OCSE-PISA 2003. Italia giù, Finlandia in vetta: perché ?


Rapporto OCSE-PISA 2003

 

Cos'è PISA?

Il Progetto PISA (Programme for International Student Assessment, Programma per la valutazione internazionale degli studenti) è un' indagine internazionale con periodicità triennale, promossa dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per accertare conoscenze e capacità dei quindicenni.   PISA ha l'obiettivo di verificare in che misura i giovani che escono dalla scuola dell'obbligo abbiano acquisito alcune competenze essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per tutta la vita.

L'indagine accerta il possesso di conoscenze e abilità nelle aree della lettura, della matematica e delle scienze e alcune competenze trasversali in gioco nel ragionamento analitico e nell'apprendimento.  L'attenzione non si focalizza tanto sulla padronanza di determinati contenuti curricolari, ma piuttosto sulla misura in cui gli studenti siano in grado di utilizzare conoscenze e capacità apprese durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana.

Ogni ciclo dell'indagine approfondisce in particolare una delle tre aree di competenza. Nel primo ciclo di PISA ( PISA 2000, dall'anno in cui è avvenuta la raccolta dei dati) la principale area di accertamento è stata la lettura, nel secondo ciclo dell'indagine (PISA 2003) è stata la matematica e nel terzo ciclo (PISA 2006 ) saranno le scienze.

La popolazione di riferimento è costituita dai quindicenni scolarizzati, dal momento che tale età precede, nella maggior parte dei Paesi dell'OCSE, il termine dell'obbligo scolastico. In ogni Paese, il campione è costituito da almeno 5000 studenti di 15 anni estratto da un campione di almeno 150 scuole.

 

Perché PISA è importante?

La periodicità della rilevazione, ogni tre anni, consente di seguire da vicino lo sviluppo dei sistemi scolastici e di valutare l'impatto dell'applicazione di eventuali provvedimenti innovativi e progetti di riforma.  Verifica l'efficacia delle politiche scolastiche nel promuovere risultati elevati e nel ridurre le sperequazioni  
Il confronto internazionale consente di individuare fattori e politiche scolastiche che contribuiscono a promuovere risultati elevati e a ridurre l'impatto della provenienza sociale degli studenti. Il progetto mira dunque ad evidenziare scelte politiche e gestionali che contribuiscono realmente a promuovere uguali opportunità per tutti gli studenti, accrescendo l'efficacia dei processi formativi.

 

Chi realizza il progetto PISA?

PISA è il frutto di un lavoro di collaborazione che vede coinvolti l' OCSE, un consorzio internazionale formato da 5 agenzie di ricerca, un gruppo di esperti internazionali e, all'interno dei Paesi partecipanti, il Ministero dell'Istruzione, istituti di ricerca, gruppi di esperti e gruppi di lavoro, fino ai responsabili delle operazioni all'interno di ciascuna scuola coinvolta nell'indagine.  L'OCSE ha la responsabilità complessiva di seguire lo svolgimento del progetto, fornendo una piattaforma di dialogo tra i rappresentanti dei Paesi partecipanti.

Il consorzio internazionale è responsabile della messa a punto e della realizzazione dell'indagine a livello internazionale. Esso è formato dall'Australian Council for Educational Research (ACER), che lo dirige, dal Netherland National Institute for Educational Measurement (CITO), dall'Educational Testing Service degli Stati Uniti (ETS), dal National Institute for Educational Research del Giappone (NIER) e dalla WESTAT (Stati Uniti).   Il Board of Partecipating Countries (BPC), del quale fanno parte rappresentanti di tutti i Paesi, definisce le priorità politiche dell'indagine.  I National Project Manager (NPM) dirigono e coordinano lo svolgimento dell'indagine in ciascun Paese.

 

Allarme per la scuola italiana

L’indagine, i cui primi dati sono stati resi noti lo scorso 6 dicembre, mostra ancora una volta i deludenti risultati della scuola italiana. Questa volta sono state soprattutto le competenze matematiche degli studenti quindicenni a passare sotto la lente dell’OCSE. L’Italia occupa il 32° posto per quanto riguarda la competenza matematica generale, nella classifica dei 41 stati che hanno preso parte alla ricerca.
Nelle quattro abilità specifiche in cui è stata suddivisa la competenza matematica gli studenti italiani ottengono risultati significativamente inferiori alla media dei paesi OCSE. Purtroppo non si registra alcun sostanziale miglioramento rispetto all’indagine effettuata nel 2000. La stessa cosa avviene per le abilità scientifiche. Gli otto punti guadagnati rispetto al 2000, che fanno salire il punteggio medio dei nostro studenti a quota 486, non sono sufficienti per raggiungere la media dei paesi OCSE, che si colloca intorno ai 500 punti.
Molto preoccupante è soprattutto il regresso, sempre rispetto al 2000, nelle abilità di lettura. Sebbene la sua entità sia relativamente modesta (da 487 a 476 punti, pari a circa il 2%) è allarmante la direzione intrapresa che pone l’Italia in netta controtendenza rispetto ad uno dei sotto obiettivi della "Strategia di Lisbona": quello di ridurre entro il 2010 di almeno il 20% il numero degli alunni quindicenni con scarse abilità di lettura. Un risultato passato quasi inosservato. Pochi quotidiani hanno prestato attenzione alla ricerca OCSE, per non dire dell’imbarazzato silenzio del MIUR.

