Riordino II Ciclo: bocciato quello di tecnici e professionali
da Tecnica della Scuola - 30 settembre 2012 - di Anna Maria Bellesia
Il Rapporto di monitoraggio curato dall’Ansas-Indire è stato pubblicato nel giugno scorso, ma solo adesso la nota Miur n. 2363 del 19/9/2012 ritiene opportuno l’avvio di una “approfondita riflessione sulle problematiche emerse” nella fase di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento.
In sintesi, la relazione dell’Ansas-Indire, di cui ci siamo occupati nell’articolo del 29/6/2012 ha messo in evidenza le seguenti criticità:
– scarsa innovazione sul piano organizzativo (il comitato tecnico scientifico, ad esempio, è stato costituito solo nel 29% di quel 48,4% di istituti che hanno risposto al questionario per il monitoraggio).
– mancanza di risorse per investimenti (per maggiore flessibilità organizzativa, maggiore impegno didattico e collegiale, formazione del personale, acquisti di beni strumentali, risorse per l’attuazione di progetti in collaborazione con soggetti esterni, collegamento scuola-lavoro).
– la didattica laboratoriale è considerata positivamente e viene realizzata con l’uso di strumenti multimediali (77% degli istituti tecnici) e attraverso il lavoro di gruppo come metodologia prevalente (66% dei tecnici e 61% dei professionali). Tuttavia le scuole lamentano la riduzione delle ore di laboratorio e delle compresenze.
– le certificazione delle competenze sfiora invece l’anarchia, per la mancanza di standard e criteri unitari, tanto da “sconfinare in psicologismo”.
Che cosa propone la nota Miur n. 2363 ai fini dell’approfondita riflessione e dell’aggiornamento dei percorsi? Le problematiche evidenziate dalle scuole - si scrive nella nota - specialmente riguardo alla riduzione delle ore di laboratorio e delle compresenze “possono essere affrontate con l’opportuno impiego degli strumenti già a disposizione delle istituzioni scolastiche”. “L’utilizzo dell’autonomia scolastica permette infatti di modulare diversamente l’orario delle lezioni nei vari periodi dell’anno per aggregare in modo mirato gli spazi orari”.
Si osserva inoltre che “la laboratorialità non va intesa unicamente come tecnica confinata ad un luogo fisico o alla presenza di un docente tecnico-pratico, bensì come approccio metodologico didattico innovativo che dovrebbe coinvolgere tutte le discipline per attivare processi didattici che consentano di superare l’atteggiamento di passività che può caratterizzare il comportamento degli allievi nelle lezioni frontali”.
Ha buon gioco a questo punto
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