Per quanto riguarda le modifiche normative “anti-diplomifici” annunciate nel comunicato del Ministero dell’istruzione e del merito – che riprendono in buona parte le misure contenute nel decalogo di proposte predisposto da Tuttoscuola – spicca l’intenzione di prevedere per legge l’adozione del registro elettronico e del protocollo informatico, due strumenti che non hanno mai trovato attuazione in decreti ministeriali specifici, consentendo, soprattutto a istituti paritari “opachi”, di mantenere registro e protocollo cartacei, facili da contraffare, mascherando iscrizioni tardive e assenze degli studenti.
Il provvedimento normativo allo studio dovrà prevedere un numero limitato di classi quinte cosiddette collaterali. Attualmente è un decreto ministeriale (83/2008) a fissare il numero massimo (soltanto una in più) di classi quinte oltre il numero naturale delle classi quarte dell’anno precedente. A dire il vero, la quinta classe collaterale in più negli istituti paritari è diventata una in più per ogni indirizzo di studio. E ci sono istituti in cui gli indirizzi, guarda caso, “proliferano”.
In questo modo, ad esempio, in Campania, regione prolifica di istituti “opachi”, Tuttoscuola ha accertato che nel 2015-16 gli indirizzi di studio attivati erano 321. Ebbene in pochi anni sono aumentati di oltre il 25%, diventando 404 nel 2022-23.
È di tutta evidenza l’importanza dell’aumento del numero di indirizzi, in quanto determinano un parallelo aumento del numero di classi collaterali attivabili e, conseguentemente, un potenziamento del numero di studenti da accogliere per portarli al diploma, secondo questa interessata sequenza:
+ indirizzi= +classi collaterali= +studenti= +profitti
In effetti sempre in Campania l’aumento del numero di indirizzi ha consentito l’aumento del numero di classi collaterali, passate, secondo gli accertamenti di Tuttoscuola, da 438 del 2015-16 a 709 e nel 2020-21 con una variazione in aumento di 271, pari all’incremento del 62%.
Tra il 2015-16 e il 2020-21 sono state attivate complessivamente 3.502 classi collaterali.
In particolare, gli istituti paritari della Campania hanno cumulato complessivamente 1.880 classi collaterali, pari al 54% del totale, grazie anche soprattutto agli istituti della provincia di Napoli che ne hanno attivate 1.085 e a quelli della provincia di Salerno con 530.
Ma la vera sorpresa delle classi collaterali è il superamento del limite numerico consentito (una classe collaterale per ogni indirizzo di studio). Ci sono, infatti, molti indirizzi di studio che superano il numero minimo consentito di classi collaterali.
Di quelle 3.502 classi collaterali funzionanti nell’arco del sessennio considerato ben 1.725, quasi la metà (in buona parte in Campania), sono oltre il limite consentito di una sola classe collaterale per indirizzo, con eccedenze di più classi nel medesimo indirizzo di studio.
Sono diversi gli indirizzi di studio con una sola classe collaterale oltre il limite consentito; diversi indirizzi hanno avuto anche due o tre classi eccedenti, o, in casi limiti, sei-sette classi collaterali eccedenti. Classi collaterali eccedenti non autorizzate dall’USR, ma imposte da sentenze del TAR.
Il ddl fisserà per legge anche il numero minimo di iscritti per classe, limite fissato da un decreto ministeriale in 8 alunni che, in seguito a un ricorso, è stato annullato nel 2012, in quanto non determinato dalla legge 62/2000 istitutiva della parità, consentendo da allora il funzionamento di classi anche con un solo iscritto o poco più.
Il ddl porrà anche nuove regole sugli esami di idoneità, prevedendo la presenza di un presidente esterno e il recupero massimo di due anni. Poiché gli esami di idoneità vengono attualmente calendarizzati dalla scuola a cominciare da luglio, è necessario che tutti i nuovi dispositivi in merito siano attivati mesi prima (da qui l’urgenza della nuova legge).
Considerato l’impegno assunto dal Ministero dell’istruzione per prevenire e contrastare il deprecabile fenomeno, sarebbe opportuno mettere mano anche alla revisione dei codici meccanografici.
In effetti, mentre ogni istituto statale ha un unico codice identificativo, gli istituti paritari non hanno un proprio codice, ma dispongono di tanti codici quanti sono gli indirizzi di studio: scomodo per loro e più difficile da controllare.