Il problema del recupero dell’orario di lezione ridotto


Secondo Tuttoscuola possono essere stimate in 9-10 milioni all'anno le ore di lavoro non prestate dai docenti della secondaria superiore, e regolarmente pagate dallo Stato, per un importo virtuale di circa 300 milioni di euro all'anno. Si tratta della norma per la quale la riduzione delle ore di lezione per "cause di forza maggiore" (mancanza di mensa, di trasporti, etc.) non va recuperata da parte dei docenti, in pratica solo nelle superiori. A lamentarsi sono gli insegnanti di istituti superiori di corsi sperimentali, i quali, quando le ore di lezione vengono accorciate, debbono recuperare il servizio non prestato. Cosa a cui non sono tenuti i colleghi di istituti non sperimentali, laddove appunto la riduzione avviene per cause esterne. La sperequazione di trattamento è dovuta ad una apposita norma contrattuale - l'art. 41 del CCNL 94-97 - che prevede il recupero solamente nei corsi sperimentali. Vi sono anche situazioni all'interno del medesimo istituto, dove i docenti dei corsi ordinari non recuperano le 2-3 ore settimanali non prestate, mentre i colleghi dei corsi sperimentali sì. A lamentarsi sono anche i colleghi della secondaria di primo grado che, se insegnano in scuole medie dove le unità didattiche sono organizzate su un tempo inferiore all'ora, sono obbligati a recuperare il tempo di servizio non prestato. Dei 235 mila docenti di istituti secondari di II grado (soprattutto di istituti d'arte, tecnici e professionali), almeno 150 mila fruiscono del non recupero. Per una media di 2 ore a settimana, pari quindi a 60-70 ore all'anno normalmente retribuite, il benefit può essere stimato in un monte annuo complessivo di 9-10,5 milioni di ore "scontate". Applicando un costo medio all'ora di circa 32 euro per un docente della secondaria superiore (anzianità media 15 anni, comprensivo di oneri riflessi a carico dello Stato), se ne ricava un importo virtuale compreso tra i 290 e i 340 milioni di euro. Per ore non prestate, ma regolarmente retribuite.
 
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