Tuttoscuola - 18 marzo 2015
'Copiati' alcuni aspetti delle riforme Moratti-Aprea. Ma sugli ordinamenti Renzi si muove con prudenza 'democristiana'. Irrisolto il problema della pari dignità dei percorsi formativi.
Abbiamo chiesto al
E’ una riforma di destra o di sinistra?
“La scuola è sempre stato un bacino elettorale della sinistra. L’avvento di Renzi al governo e al partito non ha prosciugato questo bacino, ma semmai l’ha allargato. L’aspetto inedito è che, tra Job Act e Buona Scuola,
Può fare qualche esempio?
“Parlare di personalizzazione dei piani di studio, rendendoli più flessibili e con più offerta di internet/informatica, inglese, arte, musica e sport. Collegare in maniera sistematica scuola e impresa. Rendere obbligatori l’alternanza scuola lavoro e, soprattutto, valorizzare come non mai l’apprendistato di I e III livello. Valutare gli insegnanti in base al «merito» e introdurre l’idea di una «carriera» non più fondata soltanto sugli scatti di anzianità. Istituire gli albi professionali regionali dei docenti e, udite udite, - sottolinea Bertagna - la loro chiamata diretta da parte dei dirigenti che vedono aumentare significativamente il loro potere monocratico. E infine lanciare un seme, un semino sì, ma esplicito, per certi occhi politicamente corretti addirittura quasi impudico, di vero trattamento scolastico equipollente tra gli studenti delle scuole statali e paritarie del primo ciclo. Tutti argomenti da marce di protesta e occupazioni, a sinistra, nel sindacato e nel mondo studentesco, ad inizio secolo”.
Si può dunque parlare di una svolta radicale?
“Nemmeno l’osservazione di aver ‘copiato’ papale papale questi principi e queste parole simbolo dalla politica scolastica dell’accoppiata Moratti Aprea imbarazza non tanto e non solo
“La strategia del capo del governo è tuttaltro che imprudente. È bene attenta, al contrario, a dosarla con una gestione e un realismo del potere che si potrebbero definire ‘democristiani’. Da qui, per esempio, il suo non andare ai noccioli duri, quelli ordinamentali, della riforma. Troppo dirompenti per gli equilibri parlamentari, sindacali ed elettorali attuali. Il piano delle assunzioni straordinarie lo conferma. Poteva legarlo, come si propose inutilmente nel 2001-2002 e come ha recentemente rilanciato Lorenzo Bini Smaghi, al ridisegno su 12 anni degli attuali 13 anni di studio pre universitario. Un caso ormai unico al mondo. E invece si lasciano gli ordinamenti del primo ciclo e del secondo ciclo come sono. Con una gestione coraggiosa dell’autonomia, delle risorse umane, della personalizzazione dei piani di studio e della valutazione interna ed esterna, si poteva al contrario aumentare la qualità dei risultati di apprendimento nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e, allo stesso tempo, costringere le università ad usare i migliori docenti della secondaria per ‘allineare’ la preparazione delle matricole a livelli coerenti con le richieste qualitative dei diversi corsi di studi, così da abbattere l’abbandono universitario e, in particolare, l’incredibile e costosa abitudine italiana di finire in media le lauree a 24 anni e le lauree magistrali a
Qualche novità importante però si nota anche per quanto riguarda gli ordinamenti. Per esempio l’accento posto sull’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato dai 15 anni in avanti.
“Molto bene. Ma, da un lato, la competenza dei docenti a insegnare senza lasciare separati, quasi due esperienze parallele, lo studio e il lavoro, non si improvvisa. Ha bisogno di una radicale riforma della loro formazione iniziale e in servizio. Occorre che l’una e l’altra siano pensate e praticate in una maniera che ancora non c’è. E che anche nel primo ciclo di istruzione diventi consueta non certo l’alternanza scuola lavoro, ma l’alternanza formativa tra compiti scolastici e compiti sociali, tra l’osservazione di processi di lavoro e la loro formalizzazione critica a livello teorico, tra esperienze attive di laboratorio e di aula. Dall’altro lato, esiste un’incompatibilità fin troppo evidente tra la pratica ordinaria di questa metodologia formativa e l’attuale modo di organizzare le cattedre, gli orari settimanali e annuali, i piani di studio e i singoli insegnamenti disciplinari.”
Riemerge un antico problema, quello della ‘pari dignità’ dei percorsi formativi che nessuna riforma, neanche quella della Moratti, che pure la affermava in linea di principio, ha mai saputo affrontare.
“Se si connette