«Al centro la pratica didattica»


Fonte: Tuttoscuola. Intervista a Ezio delfino, Presidente nazionale dell’associazione DISAL di giugno 2023 raccolta da Paola Torre. Delfino rilancia con determinazione le principali questioni che sono alla base di una visione di politiche proiettate sul futuro del dirigente scolastico

 

  1. Presidente Delfino quali gli esiti del recente Convegno di DiSAL sul tema: “La scuola al tempo del digitale: tra ricerca educativa e nuovi apprendimenti”?

Il Convegno ha inteso avviare una riflessione sulle sfide che gli ambienti formativi devono affrontare rispetto ai processi di cambiamento e di innovazione in atto. L’ingresso del digitale nelle classi è un orizzonte ineludibile, sia sul piano dell’organizzazione che su quello della didattica, ma si tratta solo di una questione di digitalizzazione o di ripensare la scuola ed attuare una digital trasformation? Sarebbe tuttavia fuorviante parlare semplicemente di ‘scuola digitale’ perché la sfida è quella di ripensare compiti e finalità di una scuola ‘al tempo del digitale’.


  1. La scuola nuova secondo la DiSAL. Quali le caratteristiche principali che dovrebbe avere?

Gli studenti devono acquisire competenze altamente significative e allineate alle principali sfide poste dai cambiamenti economici, sociali e culturali e questo chiede alla formazione di giocare un nuovo ruolo. Essa non è solamente strumentale alla   crescita   di   competenze, ma   deve essere sempre di più finalizzata alla crescita della persona e della società. Non è sufficiente soltanto fornire un maggior numero di occasioni formative, né coltivare unicamente la relazione tra educazione e tecnologia: si tratta, oggi, di supportare le innovazioni in ambito didattico con una loro valutazione approfondita e scientificamente fondata. 

  1. Si assiste al cambiamento del modo di apprendere degli studenti. Con quali attenzioni progettare gli ambienti di apprendimento?

Negli ultimi anni la ricerca sull’istruzione si è arricchita del contributo della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, ambiti che offrono nuove conoscenze sui processi della memoria e dell’apprendimento. Alcune strategie metacognitive e di auto-regolazione degli studenti stessi sono state ampiamente riconosciute dalla ricerca cognitiva come molto efficaci per produrre apprendimento significativo. Fondare l’approccio all’apprendimento dei ragazzi sulle evidenze scientifiche ha l’effetto positivo di rinnovare la bontà della proposta educativa come momento di partecipazione, di coesione sociale, di creazione di ricchezza e di opportunità.

  1. Quali i paradigmi culturali ed educativi a cui deve ispirarsi una direzione di scuole innovativa e digtale?

Si tratta di porre al centro non la tecnologia - presente, nella misura in cui è necessaria - ma la pratica didattica, per favorire lo sviluppo delle competenze, la collaborazione ed un insegnamento di tipo attivo, per problemi e progetti. Si tratta di accogliere e valorizzare nuove logiche di gestione delle informazioni, improntate alla partecipazione ed alla condivisione dei saperi, all’acquisizione nei ragazzi di competenze digitali. Le tecnologie digitali possono, infine, diventare determinanti anche per rimuovere ostacoli nelle problematiche relative alle disabilità, ai bisogni educativi speciali, al superamento dei divari generati dalle differenze territoriali, di genere, sociali ed economiche. 


  1. Quali le responsabilità direttive, gli strumenti e i modelli organizzativi che dovrebbero essere introdotti? 

Uno dei più potenti fattori abilitanti della trasformazione delle organizzazioni all'inizio del XXI secolo è l'adozione delle tecnologie digitali. È un cambiamento culturale prima ancora che tecnico. I dirigenti scolastici ed il corpo docente dovranno essere attori protagonisti di questa transizione per sfruttare al massimo le opportunità create dalla tecnologia digitale, sia per soddisfare le esigenze di studenti e famiglie sia per modernizzare le operazioni di gestione organizzativa e didattica delle autonomie scolastiche.


  1. Rispetto a quali obiettivi formativi e a quali conoscenze vanno ideati gli ambienti di apprendimento ed i curricoli scolastici?

Il cambiamento dei modelli scolastici è indispensabile per generare nei ragazzi nuovi apprendimenti, adatti al contesto e attenti all’evoluzione non solo dei nuovi media, ma soprattutto dei loro bisogni educativi, rivisitando le pratiche didattiche e quelle organizzative. Gli studenti di oggi sono indubbiamente una generazione immersa nel mondo digitale e non possono essere lasciati soli nella gestione dei cambiamenti offerti dalle tecnologie di informazione e comunicazione. Le scuole rappresentano luoghi nei quali porre le basi affinché i giovani acquisiscano, oltre conoscenze, anche competenze personali, sociali, di cittadinanza e culturali che li rendano autonomi, motivati e orientati ad affrontare problemi. 


  1. Cosa può effettivamente generare nei ragazzi un protagonismo attivo nei processi di apprendimento di tipo collaborativo che valorizzano la costruzione sociale della conoscenza?

Le competenze - e tra queste le competenze chiave e quelle digitali - sono per far crescere la persona e non esclusivamente finalizzate all’ingresso nel lavoro o nell’università. Mentre le scuole hanno cominciato a muoversi nell’ambito dell’innovazione degli ambienti, occorre contemporaneamente lavorare nella prospettiva di una personalizzazione dell’insegnamento.


