Documento finale: la scuola che desideriamo per il paese è possibile


     Dirigenti Scuole Autonome e Libere

Associazione professionale dirigenti scuole statali e paritarie  - Ente qualificato dal MIUR alla formazione

   

 

Consiglio nazionale DiSAL  -  Torino

Documento finale     9 ottobre 2011

La scuola che desideriamo per il paese è possibile

 

Si è svolto l’8 e 9 ottobre 2011 a Torino il Consiglio Nazionale di DiSAL, dove sono rappresentati i dirigenti scolastici di 17 regioni.  Il Consiglio è stato introdotto dalla prolusione del prof. Michele Rosboch, docente di diritto all’Università di Torino, che ha ravvisato come - contrariamente a letture parziali e ideologiche - nel percorso sociale e istituzionale della scuola italiana sussidiarietà e pluralismo siano connaturati alle origini storiche ed al dettato Costituzionale, che in questo attende ancora piena attuazione.

I lavori, sempre sorprendentemente ricchi di cultura professionale ed amicizia, hanno nelle due giornate elaborato riflessioni e proposte sui problemi più urgenti della scuola italiana e della professione direttiva, permettendo di verificare esperienze positive in atto, segno di una reale e possibile nuova qualità per le scuole.

Questo documento del Consiglio e le schede tematiche elaborate costituiranno le linee culturali, professionali e politiche di azione dell’Associazione nell'anno scolastico.

 

1. 

Il confronto ha individuato alcune zone di criticità e relative proposte, per le quali DiSAL chiede che politica e istituzioni dedichino seria e urgente attenzione.

 

a.  Il concorso alla dirigenza che, finalmente dopo mille ostacoli, prenderà fra pochi giorni l’avvio con la prima prova ha urgente necessità di accelerarne lo svolgimento, per tutta la procedura, affinché entro la fine di luglio 2012, con correttezza di percorsi e vigilanza, sia possibile procedere alle nuove nomine, facendo cessare l’assurdo dilagare dell’istituto della reggenza, ridotto in questi anni, nonostante l’ampia collaborazione di molti dirigenti, a forma di ingiusto risparmio sulla pelle del buon funzionamento delle scuole. In caso contrario all’inizio del prossimo anno scolastico la scuola italiana sarà di fronte ad una vera emergenza nazionale, con tutte le scuole statali che avranno presidi costretti al mezzo servizio e con un’ingiusta mortificazione dell’azione professionale della dirigenza.

 

b.  Contrariamente all’ottimismo diffuso da certe dichiarazioni ufficiali, le operazioni  di avvio dell’anno scolastico purtroppo in alcune province non sono ancora terminate e con le graduatorie di istituto avremo fra poco un altro carosello nazionale di docenti su decine di migliaia di posti. Un certo ingannevole ottimismo ha nascosto i problemi reali, richiamati invece con serietà dal messaggio di inizio d’anno del Presidente della Repubblica, problemi che esigono serie riforme e che vanno affrontati con urgenza. Si tenga presente che, pur in presenza di importanti esigenze sia organizzative che di bilancio, negli ultimi sei anni sono stati tolte 144.961 unità di docenti e non docenti. In particolare occorre porre termine al più presto alla situazione di precarietà dei docenti, segno clamoroso non solo di disinteresse ad avere buone scuole ma anche di disistima verso la professione.

 

c.  Occorre mettere fine alla stagione dei tagli alle scuole statali e paritarie, spesso irragionevoli perché privi di quadro culturale e di chiarezza didattica. Una buona scuola non è un costo sociale ma uno dei più preziosi beni del paese. E’ il momento (come ricordato anche ieri dal direttore della BCE) di iniziare il cammino dello sviluppo e degli investimenti, mettendo al loro centro l’istruzione ed il futuro dei giovani. In questa scelta, che compete innanzitutto ai Governi in carica, si dovranno individure modalità opportune di corresponsabilizzare le famiglie, le comunità locali, le aggregazioni sociali, le imprese nel reperimento delle risorse necessarie, così che ognuno faccia la propria parte.

Nel frattempo i bilanci delle scuole statali necessitano certezze, erogazioni rapide, chiudendo in modo ragionevole la triste e passata vicenda dei crediti nei confronti dello Stato.

 

d.  Tra le politiche di sostegno dei giovani al lavoro ed alle professioni DiSAL valuta in modo negativo la mancanza da diversi anni di seri interventi. Si è chiuso quello che c’era senza aprire nulla di nuovo. E’ urgente trovare forme che convincano i giovani laureati a scegliere l’insegnamento come vocazione professionale. La questione docente è la priorità assoluta per la ripresa di qualità della scuola. Ampliare i posti di accesso ai nuovi tirocini da avviare con urgenza, semplifare i percorsi formativi in stretto contatto con le scuole, riconoscere il valore economico del merito e delle capacità, intodurre figure professionali diversificate da una carriera, liberalizzare le forme di reclutamento possono essere certamente un forte aiuto.

 

 

2.

Nell’esaminare poi diversi aspetti e ambiti dell’attuale situazione scolastica, i dirigenti di DiSAL innanzitutto confermano le scelte politico-istituzionali indicate dal documento “Una scuola che parla al futuro” presentato nel 2009 e che l’Associazione proporrà in tutte le regioni come prospettiva di azione e lavoro a tutti coloro che amano la scuola.

Lo sviluppo dei temi del documento ha individuato le seguenti proposte e richieste.

