L'istruzione tecnica deve rimanere allo Stato. Confindustria, il 7 maggio a Roma nel corso del forum «Impresa, cultura e professionalità”, ha preso posizione sul decentramento degli istituti tecnici, previsto dalla riforma Moratti e ora al vaglio di un tavolo tecnico Governo-Regioni. Si è partiti da una serie di quesiti molto concreti. Ci sarà un solo liceo tecnologico ? In che misura e in che modo istituti tecnici e professionali saranno trasferiti alle Regioni ? Il sistema dell'istruzione e formazione professionale sarà ampio, articolato e plurale (il 50% del secondo ciclo), o si restringerà a poco più dell'attuale formazione professionale regionale (basterebbe prevedere licei tecnologici ed economici con molti indirizzi) ? In quale forma e con quale estensione l'alternanza scuola lavoro riguarderù i licei ? «L'istruzione tecnica è un patrimonio prezioso che va salvaguardato» ha affermato Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria, il quale ha anche annunciato l'elaborazione di «un documento innovativo comune messo a punto da Confindustria e sindacati sui temi dell'istruzione, della formazione professionale e continua». Secondo Parisi «il 2003 deve essere l'anno della svolta per l'integrazione fra il mondo delle imprese e quello della formazione, per passare dalla fase della discussione e del reperimento delle risorse al raggiungimento degli obiettivi. Primo fra tutti - ha sottolineato Parisi - il rafforzamento del rapporto scuola-lavoro». E proprio la riforma Moratti, sostiene il direttore generale di Confindustria, «costituisce un'importante occasione per il mondo delle imprese». Per realizzare un'efficace integrazione tra scuola e lavoro «le imprese - ha detto Parisi - devono capire che la formazione è uno strumento su cui bisogna investire e i sindacati devono comprendere che la qualità della formazione dipende soprattutto dalla qualità degli insegnanti». Per Claudio Gentili, direttore del dipartimento scuola dell'associazione degli industriali, «l'attuazione della riforma passa anche attraverso la salvaguardia dell'autonomia delle scuole» e «con i decreti attuativi è possibile evitare che questa riforma impoverisca l'offerta formativa». Entro il 2010 il sistema formativo italiano «dovrà raggiungere - ha continuato Fortuna - cinque obiettivi. L'85% dei 20enni dovrà completare almeno l'istruzione superiore o entrare in possesso di una qualifica professionale. Il tasso di partecipazione degli adulti al sistema di istruzione dovrà aumentare del 30% e il numero delle imprese che investono in formazione dovrà crescere anch'esso del 30%. Bisognerà poi aumentare da 60 a 65 anni l'età media di uscita dal mercato del lavoro, mentre il tasso di abbandono scolastico dei 14-19enni dovrà passare dall'attuale 30 al 15%». (fonte: Il Sole 24 ore e Tuttoscuola)