Costo standard: emenedamento Titolo V anche per la scuola


Anche per la scuola arriva il “costo standard”

da tecnicadellascuola.it  -   10 luglio 2014  -   Anna Monia Alfieri

E’ un modo per garantire davvero la parità fra scuola statale e scuola non statale.
E sembra che sul tema ci sia ormai ampia convergenza fra le forze politiche.

Anche per la scuola i costi standard entrano in Costituzione: lo prevede un emendamento dei relatori alle riforma costituzionale approvato dalla Commissione affari costituzionali del Senato.
L’emendamento riguarda l’articolo 119 della Costituzione
E’ un passaggio questo che può coinvolgere tutti i settori, scuola in primis in perfetta continuità con il Costo Medio per Studente schierato dal Decreto IMU, un indice capace di leggere in modo realistico la singola realtà scolastica.
Si tratta certamente di una novità di non poco conto anche se per capire meglio di cosa si tratta sarà bene attendere che il provvedimento venga dettagliato sotto il profilo tecnico.
Resta il fatto che sulla questione dei costi dell’istruzione, negli ultimi mesi si è registrata una inattesa convergenza politica sul tema.
Matteo Renzi nel discorso del suo insediamento aveva dichiarato: “Di fronte alla crisi economica non si può non partire dalla scuola”. Intanto, attraverso “Tempi”, anche il ministro dell’Istruzione ha fatto sapere verso a fine luglio, inizi di agosto il Governo potrebbe essere pronto per varare provvedimenti in materia scolastica, anche per garantire la libertà di scelta educativa. Come? Sostanzialmente dando piena attuazione alla legge sull’autonomia. E introducendo il “costo standard” per allievo. E la stessa opposizione lancia segnali di condivisione. La responsabile scuola di Forza Italia onorevole Elena Centemero afferma: “Il costo standard è un modo per razionalizzare i finanziamenti e migliorare i servizi offerti”. 

Lo stesso Luigi Berlinguer, padre della legge 62/2000 sulla parità scolastica, a un recente convegno dell’associazione Treelle, ha dichiarato: “Istituire una scuola paritaria in Italia è un diritto e non una facoltà, né tantomeno una concessione statale, come vorrebbe qualche magistrato. Lo Stato deve assicurare a queste scuole la piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quelli delle statali”.
E’ un passaggio in perfetta continuità con il Costo Medio per Studente schierato dal Decreto IMU, un indice capace di leggere in modo realistico la singola realtà scolastica.
Il Corrispettivo Medio del Decreto IMU, che è la media del contributo al funzionamento richiesto alle famiglie, tiene conto delle agevolazioni totali o parziali che la scuola applica alle famiglie, che altrimenti non potrebbero esercitare la loro scelta educativa.
Il Costo Medio per Studente, che è la risultanza dei Costi Totali (Costi fissi + Costi variabili)/ il numero degli studenti), è ovviamente inversamente proporzionale al numero degli alunni. Tale Costo è definito un “costo reale”: ad esempio, se prendo in esame quattro scuole, avrò probabilmente 4 costi medi differenti.
Un passaggio ulteriore è offerto dal Costo Standard, definito anche “costo ipotetico”, cioè la risultanza di alcune ipotesi di efficienza di un modello organizzativo.
Il Costo Standard è funzionale a far evolvere il costo medio – di solito è superiore – poiché indirizzato a far superare tutte le inefficienze. E’ un passaggio fondamentale, questo, necessario non solo ad una corretta gestione della scuola pubblica (e, a monte, della cosa pubblica), ma funzionale anche ad aprire concretamente la strada alla libertà di scelta di una buona scuola, nell’ambito di una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. Chi paga le tasse deve poter scegliere.
Peraltro lo Stato più che gestire dovrebbe garantire. E secondo il Ministro Giannini, in tal modo, si riuscirebbe persino a risparmiare.

 

 
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