Finanziaria 2007: scheda DiSAL


 

 

Di.S.A.L.- Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie – Ente qualificato dal Miur alla formazione

 

Sintesi del DDL  sulla legge  finanziaria 2007

La riforma della scuola consegnata alla finanziaria  - Realizzazione affidata a decreti ministeriali

La prima questione che balza agli occhi è che con un intervento di politica finanziaria, il Governo si appresta ad attuare il proprio programma di riforma della scuola. Ad eccezione del collegato alla Finanziaria del 1994, che con l’art. 4 anticipò l’autonomia degli istituti scolastici, questa è la prima finanziaria che esce dai binari di un puro e semplice aggiustamento dei conti e assume il carattere di un vera e propria legge di  riforma della scuola: 1)  ridefinisce l’obbligo all’istruzione, 2)  modifica la scuola dell’infanzia facendola iniziare a due anni, 3)  sopprime l’INDIRE e gli IRRE e  crea l’Agenzia per l’autonomia, 4)  modifica l’INVALSI, 5) cambia il reclutamento dei docenti e dei dirigenti, 6)  interviene sull’IFTS, 7)  ridefinisce l’educazione degli adulti, 8)  modificano gli orari degli istituti professionali, 9) stabilisce nuovi criteri di formazione delle classi, 10) decide di aumentare “per legge” il 10% di promossi nel biennio della scuola secondaria di secondo grado, e altro ancora.  Ma non basta. La finanziaria consegna al  Ministro la possibilità di intervenire direttamente su tutte queste materie con 20 provvedimenti attuativi, la maggioranza dei quali è costituita da semplici decreti ministeriali , che dovrebbero essere predisposti entro l’inizio del prossimo anno scolastico.

Nessuna innovazione nell’allocazione delle risorse -  Regole dettate da una vetero politica sindacale

Fra chi si occupa di istruzione,l’Adi appartiene a quella sparuta schiera che considera indispensabile razionalizzare e riorientare le risorse dedicate alla scuola, nella convinzione che la qualità dell’istruzione/formazione non sia sempre e necessariamente legata all’aumento delle spese.  Oggi più che mai,in un momento di difficoltà economiche per il Paese, il bilancio della scuola  va giudicato dall’allocazione  delle risorse prima ancora che dalla loro  quantità. In questo disegno di legge finanziaria non c’è nessuna reimpostazione della spesa a favore dei settori chiave dell’istruzione. E la scure cadrà ancora una volta sugli investimenti. Come ha ben titolato il Financial Times  si tratta di “smoke and mirrors” ( fumo e specchietto per le allodole). Al fondo di tutto, c’è un solo obiettivo del MPI: contrastare le misure di ridimensionamento dei docenti volute dal Ministero dell’economia per cominciare ad avvicinare il nostro rapporto docenti/alunni a quello degli altri Paesi europei. A questa “azzardata” pretesa, il MPI ha risposto allargando altri settori su cui “allocare” docenti, come ha ben spiegato la viceministro.   Così gli adulti sono stati “scolarizzati” entro istituzioni autonome con un proprio organico di docenti,  i bambini di due anni sono stati “scolarizzati” nella scuola dell’infanzia,  agli studenti dei professionali, a cui sono state diminuite le ore di “approfondimento”( leggi recupero)  sono stati promessi altri corsi di recupero (!) ecc.. ecc..

La ridefinizione dell’obbligo all’istruzione -  “Obbligati e bocciati”

Una prima osservazione: con la norma contenuta in finanziaria salgono a 4 le regole che coesistono su obbligo e diritto-dovere all’istruzione. E tutto questo groviglio di norme, questo accanimento legislativo, queste discussioni inesauribili che si rincorrono da mezzo secolo, solo per costringere a una scolarizzazione coatta meno del 5% della popolazione giovanile che, per proseguire gli studi, si avvale della formazione professionale (3,3%) e dell’apprendistato (2%)  Anzi, a ben guardare si tratta solo del 2%, relativo all’apprendistato, poiché ’assolvimento dell’obbligo è ancora, per ora, consentito nella formazione professionale.  Si è dunque scomodata una legge finanziaria per ricacciare sui banchi di scuola un 2% di quindicenni che la detestano,  costringendo contestualmente i docenti ( sempre con la finanziaria)  a promuovere tout court il 10% in più di studenti nel biennio delle superiori. Forse sarebbe stato più salutare  interrogarsi sul perché in Italia i livelli di apprendimento dei quindicenni scolarizzati siano fra i più bassi nei Paesi dell’OCSE (v. Indagine PISA), perché la dispersione scolastica raggiunga livelli intollerabili in un Paese civile, e perché  infine l’assenteismo scolastico sia in costante crescita.  Allora diciamolo senza ipocrisie: tutto questo non ha nulla a che vedere con questioni educative, pedagogiche o formative, è solo una faccenda corporativa, di soldi, di interessi divergenti, di monopoli. Si vogliono mantenere separate istruzione e formazione professionale, per salvaguardare da un lato gli organici dei docenti e dall’altro gli interessi dei centri di formazione.