 

a. Contro le tendenze di ritorno al centralismo, l’autonomia costituzionale delle Istituzioni scolastiche ed il decentramento regionale delle funzioni rispettoso di quella autonomia restano binari indispensabili ad un futuro della scuola. L’autonomia delle scuole statali e paritarie del Sistema nazionale dell’Istruzione sarà vera se fatta di: assunzione diretta degli operatori e obbligo triennale di stabilità; assegnazione diretta e certa delle risorse secondo una quota capitaria; superamento dei vincoli di spesa per un bilancio sociale che risponde direttamente alle comunità di appartenenza; seri controlli esterni di gestione; abolizione del valore legale del titolo di studio. Ma anche le scuole debbono sapersi conquistare l’autonomia, assumendosi la responsabilità ed il rischio dell’impresa educativa.

 

b. Per dirigere Istituzioni scolastiche autonome e libere del Sistema pubblico nazionale di istruzione, statali e paritarie, occorre una nuova figura di dirigente scolastico, sul piano giuridico e contrattuale, un “direttore degli studi” che risponda a un organo responsabile della gestione in stretta alleanza con questo, dotato di una formazione propria e specifica, coadiuvato da un dirigente aggiunto, portatore di obiettivi e direzione dell’azione, libero di scegliere i proprio collaboratori, impegnato nella crescita di una cooperazione professionale nella comunità scolastica, liberato dalle competenze giuridiche che toccano ad altre istituzioni. Un dirigente al quale viene affidata una istituzione di dimensioni ragionevoli assolutamente non superiori a 1.000 alunni, configurata non con schemi rigidi unici “dall’Alpi a Sicilia”, ma secondo una realistica attenzione al territorio di appartenenza.

 

c. Nonostante le polemiche di quest’anno e l’incertezza delle sperimentazioni tentate, la valutazione della qualità dell’offerta formativa nelle scuole e dei propri esiti in termini di apprendimento (sia interna che esterna) è indispensabile strumento al miglioramento delle prestazioni delle scuole. Per sostenere però questo mutamento culturale è necessario un Sistema nazionale pienamente autonomo, capace di offrire strumenti validi e praticabili (come alcune esperienza avviate dall’Invalsi hanno mostrato), di restituirne alle scuole esiti e risultati, di accompagnarle nell’utilizzo per la didattica. Lo stesso sistema dovrà avviare metodi di valutazione dei dirigenti, dei docenti e del personale non docente, assolutamente inseparabili tra loro, all’unico fine del miglioramento professionale.

 

d. L’avvio del Riordino del secondo ciclo ha lasciato aperte molte problematiche che sarà cura di DiSAL segnalare. Tuttavia attraverso l’occasione avviata i presidi di DiSAL ritengono ineludibile che le comunità professionali affrontino nelle singole scuole il compito del passaggio epocale da un modello di insegnamento come prestazione a quello di insegnanti appassionati ai risultati di apprendimento ed alle competenze da raggiungere.  In particolare diventa urgente rivedere alcune distorsioni dei Regolamenti per garantire una preparazione dei giovani all’ingresso nella vita attiva attraverso il rilancio prioritario dell’istruzione tecnica e professionale, rafforzando i laboratori, ampliando spazi di alternanza, garantendo un quadro legislativo di rapporti con le imprese, così da ridare dignità al lavoro come capacità di generare bene sociale.

 

e. Nelle scuole del primo Ciclo, a fronte di un’offerta formativa costruita sulle effettive scelte delle famiglie, i dirigenti di DiSAL chiedono di rivedere i parametri degli organici così da sostenere la dimensione laboratoriale e la personalizzazione specie verso le situazioni di difficoltà di apprendimento, con il recupero delle compresenze a questo necessarie.

 

f. Per meglio entrare in relazione con le altre autonomie e sostenere l’impegno ad un’offerta  formativa di qualità, lungi dal ritenere che esista un’univoca rappresentanza associativa delle scuole,  i dirigenti di DiSAL si impegnano a favorire reti di scuole per condividere progetti e servizi che, insieme all’economizzazione delle risorse, mirino innanzitutto ad offerte formative di qualità, a comunità professionali impegnate anche in attività di ricerca e innovazione, per meglio rispondere alle attese delle famiglie e delle comunità locali.

 

g. Oggi è sempre più evidente che l’associazionismo professionale rappresenta una grande risorsa che va riconosciuta come forza di collaborazione al cambiamento. Proprio attraverso l’azione associata (normale in quasi tutti i paesi europei) i dirigenti di DiSAL rinnovano la propria dedizione a quell’impresa sociale costituita dall’azione educativa e culturale delle scuole, alleate con le comunità sociali che le alimentano, laddove dirigenti, insegnanti e operatori appassionati permettono ogni giorno l’apertura dei cancelli, si assumono il “rischio educativo”, riconoscendo che la bontà di una scuola non la realizza nessuno individualmente.  Si tratta di dare fiducia alle persone, mentre il sistema italiano si fonda troppo spesso sulla sfiducia verso le loro capacità di autonomia nel provvedere al proprio bene.

 

 “Nella loro professione – ha affermato nelle sue conclusioni Roberto Pellegatta, presidente nazionale DiSAL  -  i dirigenti scolastici sono oggi al bivio di una scelta:  se fare una scuola in funzione di criteri o categorie esterne o se, legati tra loro, impegnarsi da protagonisti nel migliorare un’offerta formativa tesa unicamente al crescere di persone libere”.

Al termine dei lavori era chiara la gratitudine reciproca per il confronto professionale ed umano avvenuto, confermando così come la dimensione associativa impedisce che la confusione politica e le mortificazioni professionali prevalgono, rinnovando il desiderio di fare della scuola un luogo degno delle persone che la frequentano. 

“Questa fatica -  ha concluso Pellegatta -   la passione ed i legami che la sostengono rendono a poco a poco possibile la scuola che desideriamo,  come tante esperienze positive dimostrano”.

 

Ufficio stampa DiSAL

 

 

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