Indice

INTRODUZIONE

Editoriale di Filomena Zamboli

PARTE I - IL QUADRO DEL PROBLEMA

Insegnamenti e nuovi apprendimenti attraverso gli strumenti digitali di Adrea Caspani e Ezio Delfino

Consapevolezze e sfide al tempo del digitale di Costantino Esposito

Il digitale a scuola, a scuola di digitale di Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli

Un’ecologia plausibile. Quale “ambiente” per la scuola e la cittadinanza del futuro di Stefano Moriggi

Developing a high-performance digital education ecosystem (Sviluppare un ecosistema di istruzione digitale) di Sandra Kučina Softić

Le competenze per la persona di Damiano Previtali

PARTE II - TESSERE DEL MOSAICO

Curricolo e digitale di Dario Eugenio Nicoli

Educare al tempo dell’IA: una sfida senza precedenti di Fabio Mercorio

La conoscenza al tempo del digitale. Un bilancio epistemologico di Antonio Lizzadri

Educare alla cittadinanza digitale. Tra epistemologia didattica e politica di Luca Botturi

Transizione digitale, competenze tecnologiche ed etica nell’ uso dell’intelligenza artificiale e dei dati a scuola di Giulia Guglielmini ed Elisabetta De Martino

Valutazione e autovalutazione delle scuole: come utilizzare l'intelligenza artificiale per il miglioramento di Michela Freddano e Luigi Buoninconti

PARTE III - ESPERIENZE A CONFRONTO

L’I.A. nei sistemi educativi: la sfida dei nuovi ambienti di apprendimento di Antonella Laura Cascone

L’EDTECH al I ciclo: organizzare ambienti di apprendimento di Leonardo Mucaria e Maria Paola Iaquinta

L’EDTECH al II ciclo: il digitale al servizio dell’organizzazione e della leadership di Giuliano Bocchia

L’EDTECH al II ciclo: organizzare ambienti di apprendimento di Stella Perrone e Matelda Lupori

PARTE IV - NORMATIVA

I fondi PNRR: gestione, attività negoziale, rendicontazione contabile di Marco Esposito

Editoriale

Abbiamo a lungo riflettuto per scegliere il titolo di questo numero di Dirigere scuole sì da poter rendere, in maniera sintetica, la grande scommessa che sta interessando la scuola italiana e i suoi Dirigenti scolastici.

Non ci si è proposti di fare un’analisi della scuola digitale. Il ragionamento che si dipana attraverso queste pagine mette al centro, piuttosto, una rinnovata dimensione di ciò che la scuola è e quale vocazione debba abbracciare per attuare il proprio compito educativo.

È una Scuola al tempo del digitale, perché – come scrive Costantino Esposito – il tempo del digitale è già il nostro tempo. Un tempo nel quale il paradigma della conoscenza come chiave della realizzazione e del potere e della competenza per la realizzazione di sé non sono l’ultima parola sull’uomo.

Queste pagine racchiudono riflessioni in cui si sfidano un’idea funzionalista dell’educazione e quella culturalista di una scuola impegnata a formare il senso critico dei suoi studenti, non solo a facilitarne la collocazione lavorativa. Ovvero una scuola per la democrazia e non per il profitto (Nussbaum, 2010). Dimensione che deve cogliere pienamente il vantaggio che la tecnologia per l’educazione può generare negli adulti che la propongono e nei giovani che la rilanciano, forti di una competenza immersiva che caratterizza i loro linguaggi comunicativi.

“Pensare e progettare una nuova prospettiva richiede quindi di saper cogliere i bisogni e le strutture fondamentali dell’educazione in una realtà globale ad alta connettività, attraversata da continui flussi di informazioni sapendo sfruttare queste informazioni al servizio della scuola per il miglioramento delle prestazioni complessive” (Rivoltella – Panciroli).

Questo numero si dipana in una serie di argomentazioni che approfondiscono gli effetti che un medium digitale determina, i contenuti che veicola, le ecologie di cui siamo, spesso, ignari frequentatori, le competenze per la persona che siamo chiamati a sviluppare e i percorsi di orientamento vocazionale che dobbiamo scoprire sulle strade che calpestiamo ogni giorno.

Torna la domanda fondativa di ogni tempo, la domanda che scuote il travaglio culturale anche del nostro tempo: ma i giovani desiderano davvero conoscere?

E la risposta che siamo provocati a dare non può essere ridotta a una scelta di campo tra tradizione e innovazione, neppure sul rendere eticamente corretto un approccio educativo che accoglie il nuovo come inevitabile.

La sfida è quella dell’educazione di un io-digitale, di una intelligenza che non è solo conseguenziale, ma specialmente emozionale: non come soddisfazione di un istinto o di una prestazione, ma come desiderio di significato.

Per esempio, il fatto che possa essere dannoso esporre i bambini in età prescolare a dispositivi tecnologici, oppure che serva tenere una allerta alta nell’uso degli strumenti digitali da parte di studenti fino ai 14 anni di età, rappresentano campi di riflessione sostanziale per gli educatori. Spesso, però, le usuali modalità del confronto, nel dibattito nazionale e internazionale, sono affidate ad opinioni che si rincorrono o a stralci di notizie utlizzate artatamente ai fini del re-indirizzamento social, semplificando e banalizzando argomenti di straordinaria complessità. Per questo abbiamo inteso realizzare un numero che fosse pieno di domande, non di risposte.