 

Gli studenti del nord meglio di quelli del sud

Gli studenti del Nord si posizionano sempre sopra la media dei Paesi Ocse, con posizioni molto equilibrate tra quelli del Nord Ovest (prevalgono nel problem solving) e quelli del Nord Est (prevalgono in lettura), con una punta molto elevata di 533 in scienze (Ocse 500).   I ragazzi del Centro sono quasi in media Ocse in scienze (497 contro 500) e in lettura (486 contro 494), ma si allontano dai coetanei settentrionali soprattutto in matematica.
I quindicenni del Sud e delle Isole vengono decisamente valutati molto meno dei coetanei del Nord e del Centro soprattutto in matematica e nel problem solving.  Meno disastrosa la loro posizione in scienze, dove si posizionano su una media di 447/440 rispetto alla media Ocse di 500 e alla media degli studenti italiani del Nord pari a 533.

Quindi al Nord migliori rispetto alla media italiana. Più preparati dei tedeschi, dei francesi, degli americani e dei portoghesi. E sempre tra i primi dieci classificati. Studenti lombardi sotto la lente di ingrandimento del Pisa  2003 alla quale hanno preso parte 5 mila studenti italiani, i partecipanti lombardi sono stati 1545 giovani provenienti da 52 istituti superiori.   E se dall'indagine internazionale, come italiani, restiamo agli ultimi posti della graduatoria (ventiseiesimi su trenta per quanto riguarda la matematica), i dati lombardi sono più incoraggianti.
Ecco i risultati: nella comprensione dei testi, la Lombardia si aggiudica 515 punti (al sesto posto con gli irlandesi). Ottimo punteggio, se si pensa che la media italiana è di 476 punti, che la prestazione migliore è quella dei finlandesi con 543 e che la media Ocse è di 500 punti.
Bene anche in matematica: 519 punti contro i 466 della media italiana e i 544 del primo classificato, la Finlandia. In questa materia i quindicenni lombardi si piazzano al nono posto, come i neozelandesi. Infine le scienze, il risultato migliore: ben 540 punti, dietro solo a Finlandia e Giappone e davanti a coreani, australiani, olandesi. 

In particolare, i quindicenni lombardi che si collocano in una fascia di eccellenza (livello Pisa 5 e 6) sono quasi il 17 per cento contro il 7 per cento italiano e il 14,6 della media Ocse. Quelli sotto il livello 3 (soglia dell’insufficienza), sono il 32,2_ contro il 21,4 di media Ocse e il 56 italiano. Tutti gli studenti lombardi, di qualsiasi classe sociale, superano la media Ocse: una superiorità più marcata si nota negli strati sociali inferiori, mentre i giovani dei livelli socioeconomici più elevati potrebbero fare meglio.
 

I commenti e qualche valutazione

Ci sarà pure una ragione se l'Italia, prima al mondo nella sapienza filologica, da Pio Rajna a Gianfranco Contini, da Vittore Branca a Cesare Segre, nella classifica del sistema scolastico europeo è collocata invece dall'Ocse al venticinquesimo posto per le competenze dei suoi studenti in «lettura». Ci sarà altrettanta ragione se la stessa Italia, patria della logica e della matematica, Paese di Fibonacci, di Tartaglia e di Galileo, terra sovrana di un Rinascimento di numeri e di calcolo, peggiora in aritmetica di un ulteriore punto, scivolando al posto numero 26.