Ma non è un segreto, l’ha detto con estrema sincerità la vice ministro: “Con l’innalzamento dell’obbligo aumenterà il numero degli studenti e dunque il fabbisogno di personale. Non ci saranno tagli agli organici”.(Italiaoggi, 4.10.06). Concetto reiterato il 16 ottobre sul sito del ministero “: l’innalzamento dell’obbligo d’istruzione a 16 anni, l'avvio sperimentale delle sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni e l’educazione degli adulti, determinano un aumento degli alunni e di conseguenza l'incremento degli organici”. D’altra parte proprio in Emilia Romagna, quando la viceministro era assessore all’istruzione e formazione,  è stata costruita la così detta “integrazione” fra istruzione e formazione professionale che ha “aggiunto” all’organico delle scuole i “formatori” dei CF, mentre la legge regionale dichiarava contestualmente che i Centri di formazione potevano essere anche “a fine di lucro”. E’ un grande indiscusso merito dell’attuale assessore all’istruzione Paola Manzini cominciare a rivedere l’impostazione.

 

La politica  ispiratrice del programma della finanziaria sulla scuola -  Un revival anni ‘70

Il “programma” della finanziaria per la scuola è il risultato delle retoriche politiche e pedagogiche cresciute in Italia negli anni Settanta e che, in parte, si concretizzarono in quello che venne definito da Gozzer il “compromesso storico scolastico tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano”.  Tali retoriche impregnarono il testo del disegno di legge sulla riforma della scuola secondaria approvato dalla Camera dei deputi nel 1978 e poi caduto per la fine anticipata della legislatura, ed ora,  30 anni dopo, sono riproposte puntualmente in questa finanziaria:

a)      tutto nella scuola niente fuori della scuola. Tutta l’operazione è impostata come se niente di “educativo” possa avvenire fuori dalla scuola e quindi tutto vi debba essere compreso

b)       Lo stato amministratore unico del sistema. Il processo di cambiamento è diretto dal Centro, restaurati i provveditorati, trasferito alla burocrazia centrale – con una messe di decreti attuativi – un potere immenso di gestione e di composizione degli interessi “forti”, il Centralismo classico diventa l’assicurazione per condurre a buon fine la manovra

c)       L’insegnante senza “professione”. Viene abbandonata del tutto ogni ipotesi di professionalizzazione degli insegnanti. Mai sono citate le scuole universitarie di specializzazione e gli insegnanti sono qualificati sic et simpliciter “precari storici”, inserendo per la prima volta in una legge un termine del gergo sindacale.


 Gli strumenti di attuazione della legge finanziaria

20 decreti

Contenuto

Str. di attuazione

 

Costituzione fondo scuola

1.        Decreto ministeriale

Monitoraggio del Miur sulle spese delle scuole

Revisione dei titoli degli inclusi nella graduatoria permanente per futuri concorsi

2.        Decreto ministeriale

Parere del CNPI

Revisione parametri della formazione delle classi

3.        Decreto ministeriale

Di concerto con il Ministro dell’economia

Nuovi criteri per l’assunzione di insegnanti di sostegno

4.        Decreto ministeriale

Di concerto con il Ministero ella salute

Assunzione in ruolo di 150.000 insegnanti e 20.000 ata

5.        Decreto ministeriale

Di concerto con il Ministro dell’economia e Ministro riforme e innovazione P.a.

Controllo dei criteri per le supplenze

6.        Decreto ministeriale

 

Piano biennale per la formazione dei docenti elementari di inglese

7.        Decreto ministeriale

 

Riduzione dei carichi orari dell’istruzione professionale

8.        Decreto ministeriale

 

Revisione della tabella dei titoli della gr. permanente

9.        Decreto ministeriale

Sentito il CNPI

Piano di mobilità degli inidonei

10.     Decreto interministeriale

Ministro dell’istruzione e Ministro delle riforme e innovazione P.a.

Riconversione del personale in soprannumero

11.     Decreto ministeriale

 

Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia

12.     Regolamento ministeriale

 

Reclutamento dirigenti scolastici

13.     Regolamento ministeriale

 

Curricoli del biennio unitario

14.     Decreto ministeriale

 

Elenco delle strutture formative accreditare per l’assolvimento dell’obbligo

15.     Decreto ministeriale

 

Accreditamento delle strutture formative ai fini dell’obbligo

16.     Decreto ministeriale

Sentita la Conferenza Stato Regioni

Finanziamenti per i corsi sperimentali regionali per l’assolvimento del “diritto-dovere”

17.     Decreto ministeriale

Intesa con la Conferenza unificata

Attribuzione di risorse per l’apertura pomeridiana delle scuole

18.     Decreto ministeriale

 

Alta formazione tecnica

19.     Decreto del presidente del Consiglio ei ministri

Su proposta del Ministro dell’istruzione di concerto con il Ministro del lavoro e intesa con la conferenza unificata

Centri territoriali permanenti

20.     Decreto del ministro dell’istruzione

Sentita la Conferenza unificata

 

 

 
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