  1. Dobbiamo avere timori delle innovazioni legate all’IA? Quali sfide pone?

L’IA si riferisce a sistemi dotati di comportamento intelligente nell’analizzare il loro ambiente e intraprendere azioni, con un certo grado di autonomia, per raggiungere obiettivi specifici. Essa non è intelligenza o almeno lo è solo se si considera riduttivamente l’intelligenza solo come capacità di processare e rielaborare dati. La diffusione e lo sviluppo della I.A. ci costringe però a un lavoro importante e interessante: riflettere su cosa sia veramente l’intelligenza umana, in cosa consista un assetto intelligente di fronte alla vita ed ai problemi, in cosa consista quel lavoro che consente di  guadagnare il senso delle cose, non come una informazione aggiuntiva tra le altre, ma come scoperta del valore di tutte le informazioni. La vera sfida è sul piano epistemologico e non su quello etico.

  1. Quali gli utilizzi dell’IA in ambito scolastico?

Molti i suoi ambiti di applicazione: strumenti automatici per la valutazione e la personalizzazione dei contenuti e degli apprendimenti; tecnologie multisensoriali, come la robotica sociale, per favorire apprendimento e relazioni negli studenti con difficoltà d apprendimento; estrazione di indicatori predittivi di rischio di abbandono scolastico; automazione delle attività amministrative e di routine.

Con l’introduzione della realtà aumentata nelle scuole potrebbero, infine, nascere nuovi ambienti educativi innovativi, inclusivi e coinvolgenti, in grado di incentivare l’interazione con e tra gli studenti, coniugando esigenze di formazione e innovazione tecnologica.


  1. Come evolverà l’educazione nell’era dell’IA? 

Da una parte gli studenti avranno sempre più la necessità di acquisire competenze sul funzionamento dell’IA, per poterla utilizzare a proprio vantaggio, ma anche per saperne distinguere eventuali usi impropri; dall’altra, essa potrebbe aprire nuovi scenari per le pratiche didattiche. Non si tratta di mettere in discussione la relazione insegnante-alunno: ciò che, invece, è richiesto alla ricerca e alle politiche educative è di interrogarsi su come l’IA possa favorire l’apprendimento a scuola e fare in modo che siano gli educatori stessi a guidare la trasformazione. Sarà, inoltre, necessario riprogettare il curricolo delle scuole includendo le competenze in materia di IA e di dati, come auspicato dalla Commissione europea nel ‘Piano d’azione per l’istruzione digitale’ (2021-2027).


  1. Cosa pensano i dirigenti scolastici e i docenti della spinta impressa alla transizione digitale nell’educazione?

La presenza delle tecnologie può costituire un valore aggiunto, in grado di modificare l’ambiente di apprendimento e di potenziare l’attività che in esso si svolge. Al centro della classe è presente sempre l’insegnante - che governa i processi e fa da guida e da riferimento per gli allievi - chiamato ad un nuovo modo di fare didattica per generare cambiamento e innovazione. Gli strumenti tecnologici possono rivelarsi utili per adattare la proposta formativa alle diverse necessità degli studenti, consentire l’accesso ad informazioni in rete aggiornate e molteplici, attivare processi di apprendimento di tipo collaborativo che valorizzano la costruzione sociale della conoscenza e supportare efficacemente la didattica e la gestione della complessità organizzativa delle scuole.


  1. Piani d’azione europei e progetti in attuazione del Pnrr nel sistema di istruzione. Qual è a suo avviso lo stato dell’arte? 

Le autonomie scolastiche, chiamate a dare attuazione alla “Strategia Scuola 4.0”, sono in questi mesi sottoposte a intense e concitate fasi di progettazione dei diversi interventi finanziati dal PNRR i quali devono armonizzarsi sia con le scelte e programmazioni del PTOF e PDM sia con la gestione del quotidiano. Un peso gestionale non indifferente – dentro un modello di governance delle scuole che attende di essere riformato - e non sempre supportato nei tempi e nelle modalità esecutive da parte degli organi preposti. Rimangono criticità per le segreterie amministrative e per i dirigenti scolastici riguardo alle modalità di erogazione delle risorse e dei tempi dei pagamenti, ai molteplici impegni da sottoscrivere ed alle responsabilità da assumere, alla difficoltà di gestire l’accavallarsi delle diverse azioni (orientamento, dispersione scolastica, scuola 4.0, …) e a sostenere la motivazione ed il protagonismo dei diversi soggetti coinvolti. Tarda, inoltre, a definirsi un puntuale, sistematico ed efficace piano di formazione dei dirigenti, dei docenti e del personale amministrativo, decisivo per sviluppare competenze necessarie a perseguire il miglioramento del sistema di istruzione. 

Auspico che non si tenda a sovraccaricare troppo di aspettative i diversi interventi, in termini di soluzioni definite dall’alto, ma che essi siano promossi valorizzando un modello che integri l’aspetto trasformativo (in termini di innovazione/cambiamento) e quello di rendicontazione, che calibri con attenzione i tempi di attuazione delle diversi fasi e che potenzi un sistema di supporto e di consulenza alle scuole.

La speranza e l’ottimismo con cui è stato accolto il PNRR fa, insomma, oggi, i conti con la complessità di un mondo scolastico che attende da tempo altre ‘revisioni’ di sistema altrettanto decisive.











 
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