Proviamo a raccogliere ed abbozzare qualche riflessione.

a- Una volta tanto è impossibile (anche se vari sindacati c’hanno tentato) dare la colpa alla riforma e alla Moratti. Caso mai si può concludere che per competere in Europa molte cose devono essere riformate, tanto nel metodo di studio quanto nella strategia di insegnamento. «L'omologazione al nulla», come l'ha definita su Avvenire il sociologo Ulderico Bernardi, è l'esito di due errori: insufficiente motivazione sociale fornita ai giovani e ritardo nella formazione dei formatori.  Ma questo non basta.  Come non basta l’osservazione di Giuseppe De Rita: per recuperare posizioni nel continente «bisogna ricominciare dall'abc, perché attualmente produciamo studenti generici.
b-  Che ci sia un grave problema della qualità e della formazione di moltissimi docenti (non tuti per fortuna !) è dato sperimentabile nelle scuole.  Così come è chiaro che occorre (e speriamo la riforma in questo ottenga qualcosa) un’organizzazione ed una prassi di scuola più attenta alla diversità degli alunni, dei gruppi, delle capacità. Ma il vero disastro (e non è catastrofismo dirlo) sta proprio nel modello di sistema scolastico costruito in questi decenni dalla politica assente, dalla burocrazia, dal pedagogismo e dal sindacato imperante.

c-  Ha ragione Barbiellini Amidi a dire che: “in nessun altro settore della produzione e della accumulazione di capitale (e qui parliamo di capitale umano) si pone così evidente l'imprevidenza di affrontare per decenni in maniera disordinata e superficiale il tema della assunzione, della preparazione, della retribuzione, dell'aggiornamento e della qualità di 880 mila addetti, quanti sono oggi i docenti a vario titolo. Trent'anni di rovinosa «politica del personale» (quanto è brutta l'espressione corrente, offensiva per maestri e professori), frutto della confusione dei ruoli fra sindacato e partiti, rendono ora azzardato aspettarsi una immediata inversione di tendenza nelle classifiche europee dell'abilità degli studenti italiani”.

d-  Seguiamo ancora Barbiellini Amidei (e soprattutto dopo la pubblicazione di quel bruttissimo pasticcio che è la bozza di decreto della riforma del secondo ciclo !) a individuare un’altra responsabilità di tutti quelli che inseguono “il punto di vista inconsciamente liceo-centrico”.  Quasi che a trasformare tutto in licei otterremo magicamente l’innalzamento della qualità formativa. Basta andare in Finlandia, in Germania per vedere come la strada presa da tempo persino dalla secondaria di primo grado è la progressiva flessibilità e differenziazione dei percorsi formativi. Era la strada indicata dal primitivo progetto Bertagna (ora abbandonato) per la secondaria di secondo grado.  La strada invece di un inseguimento dell’unico modello liceale (come già in Berliguer, come nella riforma spagnola, come nell’high school americana) conduce dritta all’appiattimento ed alla dilapidazione delle risorse intellettuali dei giovani (salvo poi puntare ad un ristretto numero di eccellenze !).

e- Infine vale la pena ricordare le riflessioni di uno dei curatori della ricerche del rapporto PISA 2003, Andreas Schleicher, capo della divisione analisi statistiche dell’OCSE, riportate da “Il Sole 24 ore”.  Iniziando a riflettere sul fato che la Finlandia ottiene risultati elevati con una spesa/studente di molto inferiore a quella italiana e osservando come da noi incida l’elevato numero di docenti rispetto agli studenti, nota come innanzitutto la fortissima divaricazione di risultati tra diverse scuole nello stesso sistema italiano, a fronte di una sostanziale somiglianza di livelli delle varei scuole del sistema finlandese. “Una buona scuola insegna bene a tutti – sostiene – e non solo agli allievi delle zone più favorite”. Schleicher inoltre sostiene che il successo educativo della Finlandia dipenda da tre fattorie: le scuole e i singoli insegnanti sono responsabili dei risultai ottenuti  di fronte agli studenti e alle loro famiglie  (in Italia neppure i giudici sono responsabili delle loro sentenze !); queste (le famiglie ) e le comunità locali sono coinvolte a fondo nella vita della scuola e nei suoi indirizzi; i programmi non si basano su curricola meticolosi e pletorici ma su obiettivi di apprendimento chiari, verificati in modo costante”. Insomma: più autonomia, più responsabilità, più appartenenza della scuola alle famiglie ed alle comunità locali. C’è da pensare !  (rielaborazione DiSAL)

 

(Uniamo alcune delle più significative tabelle del rapporto 2003.  Dati, commenti e documenti integrali sono consultabili ai siti

http://www.invalsi.it/ri2003/pisa2003/pdf/executive_summary-WEB.pdf

http://www.pisa.oecd.org/document/55/0,2340,en_32252351_32236173_33917303_1_1_1_1,00.html;  http://www.portal-stat.admin.ch/pisa/download/pisa_nr3_i.pdf).

 Tabelle dati
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