DiSAL su stampa e Tv per rivedere le norme sui debiti


Segnaliamo l’attenzione di alcuni organi di stampa, radio e televisione sul comunicato di DiSAL in merito all’indagine sull’attuazione negli istituti secondari delle norme su debiti e corsi di recupero.

Avvenire (di cui pubblichiamo il testo) ha ripreso ampiamente le osservazioni. Così il TG3 Lombardia prima serata di giovedì 8 maggio ha dato voce alle riflessioni di alcuni esponenti della direzione nazionale di DiSAL. Lo stesso è avvenuto al Gazzettino Padano del mezzogiorno di venerdì 9 maggio e al RadioGiornale di venerdì mattina.

 

 

DA AVVENIRE  - 10 maggio 2008
DEBITI FORMATIVI

 DA MILANO ENRICO LENZI
 Scuola, a rischio i corsi di recupero

 D ebiti scolastici da saldare, «ma non in questo modo». È il grido che si leva dalla quasi totalità delle scuole superio­ri italiane. Un tema che da qual­che mese sta scuotendo l'attività didattica del mondo scolastico. L'ordinanza dell'ex ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fio­roni con il quale si introduce l'ob­bligo di saldare i debiti scolastici entro l'avvio dell'anno scolastico successivo, sta creando non pochi problemi agli istituti. Nel mirino soprattutto i corsi di recupero e­stivi, che diventano obbligatori per la scuola nel caso a giugno si rin­viasse per uno studente la decisio­ne sulla sua promozione o boccia­tura. Ma che per molti potrebbero diventare un flop nell'obiettivo di colmare davvero le lacune degli studenti entro il nuovo anno sco­lastico.
  È sicuramente il dossier più scot­tante, tra quelli che ieri mattina nell'ora e mezza di colloquio il mi­nistro uscente Fioroni ha conse­gnato al suo successore al dicaste­ro di viale Trastevere, l'onorevole Maria Stella Gelmini. Un tema che, con l'approssimarsi della conclu­sione delle lezioni e alla luce del­l'alto numero di studenti (ben set­te su dieci) che nel primo quadri­mestre denunciavano in pagella debiti, diventa sempre più incan­descente. «Ho preso atto dei temi in agenda e ho incontrato i diret­tori generali» si è limitato a dire il ministro Gelmini al termine del passaggio di consegne, anche se qualche indiscrezione parla del­l'intenzione di valutare la situa­zione abolendo questi corsi e ri­pristinando i vecchi esami di ripa­razione a settembre. In attesa di as­sistere alle prime mosse del neo ministro, le scuole devono affron­tare questo rush finale dell'anno seguendo le direttive in vigore, che già nei mesi scorsi ha portato a rea­lizzare corsi di recupero sin dal pri­mo quadrimestre. Fermo restando che nessuna voce si è alzata tra i docenti contro il principio che «i debiti vanno saldati», le scuole stanno affrontando il difficile pro­blema dei corsi estivi, il punto do­lente dell'intero meccanismo. «In un sondaggio che abbiamo con­dotto sul nostro sito Internet – spie­ga Roberto Pellegatta, presidente nazionale di Disal presidi – emer­ge l'intenzione della quasi totalità delle scuole di concentrare i corsi nel periodo giugno-luglio, rin­viando il periodo della verifica e dello scrutinio tra fine agosto e i­nizi di settembre». Le cifre parlano del 96% per i corsi entro luglio e del 93% per le verifiche concen­trate a fine agosto (34%) o a inizio settembre (59%). Una situazione che si estende da Nord a Sud del Paese, coinvolgendo le diverse ti­pologie di istituti (licei, tecnici e professionali). I corsi di recupero dovranno avere una durata di al­meno 15 ore e vanno avviati per le materie in cui ci sono studenti con debiti. I fondi stanziati dal mini­stero della Pubblica Istruzione non bastano a coprire tutti i costi e di­verse scuole hanno già allo studio di concentrare l'attenzione sulle materie base (italiano, matemati­ca, lingua straniera, per citarne al­cune), trascurando le altre.
  E lo stesso rinvio del giudizio fina­le a settembre, denunciano asso­ciazioni e sindacati dei docenti, ri­schia di avere ripercussioni anche sul regolare avvio del prossimo an­no scolastico visto che la defini­zione delle classi sarà possibile so­lo dopo la fine degli scrutini e di conseguenza slitteranno le nomi­ne per le cattedre. Insomma il ri­schio è di ritornare al valzer delle cattedre che caratterizzava le pri­me settimane dell'anno scolastico nel passato. Un salto indietro, do­po che la macchina organizzativa dei provveditorati in questi ultimi anni aveva dimostrato di chiudere il conferimento degli incarichi in tempo utile all'avvio regolare del­le lezioni sin dal primo giorno di scuola. «Meglio tornare ai vecchi esami di riparazione» sentenzia la Gilda degli Insegnanti, sindacato autonomo dei docenti, esprimen­do una profonda critica al mecca­nismo, mentre l'Unione degli Stu­denti (vicini alla sinistra) chiede addirittura «una sanatoria» e «una sospensione dell'ordinanza per quest'anno».
  Un «serio ripensamento sull'inte­ra questione» la chiedono anche i presidi della Disal, visto che «que­sta norma ha innescato scarse no­vità significative nelle scuole», le quali hanno svolto anche in pas­sato corsi di recupero durante l'an­no scolastico, e «non ha riportato una completa serietà nelle valuta­zioni finali». Del resto «il 100% de­gli istituti già prima organizzava corsi di recupero durante l'anno – sottolineano alla Disal – e l'attività era stata programmata anche per quest'anno, ancora prima che ar­rivasse l'ordinanza Fioroni», come dimostra lo stesso sondaggio on li­ne con la scelta maggioritario del­la «pausa didattica di una o due settimane» dentro le quali collo­care l'azione di recupero. Ma la «ri­gidità » del provvedimento sta met­tendo in crisi gli istituti superiori, nella sua attuazione a fine anno. Insomma giusto il principio di sal­dare i debiti, ma «errato il mecca­nismo individuato per farlo».
  Molti e spesso contraddittori gli scenari ipotizzati tra gli addetti ai lavori: dall'aumento sensibile del numero dei bocciati a una sorta di «arrotondamento» dei voti verso la sufficienza tranne che nei casi di gravi lacune. Unica certezza rima­ne l'incertezza su cosa realmente accadrà a giugno in fase di scruti­ni finali. Il tutto in attesa di una pa­rola dal nuovo inquilino della Pub­blica Istruzione.
 

 

 
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