Ocse Pisa: solo l’autonomia ci salverà


I consigli della responsabile del progetto Ocse Pisa

Colloquio con Karin Zimmer di Francesco Lo Dico

Liberal – 31 gennaio 2008

Anche se non è nostro compito dare consigli o linee politiche, i numeri di Ocse Pisa riconfermano anche quest’anno una precisa tendenza: l’istruzione è più efficiente nei Paesi in cui le scuole hanno maggiore autonomia, sia a livello finanziario che nella gestione del personale. A sentire Karin Zimmer, responsabile del progetto Pisa (Programme for International Student Assessment), la situazione dell’Italia non deve essere per niente buona. La classifica condanna infatti i nostri quindicenni nelle ultime posizioni, e di fronte alla brutale schiettezza della matematica, non ci resta che l’appiglio dell’interpretazione.  

Dottoressa, non è che i nostri ragazzi, più abituati alla teoria che alla pratica, risultano così impreparati soltanto perché hanno poca confidenza con i vostri test?

È un’obiezione che ho già sentito, ma la risposta è molto semplice. L’indagine Pisa valuta competenze scientifiche, matematiche e di lettura tramite questionari. Ma l’Italia, come nelle indagini precedenti, sembra spaccata in due.

Cioè?
I ragazzi del Nord Ovest e del Nord Est del vostro Paese, non soltanto mostrano competenze scolastiche in linea con il resto del mondo e la media Ocse, ma in alcuni casi raggiungono livelli di eccellenza. Non così al Centro, dove si registrano molte carenze, e al Sud, dove i risultati sono addirittura catastrofici. Siete un Paese diviso, con un parte che sta nella zona alta della classifica mondiale e un’altra, prevalente, che si colloca ai livelli più bassi.

Un problema che ci è molto familiare. Voi del Pisa come ve lo spiegate?

Ci sono altri casi simili al vostro, come ad esempio in Belgio. La presenza di risultati così disomogenei indica che spesso l’uniformità amministrativa e giuridica del sistema nazionale di istruzione non basta, per garantire uniformità. E questo vale sia per il livello di prestazione del servizio educativo offerto agli studenti, sia per la qualità degli apprendimenti.

Anche il Pisa punta il dito sugli insegnanti.

Niente affatto. La nostra esperienza ci dice che il successo delle politiche scolastiche ha a che fare piuttosto con un concetto di modernità. Un sistema scolastico competitivo, vincente nel mondo del lavoro così come si profila oggi, dipende da molti ingredienti. Tre di questi sono però indispensabili.

Bene, ci dia subito la ricetta.

Il primo ingrediente è legato al grado di autonomia delle scuole. Laddove i dirigenti scolastici hanno ampio potere decisionale in materia di gestione economica e del personale, i risultati sono decisamente buoni. In secondo luogo, per migliorare qualità affidabilità degli istituti, è necessario che le scuole siano sottoposte a valutazione, attraverso la pubblicazione dei risultati delle verifiche. Da ultimo, i nostri dati dicono che l’efficacia dell’insegnamento si accresce grazie a programmi personalizzati e flessibili. Nei Paesi dove s’insegnano troppe materie, i risultati peggiorano a scapito degli apprendimenti di base.

Mi aspettavo una dritta anche sugli insegnanti. Qui da noi sono pagati pochissimo, e molti sostengono che sono demotivati.

Le posso dire che in Finlandia, uno dei Paesi più brillanti in fatto di istruzione, gli insegnanti sono sottoposti a un aggiornamento continuo e comunque retribuito. Vengono cioè valutati, e fanno carriera in base ai risultati.

Temo che nell’immediato non risaliremo la classifica. Può farci il nome di un Paese che nell’ultimo rapporto è migliorato? Ci serve un po’ di speranza.

Rispetto a Pisa 2003, ha fatto notevoli progressi la Polonia. Nel 2002, infatti, il governo ha riformato il sistema scolastico in direzione di una maggiore apertura. E stata introdotta cioè maggiore libertà di scelta nei curriculum e nei libri di testo adottati, a condizione che fossero conformi al programma di base. Una scelta pluralista, sorretta da verifiche e test di orientamento, che ha permesso a migliaia di giovani quindicenni di poter affrontare gli studi più consoni alle loro capacità e ai loro interessi.

 

 
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