Ricerca/Censis: la scuola non crea mobilità sociale


 

Al Nord si sogna un lavoro autonomo, al Mezzogiorno si preferisce quello dipendente

Al liceo solo se papà è ricco,
la scuola si sceglie in base alla classe sociale

Oltre l'84% dei figli dei genitori più abbienti opta per classico o scientifico, che sono frequentati da appena il 36% dei ragazzi di estrazione più bassa. Il desiderio di proseguire con l’università è massimo nel Sud e nelle isole (34%). Le ragazze si confermano più brave dei maschi. Sono i dati che emergono da un rapporto del Censis

 IGN-ADNkronos, 27.2.2009

Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Tre studenti su quattro in Italia dichiarano di scegliere la scuola superiore soprattutto in base ''all’interesse per le materie'' e ritengono che andare a scuola serva per ''imparare cose utili per la vita'' e ''per confrontarsi con i coetanei'', solo pochi ''per trovare un lavoro''. Nella scelta le ragazze sembrano meno influenzate dei maschi dalla famiglia (14,1% contro 16,9%) e più orientate a proseguire con l’università (32,6% contro il 26,9% dei ragazzi). E' quanto emerge dal rapporto 'Giovani e percorsi professionalizzanti: un gap da colmare?', affidato al Censis dal Centro nazionale Opere salesiane - Formazione aggiornamento professionale (Cnos-Fap), da cui emerge che è soprattutto il censo a determinare il percorso di istruzione superiore: l’84,1% dei figli dei genitori più abbienti opta per i licei, frequentati dal 36,2% dei ragazzi di estrazione più bassa.

Appartengono a ceti abbienti tre su quattro fra i giovani che ottengono ''ottimo'' o ''distinto'' all’esame delle Medie, mentre oltre il 60% di coetanei meno abbienti ha riportato ''buono'' o ''sufficiente''. L’84,1% dei figli dei genitori più abbienti opta per i licei, mentre nel caso di famiglie di estrazione sociale medio bassa il 39,4% preferisce gli indirizzi tecnici e il 23,5% quelli professionali, fino a quelli di estrazione più bassa che nel 12,4% dei casi scelgono la formazione professionale.

Alla vigilia della scadenza per l’iscrizione obbligatoria al prossimo anno scolastico, il sondaggio Censis getta luce sui criteri che guidano le scelte delle Superiori e rivela un gap di conoscenza tra i genitori: il 51,4% delle famiglie (ma è il 60,8% nel Sud e nelle isole) giudica “insufficienti” le informazione sui corsi di istruzione e formazione professionale rispetto a quelle disponibili sui licei. Nel rapporto voluto per conoscere “motivazioni del vissuto scolastico e l’atteggiamento verso lo studio e il lavoro” , il 96,5% del campione di 1.006 studenti fra i 14 e i 19 anni frequenta la scuola secondaria (59% i Licei, 27% gli istituti tecnici e il 14% quelli professionali), il 4% un corso di formazione professionale.

I ragazzi risultano meno interessati delle ragazze ai contenuti dello studio (69,2% contro il 77,8%), e nella scelta del percorso scolastico manifestano una più precoce inclinazione al lavoro delle coetanee, avendo scelto il corso in base alla ''professione che intendono svolgere'' (10% contro il 7,9%) o ''utile per trovare lavoro più facilmente'' (10,6% contro l’8,1%). Quest’ultimo obiettivo è prioritario per il 14,1% degli studenti del Nord Ovest ed il 13,5% di quelli del Nord Est (appena il 7,4% nel centro ed il 6,7% al Sud) probabilmente, segnala il rapporto, ''su impulso dei contesti territoriali di riferimento'' che fanno propendere i giovani del Nord per ''l’inserimento nel mercato del lavoro''. Infatti vogliono ''lavorare il prima possibile'' l’11,8% dei giovani del Nord Ovest e il 12,1% di quelli del Nord Est a fronte del 6,3% del centro ed il 5,8% del Sud. Infine il desiderio di proseguire con l’università è massimo nel Sud e nelle isole (34,1%), minimo nel Nord-Est (20,6%).

