Comunicato
Domani, 20 luglio 2006, alla Direzione dello Studente del Ministero della Pubblica Istruzione si terrà il previsto incontro con le associazioni professionali dei docenti e dei dirigenti che il Ministro Fioroni aveva già convocato per una proposta operativa e praticabile dal prossimo anno scolastico di riforma o, meglio, di “riaggiustamento” dell’attuale esame di stato.
DiSAL ha presentato al Ministro nel precedente incontro la propria valutazione e le proprie proposte ed aveva apprezzato la disponibilità ad avviare un percorso di ascolto della scuola reale su temi di interesse generale.
Sulla scia anche delle recenti dichiarazioni del Patriarca di Venezia in materia di libertà della scuola e di autonomia, DiSAL ha da sempre sostenuto che solo la ripresa seria del percorso dell’autonomia scolastica può ridare efficacia culturale e credibilità educativa alla scuola. Un percorso che deve arrivare all’abolizione del valore legale del titolo di studio ed al trasferimento diretto delle risorse finanziarie alle scuole autonome, senza più mediazioni burocratiche.
“Lo stesso interesse che porta DiSAL – ha sostenuto il suo presidente Roberto Pellegatta – a operare per quella importante meta, cioè l’interesse per gli studenti e le loro famiglie, ci convince nel proporre al Ministro “aggiustamenti a cacciavite” dell’attuale disastroso esame per renderlo “meno dannoso” a chi lo deve sostenere.”
Per questo DiSAL domani confermerà la richiesta di alcune modifiche che non risolvono certo il grave problema dell’attuale decadenza ma, in attesa di più coraggio e di serie iniziative dalla politica, possono avviare la risalita della china del degrado verso una scuola dell’autonomia e della centralità della persona dello studente.
Contro questa direzione vengono invece pessimi segnali come il recente accordo sindacati-Aran sulla disapplicazione di alcuni aspetti della riforma del I ciclo: una trattativa di soggetti privati che ha preteso, con l'eccesso di utilizzo di una norma, togliere alla seria discussione politica della società e del Parlamento la riforma della scuola, proprio laddove sono in causa gli interessi degli studenti e delle famiglie e quindi non solo degli operatori.
DiSAL cercherà ogni appoggio associativo per contrastare anche con azioni giurisdizionali questa continua invadenza di campo delle parti più corporative del sindacato in materia di legislazione scolastica.
La direzione nazionale
Il testo delle proposte DiSAL
Di.S.A.L.- Dirigenti Scuole Autonome e Libere
Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie – Ente qualificato dal Miur alla formazione
Roma, 20 luglio 2006
1. Un rito che non tiene più
Gli esami di Stato appena conclusi hanno confermato tutta la loro inutilità. Non sono certo gli esami ad essere inutili: è "questo" esame di Stato ad esserlo!
Un esame che ormai sopravvive solo in virtù dell’art. 33 della Costituzione, una prova inutile perché ripete quanto già fatto durante l’anno e promuove praticamente tutti i candidati.
Un esame, che costituisce un doppione “sincopato” delle verifiche dell’anno, conservando la logica autoreferenziale che sottrae a verifica anche il lavoro svolto dai docenti: uno spreco di risorse e di tempo che, cosa ben più grave, rinvia la verifica del merito ad altri appuntamenti, universitari o lavorativi che siano, danneggiando in questo modo solo i giovani.
Un esame divenuto inutile anche perché non verifica più l’effettiva preparazione degli studenti.. Inoltre, l’attuale formula contiene infine distorsioni controproducenti: la riduzione del presidente a mera funzione burocratica come in quello di licenza media; il mancato serio controllo di alcune scuole non statali, che con il loro operato oscurano sui mass-mediala la serietà della stragrande maggioranza delle scuole paritarie; l’assurdo aumento dei privatisti; la forte e costante crescita del numero degli “ottisti”.
2. Un titolo che ha sempre meno valore
Il vero nodo da sciogliere rimane D’altro canto, il valore legale del titolo di studio, è un tipico esempio italico di come lo Stato in campo educativo abbia agito da entità privata, conferendo certezza legale alla preparazione culturale e professionale che si effettua nel suo ambito esclusivo. I titoli conferiti dagli istituti superiori hanno valore legale in quanto producono effetti giuridici, cioè consentono, per il semplice fatto di essere posseduti, la prosecuzione degli studi oppure la partecipazione a concorsi pubblici oppure l’esercizio di determinate professioni. Ma senza la qualità delle conoscenze non si svolge il passaggio alle competenze in grado di misurarsi con le evenienze della realtà. E qui il valore legale del titolo di studio mostra ormai tutte le sue pecche, perché maschera una realtà molto diseguale nei fatti: percorsi scolastici superiori assai differenziati tra scuola e scuola e non sempre aderenti alle aspettative di chi della scuola fruisce.
