Lettera aperta sul sindacato scuola: una casta che..costa


Di.S.A.L. - Dirigenti Scuole Autonome e Libere

 Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal Miur alla formazione

   

 

Milano, 8 agosto 2007

 

Lettera aperta sul sindacato nella scuola

 

E’ difficile accettare la difesa d’ufficio del sindacato che il segretario generale CISL Bonnanni fa sul Il Giornale del 6 agosto scorso, anche a seguito del servizio su L’Espresso e dei commenti apparsi sul Corriere.

Non è difficile verificare oggi che la maggioranza degli iscritti al sindacato oggi appartiene ai pensionati ed al pubblico impiego, nel quale prevale la scuola. Personalmente in questo settore ho fatto sindacato per 15 anni.  Ed è proprio in questo settore che risulta maggiormente evidente come il sindacato sia una casta che… costa ! 

Il dominio al centro e nelle periferie regionali, provinciali e di singole istituzioni scolastiche è pressoché totale. Un direttore scolastico regionale (anonimo per discrezione) alla richiesta di collaborazione per  master di secondo livello per la formazione iniziale di dirigenti scolastici rispondeva di non poter decidere nulla senza la contrattazione sindacale. Il dirigente di un importante ufficio provinciale lombardo che organizzava in primavera un utilissimo corso residenziale per dirigenti scolastici, si sentiva letteralmente assalire dai sindacati perché non aveva contrattato il corso (leggi: non aveva scelto con loro i relatori). In molte scuole le polemiche sindacali sono permanenti tali da sfiancare le migliori buone volontà di molti e spesso condotte da parte di rappresentanti sindacali eletti dal 20% del personale. Ci sono scuole dove il preside è ricattato a contrattare tutto, anche decisioni che per legge (una legge confusa, a dire il vero) spettano all’autonomia professionale e didattica dei docenti o alle scelte autonome del Consiglio di Istituto.

Il tutto fatto in assoluto clima tripartisan: è risaputo che agli sportelli dell’INPS  chi va per la pensione si vede sottoporre la firma di un modulo per l’adesione a uno dei sindacati confederali.

 

Ora non vedo cosa abbia da temere il sindacato dal riflettere sul proprio ruolo, almeno nella scuola, o dal pubblicare i costi del proprio operare o il numero dei distacchi sindacali, dati sempre coperti da un alone di mistero.

All’obiezione di un referendum mai attuato (la fine della delega sindacale automatica) Bonanni dice che il sindacato è importante come l’assicurazione o la pay tv. Ma dimentica che ognuno di noi ogni anno deve fare per questi il versamento di rinnovo. Invece il Tesoro continua sempre a prelevare la quota sullo stipendio.  In ogni associazione italiana o partito politico (tutte credo importanti come il sindacato) la tessera si rinnova ogni anno, come esplicita espressione del permanere della volontà di adesione.

In tutti i sindacati scuola la maggioranza degli iscritti non appartiene a chi ha anni di lavoro: ho sempre visto (tranne rarissime eccezioni) disdette sindacali dopo cinque, dieci anni dall’immissione in ruolo. Ne ho girate di scuole: in una scuola di 100 persone ci sono in media, ad essere ottimisti, 10 iscritti a tutti i sindacati, autonomi compresi.

 

No. Il sindacato scuola negli ultimi vent’anni non solo è ormai ben lungi dal difendere la dignità delle professioni, ma, insieme all’apparato amministrativo, costituisce il vero potere della scuola, potere conservativo e fortemente corporativo, tutt’altro che innovatore e riformatore. Quando i sindacati ordinarono guerra alla riforma del primo Ciclo avviata dal Ministro Moratti, quanti Collegi docenti furono compatti, solo perché si trattava di avviare figure che finalmente differenziavano i compiti dei docenti per meglio seguire gli alunni !

Quando stava per avviarsi nel 2005 alla Camera l’iter legislativo per tornare a definire per legge la professione docente e direttiva (e quindi toglierla dal regime attuale di contrattazione totale), il messaggio sindacale al Ministro Moratti fu chiaro: bloccare o battaglia. E il Ministro bloccò !

Certo anche altre corporazioni sociali hanno serie responsabilità sulla nostra scuola: basti pensare al grado di responsabilità sociale manifestato spesso dalle associazioni imprenditoriali (quasi tutte le scuole superiori oggi debbono cercare mendicando di propria iniziativa le imprese per gli stages di lavoro degli alunni !).

Senza nulla togliere ai meriti passati di molto sindacalismo (non certo nella scuola), Bonanni deve contribuire oggi ad una seria autocritica nel sindacato, specie nella scuola e rinunciare alla casta intoccabile, per ritrovare il vero spirito dell’associazionismo sindacale, nato per difendere il giusto salario e la dignità del lavoro.   

Nella scuola questo vuol dire avere il coraggio di distinguere tra chi deve occuparsi delle condizioni economiche del lavoro e chi invece degli aspetti professionali (scelte educative, didattiche, culturali e di governo della scuola) che coinvolgono libere scelte culturali e quindi devono competere ad altri.  Così si potrà anche ritrovare la vera funzione del sindacato, che non è quella di voler comandare ovunque, o, come è successo sia al nord che al sud, di organizzare conflitti nelle scuole, talvolta assumendo i presidi come avversario.

Non è forse vero che ancora oggi non si riesce a dare chiarezza su chi debba governare le scuole autonome ? Nessuno è ancora riuscito ad avere il coraggio di rivedere organismi che proseguono da decenni la loro spesso mortificante attività (consigli di istituto, o peggio ancora distretti o consigli provinciali), con quella buona volontà delle persone con cui va avanti gran parte della scuola statale.

La scuola (come credo gli altri settori dei servizi) non ha più bisogno di corporazioni o caste, ma di chiarezza di compiti, perché chi vuole assumersi delle responsabilità nel lavoro culturale ed educativo possa rispondere con le proprie capacità e meriti ad una seria emergenza che ci riguarda tutti.

 

Roberto Pellegatta

Presidente associazione professionale DiSAL  (Dirigenti Scuole Autonome e Libere)

 

 

 
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