Fare associazione: un’amicizia operativa
Intervista a Ezio Delfino – presidente DiSAL
Inserto TUTTOSCUOLA - febbraio 2017 - di Paola Torre
A quale bisogno risponde, oggi, un’associazione professionale? E quale può essere, l’utilità delle associazioni professionali al bene comune?
L’origine di molti mali di questo periodo storico è una non responsabilità: un individualismo causato dal ritrarsi di fronte ai cambiamenti ed alle incertezze del vivere e dalla assenza dell’ipotesi che l’altro sia un bene per sé. “Le radici dell’insicurezza - ha detto il sociologo Zygmunt Bauman recentemente scomparso - sono molto profonde. Affondano nel nostro modo di vivere, sono segnate dall’indebolimento dei legami [...], dallo sgretolamento delle comunità, dalla sostituzione della solidarietà umana con la competizione”.
Mai come in questi tempi, perciò, è necessario sostenere negli ambienti, e nella scuola, la possibilità di un’apertura nella quale ognuno dei protagonisti (insegnanti, docenti, alunni, genitori) possa trovare una cosa, qualcosa che cerca, qualcosa che magari è già presente, ma deve essere riconosciuto e suscitato. Insieme.
E’ quello che realizzano le associazioni professionali di varia natura in Italia con molteplici iniziative che nessun Governo neppure riuscirebbe a programmare né a fare: costruire luoghi di relazionalità prossima e nuova, affinché ognuno viva meglio dove lavora e sia sostenuto nell’inventare strumenti che realizzino una presenza professionalmente originale. Tra le persone, negli ambienti, tra le scuole, tra le associazioni stesse.
Dar vita ad una realtà associativa è un modo per contribuire a costruire la società civile realizzando luoghi primari di socialità: uscire dalla condanna dell’individualismo e tornare alla virtù della collaborazione, riscoprendo la relazionalità e la domanda di protagonismo. In un momento di confusione e di propensione al lamento le associazioni rappresentano ambiti preziosi in cui ci si educa a partire da ciò che c’è, così com’è, per individuare il positivo e farlo esistere, offrendo strumenti ed occasioni.
Un’associazione professionale si rivela riferimento in tal senso decisiva anche per chi è chiamato a ruoli di responsabilità verso le persone, come i dirigenti scolatici. La prima responsabilità per loro è lasciarsi provocare da ciò che accade, dai fatti, dagli incontri, dalle occasioni di cui è ricca la vita di una scuola, sostenuti in questo proprio da una rete di amicizie nella professione, da un’ appartenenza che alimenti la prospettiva di ciascuno nel proprio lavoro, condivida giudizi e realizzi strumenti operativi.
Quali sono i fattori che occorre presidiare oggi nel rilancio delle associazioni affinchè vivano lo scopo per cui sono nate e non si riducano a semplici erogatrici di servizi?
Si tratta di recuperare continuamente l’origine: qualcosa che viene prima. Un evento, una spinta, una genialità, una novità, un’urgenza emersa da circostanze precise che hanno dato vita, all’inizio della loro storia, all’associarsi delle persone. Questa origine deve permanere, non come all’inizio, ma quella dell’inizio. A cosa serve un’opera se non ad aiutarsi ad essere più protagonisti?
Un’autentica associazione vive, inoltre, dell’impegno di ciascun socio. In un mondo dove ci sono tanti progetti che cercano di sostituire la persona e la sua responsabilità con automatismi, modelli e meccanismi una mossa di libertà è la sorgente della continua edificazione di un’opera, di chi non delega ad altri, ma si mette in gioco in prima persona. Responsabilità e corresponsabilità, dunque.
Decisivo, infine, il metodo associativo: l’incontro con chiunque e con tutti, offrendo la propria specificità ed originalità. Il metodo non è mai un tecnicismo, non può esaurirsi in un aspetto solo professionale, ma è ricerca, ideazione, concretezza, innovazione per comunicare una posizione culturale che risponda al bisogno incontrato e si sottoponga alla verifica dei fatti. Una compagnia professionale ‘al lavoro’.
Per tutte queste ragioni un’associazione professionale può rappresentare una novità: essere risorsa per la persona perché fa circolare esperienze, giudizi, strumenti, e per l’ambiente di lavoro perché esprime una soggettività, un orizzonte di cultura, la possibilità di paragone per rispondere alle urgenze del proprio lavoro, contribuendo alla innovazione.
Le associazioni professionali della scuola, in particolare, dovranno tener presente che il loro campo di azione e di proposta è innanzitutto l’autonomia, concepita ed attuata sempre più come spazio di iniziativa organizzata allo scopo formativo. Associazioni capaci di aiutare dirigenti e docenti a realizzare spazi di libertà educativa e tese a valorizzare esperienze virtuose di scuole e di progettazioni formative.
Un ruolo decisivo per dar visibilità e mettere in rete i molti protagonismi innovativi ed utile a ricomporre, perciò, il compito della politica e dell’amministrazione scolastica al ruolo sussidiario loro proprio.