Fin dall’inizio del dibattito dell’attuale riforma della scuola, abbiamo sostenuto la necessità di togliere al sistema scolastico il compito di valutare sé stesso: una scuola secondaria di secondo grado che si misuri sull’istruzione reale che riesce a trasmettere e che non rilasci più pezzi di carta con valore legale, deve concludersi con uno scrutinio finale contenente voti reali.
Con questi e con la preparazione effettiva ricevuta, lo studente, se lo desidera, dovrebbe presentarsi a prove gestite e valutate da un sistema nazionale di valutazione "terzo" rispetto all’Amministrazione e all’istituto scolastico, ai fini di una certificazione credibile per l’Università e per i vari percorsi di inserimento nella vita attiva.
3. Se non si ha la forza di rischiare, lo si renda meno inutile
Quella ora indicata è la meta da raggiungere; ma per perseguirla è necessario, a qualsiasi tipo di maggioranza, il coraggio politico per sostenere lo scontro inevitabile con le parti più corporative del sindacato e della burocrazia, oltre ai tempi a i numeri necessari per affrontare in Parlamento una riforma costituzionale. È tuttavia possibile già oggi, sulla base di alcuni principi formativi, almeno rendere più serio e credibile e “meno dannoso” l’esame attuale. Le soluzioni che proponiamo non nascono a tavolino, ma semplicemente dalla riflessione critica su di una pluridecennale esperienza di molti docenti e presidi, positivo contributo dell’autonomia, sinonimo di fatica di gruppo e di buona volontà di singoli. Su questa base, proviamo a declinare alcuni principi formativi (utili anche per una riforma del secondo ciclo) in soluzioni di aggiustamento (o di “cacciavite” come si dice ora).
a. La Commissione
Occorre tornare alla commissione mista (50% interna e 50% esterna), con un presidente ogni tre classi e con 4 commissari per classe per le 4 discipline più rappresentative dell’indirizzo, scelte dall’Invalsi solo alla fine delle lezioni. Si potrebbero costituire anche commissioni a 6 componenti, compreso il presidente; tuttavia, la scelta di 4, oltre a permettere un migliore compenso ai docenti, segue meglio la logica del collegamento alle prove.
b. Ammissione all’esame
Occorre ripristinare lo scrutinio di ammissione all’esame da parte del Consiglio di Classe, per costituire un primo filtro reale interno in grado di fermare gli automatismi perversi che hanno portato anche allievi con gravi carenze non recuperate a sostenere (e purtroppo superare!) l’esame finale. Lo scrutinio di ammissione costituisce una modalità, la più adeguata per la scuola, per certificare il recupero dei debiti formativi cumulati dall’allievo e la possibilità concreta da parte sua di sostenere l’esame finale.
c. Il Credito scolastico
Occorre aumentare l’importanza del lavoro scolastico del triennio e soprattutto dell’ultimo anno, durante il quale avviene il maggior calo di impegno degli studenti. Si potrebbero quindi (sempre dentro l’impianto attuale) assegnare 40 punti per il credito del triennio: 10, 10 e 20, nell’ordine. Il punteggio superiore del quinto anno sarebbe giustificato dal fatto di accompagnare la motivazione di impegno degli studenti in tutte le discipline. Inoltre, la proposta si collega a quanto suggerito per le prove d’esame, che dovrebbero evitare l’inutile liturgia delle interrogazioni su tutte le materie a cui di fatto le commissioni si sono indirizzate. Alle prove d’esame resterebbero quindi 60 punti, da ripartire equamente tra le tre scritte e il colloquio (15 punti per ciascuna).
d. Le Prove d’esame
La Prima prova di italiano (con le stesse tipologie attualmente in vigore) dovrebbe essere definita per due grandi aree di indirizzo: licei; tecnici e professionali; dovranno essere ipotizzati due tipi di tracce, che tengano maggiormente conto dei percorsi specifici. Solo la diversità può rendere giustizia dell’importanza e pari dignità dei percorsi (come sosteneva don Milani: “Nulla è più ingiusto quanto far le parti uguali fra diseguali”).
