Pubblichiamo l’interessante contributo di un collega della provincia di Milano che contiene forti sintonie con le valutazioni fatte nei comunicati di DiSAL
BREVI RIFLESSIONI su D.M. 80/2007 e O.M. 92/2007
Rodolfo Denti – Dirigente Scolastico – Liceo Scientifico “P. Frisi” - Monza
Sui provvedimenti che introducono profonde modifiche nei meccanismi del recupero e dei debiti (D.M (80/2007 e O.M. 92/2007) è già stato scritto molto, ma vale la pena di fare qualche considerazione aggiuntiva. Si tratta di brevi osservazioni, che però, pur nella loro brevità, penso siano facilmente comprensibili da parte degli addetti ai lavori.
Intempestività
L’idea che la scuola sia una realtà su cui si possa intervenire in qualsiasi momento senza tenere conto dei “ritmi” propri dell’istituzione è di per sé pericolosa e non può, alla lunga, che sfibrare anche coloro che ogni giorno si impegnano per la concreta realizzazione, nonostante le mille forze avverse, di una scuola degna di questo nome. Il D.M., come è noto, è degli inizi di ottobre e l’OM è degli inizi di novembre . Si tratta, in sintesi, di provvedimenti che sono arrivati ad anno iniziato e, in molti casi, hanno sconvolto una programmazione già definita, almeno nelle sue linee essenziali.
Fattibilità
Il D.M. e l’O.M. introducono meccanismi che hanno un limite nella fattibilità concreta. Il primo e clamoroso elemento di criticità sta nella assoluta indeterminatezza, allo stato attuale, delle risorse economiche effettivamente disponibili. Qualche accredito è giunto solo il 07 dicembre. Si tratta di cifre assolutamente modeste rispetto alle esigenze ipotizzabili e accreditate tardivamente rispetto all’obbligo per le scuole di deliberare sulla materia entro il mese di dicembre. Un altro elemento di notevole appesantimento è costituito dalla complessità pletorica dei passaggi procedurali che caratterizzano l’O.M. Si tratta di un meccanismo che non produce nessun miglioramento sostanziale, ma anzi determina una burocratizzazione che rischia di uccidere le migliori intenzioni e di accentuare la preminenza della forma sulla sostanza. Non marginale è inoltre l’appesantimento del lavoro organizzativo e di quello di competenza delle Segreterie (si pensi solo ai numerosi avvisi da inviare alle famiglie). Tale appesantimento entra ulteriormente in conflitto con una situazione già caratterizzata da notevoli difficoltà nella gestione e smaltimento del lavoro ordinario. Si aggiunga che, per i noti meccanismi di contenimento della spesa pubblica, in non poche Segreterie sono presenti assistenti amministrativi assunti fino al 30 giugno e che quindi non potranno dare gli apporti necessari nell’organizzazione delle attività estive.
Grave limitazione dell’autonomia
L’O.M. nella sua minuziosa prescrittività è, a mio parere, fortemente limitativa dell’autonomia delle scuole. Il provvedimento, nonostante qualche spunto, appare inquadrabile in una concezione burocraticamente centralistica. Il Ministero si occupa perfino di stabilire la durata delle attività di recupero, schiacciando l’elaborazione autonoma delle scuole. Sarebbe stato sicuramente meglio un intervento che si fosse occupato solo di dare indicazioni di massima.
Utilizzo del personale
I destini dell’operazione dipendono in buona parte dal coinvolgimento e dall’impegno dei docenti. Il D.M. e l’O.M. sembrano prescindere dall’attuale stato giuridico degli insegnanti. In particolare, prescindono dal fatto che il personale non può essere obbligato ad attività aggiuntive e che limitare le ferie estive non è un operazione che può essere gestita dal singolo dirigente scolastico.
