche dalla revisione della rete scolastica non vi è dubbio che i livelli retributivi dei dirigenti scolastici dovranno essere notevolmente rivisti. Ad esempio, riconvertendo i risparmi derivanti dal ridimensionamento della rete. Come si vede, prima di essere una questione contrattuale il problema è politico.
Quei megastipendi dei manager pubblici
In un Paese dove evadere le tasse non è considerato da molti un fatto grave ed esecrabile, va indubbiamente apprezzato, invece, chi lo fa in una condizione di piena trasparenza e correttezza, pagando il dovuto fino all’ultimo centesimo.
Ma la questione ha anche un’altra faccia. La pubblicazione in questi giorni dei redditi dei ministri e degli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione ha fatto scoprire nel dettaglio un mondo semisconosciuto, spostando l’attenzione dal problema delle tasse all’entità della retribuzione, visti gli alti livelli retributivi dei superburocrati.
Mario Monti ha annunciato che verrà stabilito come limite massimo per gli alti dirigenti lo stipendio percepito dal primo presidente della Corte di Cassazione, 304.951 euro. La riduzione degli stipendi dell’alta dirigenza pubblica era già cominciata timidamente con il precedente Governo, tanto da indurre qualcuno a lasciare precipitosamente il servizio per evitare il peggio.
Ma anche con queste operazioni di contenimento dei manager pubblici resta alta, troppo alta, la sperequazione retributiva nei confronti degli altri dipendenti, soprattutto con funzioni analoghe.
È il caso, ad esempio, della posizione retributiva dei dirigenti amministrativi di II fascia e dirigenti scolastici: i primi percepiscono mediamente più del doppio dei secondi. Eppure…
Lo stipendio di dirigente scolastico è la metà di quello di un dirigente amministrativo
Tuttoscuola – 26 febbraio 2012
Abbiamo messo a confronto il cedolino dell’ultimo stipendio percepito a gennaio 2012 da un dirigente scolastico di media anzianità con quello di un dirigente dell’amministrazione con anzianità simile, avvalendoci dei dati pubblicati sul sito del Miur, nella sezione 'trasparenza valutazione merito'.
Sommando lo stipendio tabellare, la retribuzione individuale di anzianità, l’indennità di vacanza contrattuale, la retribuzione di risultato e la retribuzione di posizione (quota fissa e variabile), il dirigente scolastico dispone di una retribuzione annua complessiva, comprensiva della tredicesima mensilità, di circa 63 mila euro.
Il collega dirigente dell’amministrazione (centrale o periferica) percepisce mediamente 127 mila euro all’anno, con una retribuzione che può variare di 20 mila euro (in più o in meno).
La differenza non la fa il tabellare (3.300 all’anno in più per il dirigente amministrativo), ma la retribuzione di posizione (fissa e variabile) con più di 20 mila euro all’anno, e la retribuzione di risultato che è mediamente superiore di 36 mila (la differenza può sfiorare i 60 mila euro).
Alla fine il dirigente scolastico percepisce 63 mila euro all’anno, il dirigente amministrativo 127 mila: il rapporto è inferiore alla metà, 49%!
Circa vent’anni fa la retribuzione del personale direttivo della scuola (presidi) era pressoché uguale a quella dei colleghi dell’amministrazione. Poi quest’ultimi iniziarono l’escalation retributiva per effetto anche della riforma dell’Amministrazione pubblica, aprendo la forbice retributiva rispetto ai capi d’istituto, rimasti ancorati ai livelli retributivi dei docenti.
Dal 1 settembre 1999 i capi d’istituto sono diventati dirigenti e per loro è cominciata contrattualmente la rincorsa dei dirigenti pubblici. Obiettivo finale era (e resta) la perequazione, ma in prima applicazione ci si è dovuti accontentare contrattualmente di portare a casa il 70%. Come si vede, però, è un 70% molto virtuale e che si è sfaldato lungo la strada grazie alla notevole entità della parte variabile della retribuzione che può essere attribuita ai dirigenti amministrativi.
Eppure sono dirigenti gli uni e dirigenti gli altri, ma, come si vede, nei fatti i dirigenti scolastici sono considerati dei… cugini poveri.
La sperequazione dei carichi di lavoro per i dirigenti scolastici
Tuttoscuola – 26 febbraio 2012
Se la retribuzione tra dirigenza scolastica e dirigenza amministrativa è palesemente e oggettivamente sperequata, come stanno le responsabilità e i rispettivi carichi di lavoro considerati individualmente?
Tralasciamo il riferimento alle situazioni critiche degli uffici, sia quelli dell’amministrazione in periferia dove la carenza di organico sta creando molto spesso una difficile situazione sia quelli delle sedi scolastiche prive di titolare e affidate in reggenza ad altri capi d’istituto.
Mettiamo a confronto due situazioni tipo normali.
Un dirigente amministrativo gestisce aspetti specialistici e organizzativi della P.A., ha alle proprie dipendenze un numero medio di 10-15 persone.
Un dirigente scolastico è rappresentante legale dell’istituzione scolastica, gestisce aspetti specialistici di altra natura, ha alle proprie dipendenze almeno cento persone che si occupano mediamente di un migliaio di ragazzi e di altrettante famiglie.
Risponde di persona della sicurezza delle persone che vivono all’interno delle scuole dipendenti, presiede diversi organismi collegiali della scuola.
È il referente diretto del contenzioso che viene indirizzato alla sua scuola (da famiglie e dal personale scolastico) e, da diverso tempo, non viene nemmeno difeso dall’Avvocatura dello Stato se coinvolto in cause davanti al giudice del lavoro.
È titolare delle relazioni sindacali con le RSU d’istituto.
Carichi di lavoro e responsabilità non sono certamente comparabili secondo criteri di equità, ma, nonostante questo, il piatto della bilancia retributiva ha un andamento inversamente proporzionale, a sfavore dei capi d’istituto.
La questione non è sindacale o contrattuale: spetta prima di tutto al livello politico, con il ministro dell’istruzione in testa, investire sulla dirigenza scolastica. Ovviamente in termini di riconoscimento significativo della funzione esercitata, ancor più in vista dell’aumento dei carichi di lavoro e delle responsabilità che deriva dal nuovo dimensionamento delle istituzioni scolastiche.