DiSAL contro l' esclusione del preside dalla valutazione degli alunni


La circolare n. 85/2004 sulla valutazione degli alunni prevede esplicitamente che la valutazione periodica e finale degli alunni è prerogativa esclusiva dei docenti, lasciando intendere che il dirigente scolastico d’ora in poi non entrerà più nel merito delle decisioni finali sulla promozione o bocciatura degli alunni.  Su questa interpretazione che cambia radicalmente competenze e procedure sulla valutazione degli alunni il Miur non è formalmente intervenuto, ma da voci ufficiose sembra esplicitamente intenzionato a sostenere questa nuova linea.

Se così fosse l’orientamento sarebbe assai grave in quanto si sancirebbe quanto già in un certo senso desumibile dal disegno di legge di riforma degli organi collegiali, licenziato dalla Commissione VII Cultura e Istruzione della Camera, in quanto il testo non prevede più il Consiglio di classe del quale la norma vigente attribuiva la presidenza al preside o direttore.

D’altra parte è anche l’orientamento assunto dalla “rifromina” Moratti dell’esame di stato che ha trasformato il presidente (come nella scuola media) in un semplice controllore delle procedure.

La questione in gioco nei testi della riforma è l’estromissione del dirigente dalla èquipe pedagogica.

 

Nel mondo della scuola l’idea che il dirigente scolastico  non abbia più voce in capitolo ma debba limitarsi a controllare legittimità e coerenza delle procedure valutative, convocando e presiedendo il consiglio di classe senza prendere parte alla votazione finale sulla valutazione – divide nettamente in due parti i dirigenti scolastici (mentre sembra trovare diffusi consensi tra gli insegnanti).

Tra i dirigenti scolastici perplessi o contrari, c’è chi ne fa una questione formale e di legittimità (gli organi collegiali non sono ancora stati riformati e, quindi, il consiglio di classe mantiene intatte tutte le competenze dei suoi membri) e chi punta ad aspetti sostanziali (i dirigenti scolastici hanno impedito la bocciatura non pienamente giustificata di tanti alunni).

C’è anche chi riconosce che solamente l’équipe pedagogica, a cui compete in via esclusiva la definizione dei piani di studio, le unità di apprendimento e gli interventi educativi verso gli alunni, abbia titolo alla valutazione come fase di un processo che appartiene soltanto agli insegnanti.

Oltre agli aspetti di merito e di sostanza, sul pianomeramente formale, se comunque verrà confermata questa tesi di esclusione del dirigente dal momento finale di valutazione dell’alunno, bisognerà trovare qualche regola che consenta di superare il rischio eventuale di parità dei voti dei docenti valutatori, perché attualmente questa eventualità è risolta dall’art. 37 del Testo Unico (norma di carattere generale per tutti gli organi collegiali), prevedendo che a parità di voti espressi prevalga quello del presidente.

Da una soluzione di esclusione del dirigente scolastico dall’èquipe pedagogica e dal consiglio di classe deriverebbe anche la logica conclusione (sostenuta da tempo dalla Gilda) dell’affidamento della presidenza del Collegio docenti ad un docente e non più al dirigente,  escluso  quindi totalmente dalla parte pelagica e didattica della vita della scuola, di cui la valutazione è momento cruciale e decisivo. DiSAL sta predisponendo un testo di lettera  da inviare al Ministro ed ai  parlamentari per chiedere che venga confermato l’orientamento  esistente nella scuola italiana della figura del capo di istituto come figura strettamente legata alla docenza ed ai suoi compiti e come momento di sintesi della vita della comunità.

Chiediamo a tutti isoci di esprimere il loro parer e sul forum o scrivendo a segreteria@diasal.it per utilizzare questi pareri per la lettera da inviare al Ministro ed alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato.

 

 
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