Prevalenza degli aspetti formali e non di quelli sostanziali
La pioggia di Faq dimostra che di fronte alle difficoltà sta prevalendo una logica dell’aderenza formale (fin dove possibile) al D.M. e all’O.M. Che la scuola sia anche (e soprattutto) sostanza sta, in sintesi, passando in secondo piano e il rischio è che ci si occupi più di come, per esempio, garantire (formalmente) lo standard delle 15 ore piuttosto che della effettiva efficacia delle azioni di recupero.
Pericolo di eterogenesi dei fini
Il pericolo che si ottengano, in un numero elevato di casi, effetti diversi da quelli pubblicamente affermati è tutt’altro che ipotetico. Vedo fondamentalmente due elementi di criticità.
a) Nelle scuole dove prevarrà un atteggiamento di disimpegno (o di adesione solo formale) le attività di recupero determineranno scarsi risultati sul piano della sostanza, soprattutto se “appaltate” ad esterni;
b) Le scuole con profilo di modesta serietà valutativa potrebbero aggirare l’ostacolo inflazionando ulteriormente le votazioni.
Falsa eliminazione dei debiti
Come è noto, gli studenti che conseguono la sospensione del giudizio verranno valutati, dopo le verifiche finali, dai rispettivi Consigli di Classe sulla base di una valutazione globale. In sintesi, potrà darsi che debiti non realmente assolti verranno formalmente dichiarati estinti. Ciò probabilmente accadrà in un numero significativo di casi, inficiando le aspettative dichiarate di “ritorno” alla serietà degli studi.
Ricadute negative sull’avvio dell’anno scolastico successivo
La formulazione dell’organico di fatto slitterà inevitabilmente, nella migliore delle ipotesi, alla prima settimana di settembre. Questo produrrà effetti non indifferenti sulla possibilità di aprire le scuole con la presenza di tutto il personale necessario. Solo l’adozione di provvedimenti specifici (congelamento dell’organico di diritto in presenza di contrazione e/o differimento dell’inizio delle lezioni) potrà scongiurare le ricadute più negative.
Sfida
Nonostante gli elementi di criticità esposti, il D.M. e l’O.M. rappresentano comunque una sfida per la scuola. In particolare obbligano ad una riflessione sulla prassi quotidiana e sul problema del sostegno, del recupero e del successo formativo. Obbligano inoltre le scuole ad elaborare, per ciascuna disciplina, chiari (e non nominalistici) requisiti minimi (in termini di conoscenze e competenze) per la promozione alla classe successiva. Le iniziative di recupero, infatti, soprattutto quelle estive, potrebbero essere affidate ad insegnanti diversi da quelli della classe di appartenenza, con conseguente necessità di una preventiva individuazione, in sede di Gruppi Disciplinari, del percorso da svolgere e degli obiettivi da raggiungere.
Modalità
Per reggere la sfida sono necessarie almeno due scelte metodologiche. La prima è sul fronte dei docenti. Come ho detto sopra, i destini dell’operazione dipendono anche dal livello di coinvolgimento e dall’impegno dei docenti. E’ bene che le decisioni vengano prese sulla base di un’approfondita discussione. Nelle scuole con un numero alto di docenti la via può essere quella di costruire apposite commissioni sufficientemente rappresentative. La seconda è sul fronte dell’utenza. Senza un’informazione capillare e un richiamo alla responsabilità di tutti e di ciascuno, le possibilità di un insuccesso rischiano di essere elevate.
Un modello organizzativo
Si allega un modello organizzativo che è la sintesi del lavoro svolto nel Comitato Tecnico-Scientifico del Liceo “P. Frisi” di Monza. L’ipotesi organizzativa ha tra i suoi presupposti l’incertezza, allo stato attuale, delle risorse economiche (con la scelta consequenziale di realizzare dopo la consegna delle pagelle del primo quadrimestre attività a “costo zero”) e la scelta di accantonare la parte consistente delle risorse economiche per le attività estive (che non sono organizzabili a “costo zero”).