La Seconda prova resterebbe come l’attuale, sulla disciplina di indirizzo.
La Terza prova, di stretta verifica delle conoscenze, potrebbe essere preparata a livello nazionale dall’Invalsi e comunicata (come le altre) al momento dell’esame; questa soluzione sarebbe il primo passo per l’avvio di un sistema nazionale di valutazione reale. La prova dovrebbe riguardare 4 discipline, scelte a livello nazionale e variabili di anno in anno, corrispondenti ai 4 docenti che faranno parte della commissione.
e. Il Colloquio
Infine, il Colloquio non deve ripetere le interrogazioni fatte durante l’anno né scaturire dalla “voglia” di affermare l’importanza di ogni disciplina. Scopo del colloquio deve essere solo quello di incentivare e valorizzare le capacità complessive maturate da uno studente in cinque anni. Dovrebbe vertere quindi solo sull’argomento scelto dal candidato. Niente materie quindi (già oggetto degli scritti e di tutto l’anno), ma la verifica di un lavoro di ricerca e/o di un’esperienza di laboratorio documentata, e/o di un prodotto professionale (a seconda del tipo di scuola) a cui lo studente ha lavorato tutto l’anno con la guida di un docente. In questo modo, oltre a verificare capacità e competenze acquisite nell’elaborare i vari contenuti disciplinari, si inizierebbe a suscitare nella scuola dell’ultimo anno una vera e propria attitudine allo studio come ricerca ed all’approccio della realtà come unitarietà, sotto la guida di un docente, con l’obbligo di un “prodotto” autentico da presentare all’esame.
Abbiamo dedicato più spazio alle proposte per rendere “meno dannoso” l’esame attuale, piuttosto che alla descrizione di un sistema valutativo del secondo ciclo riformato, solo nella speranza che, ragionando sulle “minutaglie” che si aggiustano con il “cacciavite”, oltre a rendere, appunto, “meno dannoso” l’esame attuale si possa creare il clima e la possibilità per quello che in altri momenti abbiamo chiamato “la ricerca paziente e lunga delle massime intese, che coinvolgano gli schieramenti politici con l’indispensabile “buon senso” e mìrino a migliorare e proseguire il cammino delle riforme” (DiSAL 2003).
Roma, 20 luglio 200
Questa la convocazione del Ministero.
Ministero dell’Istruzione - Direzione Generale dello Studente
Prot. n. 4361/A0 Roma 14 luglio 2006,
Al Presidente dell’Associazione ADI
Via Volterra, 9 BOLOGNA
Al Presidente dell’Associazione AIMC
Via Clivio Monte del Gallo, 4 ROMA
Al Presidente dell’Associazione ANDIS
Via Palermo, 83 ROMA
Al Presidente dell’Associazione APEF
Via Dalmazia, 29 ROMA
Al Presidente dell’Associazione CIDI
Piazza Sonnino,13 ROMA
Al Presidente dell’Associazione DIESSE
V.le Lunigiana, 24 MILANO
Al Presidente dell’Associazione DISAL
Viale Lunigiana, 24 MILANO
Al Presidente dell’Associazione FINISM
Via Rocca di Papa, 113 ROMA
Al Presidente dell’Associazione MCE
Via dei Piceni, 16 ROMA
Al Presidente dell’Associazione UCIIM
Via Crescenzio, 25 ROMA
e p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo del Dipartimento per l’Istruzione
SEDE
Oggetto: Forum delle Associazioni Professionali dei Docenti e dei Dirigenti Scolastici Convocazione.
Come concordato nella precedente riunione, è convocato il Forum delle Associazioni Professionali dei Docenti e dei Dirigenti Scolastici per discutere del seguente ordine del giorno:
- approvazione verbale;
- proposta di modifiche agli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione di II grado (DPR 323/98).
Detto incontro si terrà presso la sede del Ministero –Via Ippolito Nievo, 35 – Roma, nella Sala Kirner, il giorno 20 luglio 2006, dalle ore 11,00 alle 15.
Si prega di dare assicurazione della propria presenza, fornendo i nominativi di coloro che parteciperanno all’incontro.
IL DIRETTORE GENERALE
Nicola Rossi