Al Sud si preferiscono le materie umanistiche (34,1% contro il 30,5% della media nazionale), mentre al Nord “la maggiore diffusione di una ‘cultura del lavoro’ trova riscontro nella maggiore inclinazione verso le materie tecniche e le attività pratiche”: l’italiano è la materia preferita dal 26% degli studenti nel centro sud e appena dal 12,1% nel Nord Est, dove svettano le preferenze per la matematica (22%) e per le materie tecniche (17%).

Interpellati su ruolo e funzione dell’istruzione, con una scala di valore di accordo da 1 a 10, gli studenti rispondono che in primo luogo andare a scuola ''è importante per confrontarsi con i coetanei'' (punteggio pari a 7,4 su 10) e che la scuola ''aiuta a crescere come persona, a realizzarsi'' (punteggio: 7,1), ma essa è anche ''spesso noiosa, poco stimolante'' (6,2), la si frequenta perché ''con le nuove leggi si è obbligati ad iscriversi'' (6,3), ''non ci sono valide alternative'' (5,2) e c’è scarsa fiducia che aiuti a trovare lavoro (5,5).

Tra quelli che andranno a lavorare (18,5% del campione) la maggior parte si trovano nel Nord Est (23,3%) e tra gli studenti dei percorsi professionalizzanti (66,7% di quelli inseriti nell’istruzione e formazione professionale). Nel Nord Est si collocano anche le tendenze più ''imprenditoriali'', con il 25,8% di preferenze per il lavoro autonomo contro il 20% del centro ed il 23,2% nel Sud, dove si concentrano le preferenze per il lavoro dipendente (37,8%). La rilevazione è stata svolta su dati del 2007 su giovani rappresentativi della popolazione studentesca italiana per area geografica, sesso e residenza.

 

Censis. Al Sud troppi giovani si fermano alla licenza media

Tuttoscuola – 22 febbraio 2009

Secondo un'indagine del Censis in Campania, Puglia e Sardegna più del 20% dei giovani tra i 15 e i 18 anni possiede la sola licenza media e ha abbandonato qualunque attività formativa.  Il tasso di dispersione scolastica fra i 15 e i 18 anni in Campania è al 19,9%. In Puglia e Sardegna è del 18%; solo l'Abruzzo è inferiore alla media nazionale, con il 10,8%.   Nelle prime tre regioni si concentrano gli "abbandoni" precoci. Le regioni con la più alta dispersione scolastica sono anche quelle dove è stata smantellata la formazione professionale iniziale, proprio laddove - osserva il Censis - le aziende reclamerebbero un più stretto legame fra scuola e mondo del lavoro.   Inoltre, tra il 2006 e il 2007 in Campania vi è stato un netto peggioramento, tanto che il tasso di 18-24enni con la sola licenza media e non più in formazione è passato dal 27,1% al 29%.  Proprio nelle regioni citate un'indagine Excelsior dell'UnionCamere mostra un'elevata richiesta da parte delle imprese di figure professionali di base.

"Mentre in media nel nostro Paese - osserva l'indagine del Censis - la quota di assunzioni previste per persone con una formazione equivalente a quella di un qualificato si attesta al 23,7% del totale, nelle regioni considerate tale valore oscilla dal 27,3% della Sardegna al 35,1% della Puglia." C'è, dunque, più prospettiva di occupazione per chi possiede qualifica professionale.  

Ciò significa che, in aree dove la disoccupazione è un fenomeno particolarmente rilevante, circa un quarto o un terzo dei potenziali posti di lavoro disponibili potrebbero essere appannaggio di qualificati nel circuito della formazione professionale". Questo circuito si rivolge infatti a giovani fra i 14 e i 18 anni che potrebbero acquisire in tre anni una qualifica professionale.  

Ma per chi si ferma alla scuola media e rinuncia a continuare un percorso formativo anche questa minima prospettiva occupazionale si perde.

 

 
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