Riordino e dispersione: come contenere il problema dell’abbandono


Riforma delle superiori: tecnici e professionali non gradiscono

tuttoscuolaFORUM – 19.06.2014

Dall’anno scolastico 2014-15 la riforma delle superiori, arrivata al quinto anno, andrà a regime. Se nel complesso, alla fine del biennio iniziale delle superiori riformate, non si è registrata una significativa inversione di tendenza negli abbandoni, per alcuni indirizzi le cose, invece, sono andate diversamente. Come nei licei, ad esempio.

Nei licei classici, prima della riforma il tasso di abbandono dopo il biennio iniziale oscillava tra l’10,9% e l’11,8% (l’anno prima dell’avvio della riforma 11,4%): circa 7mila abbandoni all’anno.

Nel 2012-13, al termine del biennio riformato, il tasso si è abbassato di quasi due punti (9,5%); quest’anno è sceso all’8,5%, una percentuale di abbandono che ricorda i livelli di oltre dieci anni fa.

Anche nei licei scientifici gli abbandoni sono diminuiti: prima della riforma il tasso era stato sempre superiore all’11% sfiorando il 12% per una media di abbandono di oltre 15mila ragazzi per anno.

Nel 2012-13, al termine del biennio riformato, il tasso si è abbassato di un punto (10,8%); quest’anno è sceso di altro mezzo punto (10,3%). Sono lontani i valori registrati nei primi anni duemila quando i tassi di abbandono (intorno all’8%) erano simili a quelli dei licei classici, ma l’effetto positivo della riforma in qualche modo c’è stato (meno di 14mila abbandoni).

Meno netto il miglioramento per gli istituti magistrali scesi dal 14-15% al 13,4% dell’anno scorso e al 12,6% di quest’anno. Per i licei, insomma, la riforma sembra registrare effetti positivi di contenimento degli abbandoni. Altra musica, invece, per professionali e, soprattutto, per tecnici.

Negli istituti professionali, prima della riforma il tasso di abbandono, al termine del biennio iniziale si andava lentamente riducendo toccando il 20,5% l’anno prima della riforma. Ma nel 2012-13 il tasso ha avuto un’impennata di quasi tre punti (23,3%). Quest’anno in terza il tasso di abbandono è sceso al 21,4% con circa 30mila ragazzi che hanno lasciato non conquistati dalla nuova scuola.

Anche per gli istituti tecnici negli ultimi anni prima della riforma il tasso di abbandono dopo il biennio iniziale si stava gradualmente riducendo toccando il 15% l’anno prima dell’innovazione.

Nel 2012-13 la riforma ha riportato in alto i valori: 15,8%. Quest’anno il tasso è ulteriormente salito: 15,9% (oltre 33mila i ragazzi che hanno abbandonato dopo il biennio obbligatorio).

Bene invece gli artistici (15,4% l’anno prima dell’effetto riforma) scesi l’anno scorso al 13,2% e quest’anno al 12,9%.

 

Riforma delle superiori: ok dei ragazzi meridionali

Al primo riscontro dell’effetto riforma (anno scolastico 2012-13 verifica dopo il biennio iniziale) non vi è stata l’auspicata flessione degli abbandoni. Anzi. Dal tasso medio nazionale del 15,2% dell’anno prima (pre-riforma) si è passati, infatti, nel 2012-13 al 15,5%.

Quest’anno in terza la situazione è un po’ migliorata (media nazionale del 14,8%).

Tralasciando il primo anno d’impatto e confrontando i dati di quest’anno con quelli dell’ultimo anno pre-riforma, sui territori le cose come sono andate?

Sono dieci le regioni che hanno migliorato, dove, cioè, i ragazzi sembra abbiano gradito di più il cambiamento. Sono sette quelle che hanno peggiorato; una regione, l’Umbria ha confermato il precedente tasso di abbandono (11,5%). 

La Lombardia è passata dal 17% (ultima rilevazione pre-riforma) al 16,1% di quest’anno; la Liguria dal 15,5% al 14,6%; le Marche dal 9,6% al 9,3%; il Lazio dal 13,3% all’11,9%; l’Abruzzo dal 12,3% all’11,6%; la Campania dal 18,5% al 17,8%; la Basilicata dal 10,5% al 9,3%; la Calabria dall’11,6% all’8,2% (la migliore performance tra le regioni); la Sicilia dal 21,2% al 19%; la Sardegna dal 21,3% al 20,6%.

Al Nord ha registrato un aumento del tasso di abbandono il Piemonte (dal 15,3% al 16,2%) e tutto il Nord Est con il Veneto che è aumentato di 0,1 punto in percentuale, il Friuli Venezia Giulia con un più 1,7 punti, l’Emilia Romagna con un aumento di quasi due punti in percentuale (peggior performance tra le regioni).

La Toscana ha fatto registrare un lieve incremento (più 0,1 punti in percentuale), il Molise un più 0,4 e la Puglia dal 10,3% all’11,3%.

Complessivamente sembra che i ragazzi del Sud e delle Isole abbiano gradito meglio il cambiamento, mentre quelli del Nord meno.

 
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