Fonte: Il sussidiario.net. Articolo di Alessandro Nidi del 4 marzo 2023. Scuola, dato choc del Censis: a settembre l’Italia conterà 127mila studenti in meno e il trend negativo proseguirà anche in futuro. Effetto calo demografico…
I dati Censis sulla scuola sono preoccupanti: nel settembre 2023 saranno 127mila in meno gli studenti che occuperanno le aule di tutta Italia, a causa del calo demografico che sta generando ripercussioni anche in chiave didattica. Un dato choc, in quanto riferito a un arco temporale alquanto limitato (12 mesi). “Il Messaggero” ha sottolineato che nel 2016 furono appena 20mila gli studenti in meno rispetto all’anno antecedente, mentre nel 2018 se ne persero 75mila e nel 2021 ben 100mila. Di fatto, “considerando una media di 25 alunni per classe, si tratta di una riduzione di circa 4.800 classi”.PlayE le previsioni per il futuro sono tutto fuorché rosee. In particolare, fra una decina d’anni potrebbero mancare all’appello 1,4 milioni di alunni e nel 2050 tale numero potrebbe spingersi fino a quota due milioni. La scuola, di conseguenza, è in allarme: “ll calo demografico è accertato – ha asserito Giuseppe D’Aprile della Uil scuola –, ma sulla scuola si fa cassa e non si investe. La scelta di politiche restrittive continua a essere il segno di una politica che continua a considerare la scuola una fonte di risparmio e non di investimento. La denatalità che ha portato quest’anno a un calo di circa 127mila studenti è l’occasione per un cambio di registro: una opportunità per una didattica personalizzata, per classi a misura di studente. A leggere i numeri degli organici che il Ministero sta programmando, si continua ad attuare la politica dei tagli con un piano di dimensionamento degli istituti scolastici”.
Il personale Ata non dovrebbe subire variazioni in negativo, ma neppure in positivo, e quest’ultimo aspetto non induce all’esultanza, in quanto nei mesi scorsi era pervenuta la richiesta forte e chiara di incrementare i posti per le difficoltà rilevate da segreterie e addetti alle pulizie. Per quanto concerne i docenti, si riducono quelli di coloro che possono essere impiegati per formare le classi in deroga, vale a dire per diminuire il numero degli alunni per classe nelle scuole disagiate o ubicate aree soggette a fenomeni di spopolamento e dispersione scolastica.
In questo campo, si legge su “Il Messaggero”, ci sarà un taglio del 30%: “Lo scorso anno erano 8.741 i posti assegnati – hanno affermato dalla Flc Cgil – che hanno consentito l’avvio di 5.353 classi a parametri ridotti; per l’anno 2023/24 invece la previsione è di 6.004 posti per circa 3.105 classi. Non sono interventi aggiuntivi, quindi, ma restrittivi: significa contrarre più di 2mila classi già istituite, dalle elementari alle superiori, riportandole così ai numeri ordinari e venendo meno ai principi che hanno dettato la norma, ovvero l’efficace fruizione del diritto all’istruzione anche da parte dei soggetti svantaggiati. Con l’aggravante di intervenire in corso d’opera”.