Avvertenze per l’uso: gli esperti a cui abbiamo chiesto un contributo non offrono soluzioni, ma aprono sentieri.

Il dibattito riflessivo spetta alla scuola italiana e ai suoi professionisti, in relazione osmotica con tutti gli altri interlocutori, a partire dai genitori, nessuno escluso.

L’orizzonte si leva più ampio e tocca a noi alzare lo sguardo.

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INTRODUZIONE

Editoriale di Filomena Zamboli

PARTE I - IL QUADRO DEL PROBLEMA

Insegnamenti e nuovi apprendimenti attraverso gli strumenti digitali di Adrea Caspani e Ezio Delfino

Consapevolezze e sfide al tempo del digitale di Costantino Esposito

Il digitale a scuola, a scuola di digitale di Pier Cesare Rivoltella e Chiara Panciroli

Un’ecologia plausibile. Quale “ambiente” per la scuola e la cittadinanza del futuro di Stefano Moriggi

Developing a high-performance digital education ecosystem (Sviluppare un ecosistema di istruzione digitale) di Sandra Kučina Softić

Le competenze per la persona di Damiano Previtali

PARTE II - TESSERE DEL MOSAICO

Curricolo e digitale di Dario Eugenio Nicoli

Educare al tempo dell’IA: una sfida senza precedenti di Fabio Mercorio

La conoscenza al tempo del digitale. Un bilancio epistemologico di Antonio Lizzadri

Educare alla cittadinanza digitale. Tra epistemologia didattica e politica di Luca Botturi

Transizione digitale, competenze tecnologiche ed etica nell’ uso dell’intelligenza artificiale e dei dati a scuola di Giulia Guglielmini ed Elisabetta De Martino

Valutazione e autovalutazione delle scuole: come utilizzare l'intelligenza artificiale per il miglioramento di Michela Freddano e Luigi Buoninconti

PARTE III - ESPERIENZE A CONFRONTO

L’I.A. nei sistemi educativi: la sfida dei nuovi ambienti di apprendimento di Antonella Laura Cascone

L’EDTECH al I ciclo: organizzare ambienti di apprendimento di Leonardo Mucaria e Maria Paola Iaquinta

L’EDTECH al II ciclo: il digitale al servizio dell’organizzazione e della leadership di Giuliano Bocchia

L’EDTECH al II ciclo: organizzare ambienti di apprendimento di Stella Perrone e Matelda Lupori

PARTE IV - NORMATIVA

I fondi PNRR: gestione, attività negoziale, rendicontazione contabile di Marco Esposito

Editoriale

Abbiamo a lungo riflettuto per scegliere il titolo di questo numero di Dirigere scuole sì da poter rendere, in maniera sintetica, la grande scommessa che sta interessando la scuola italiana e i suoi Dirigenti scolastici.

Non ci si è proposti di fare un’analisi della scuola digitale. Il ragionamento che si dipana attraverso queste pagine mette al centro, piuttosto, una rinnovata dimensione di ciò che la scuola è e quale vocazione debba abbracciare per attuare il proprio compito educativo.

È una Scuola al tempo del digitale, perché – come scrive Costantino Esposito – il tempo del digitale è già il nostro tempo. Un tempo nel quale il paradigma della conoscenza come chiave della realizzazione e del potere e della competenza per la realizzazione di sé non sono l’ultima parola sull’uomo.

Queste pagine racchiudono riflessioni in cui si sfidano un’idea funzionalista dell’educazione e quella culturalista di una scuola impegnata a formare il senso critico dei suoi studenti, non solo a facilitarne la collocazione lavorativa. Ovvero una scuola per la democrazia e non per il profitto (Nussbaum, 2010). Dimensione che deve cogliere pienamente il vantaggio che la tecnologia per l’educazione può generare negli adulti che la propongono e nei giovani che la rilanciano, forti di una competenza immersiva che caratterizza i loro linguaggi comunicativi.

“Pensare e progettare una nuova prospettiva richiede quindi di saper cogliere i bisogni e le strutture fondamentali dell’educazione in una realtà globale ad alta connettività, attraversata da continui flussi di informazioni sapendo sfruttare queste informazioni al servizio della scuola per il miglioramento delle prestazioni complessive” (Rivoltella – Panciroli).

Questo numero si dipana in una serie di argomentazioni che approfondiscono gli effetti che un medium digitale determina, i contenuti che veicola, le ecologie di cui siamo, spesso, ignari frequentatori, le competenze per la persona che siamo chiamati a sviluppare e i percorsi di orientamento vocazionale che dobbiamo scoprire sulle strade che calpestiamo ogni giorno.

Torna la domanda fondativa di ogni tempo, la domanda che scuote il travaglio culturale anche del nostro tempo: ma i giovani desiderano davvero conoscere?

E la risposta che siamo provocati a dare non può essere ridotta a una scelta di campo tra tradizione e innovazione, neppure sul rendere eticamente corretto un approccio educativo che accoglie il nuovo come inevitabile.

La sfida è quella dell’educazione di un io-digitale, di una intelligenza che non è solo conseguenziale, ma specialmente emozionale: non come soddisfazione di un istinto o di una prestazione, ma come desiderio di significato.

Per esempio, il fatto che possa essere dannoso esporre i bambini in età prescolare a dispositivi tecnologici, oppure che serva tenere una allerta alta nell’uso degli strumenti digitali da parte di studenti fino ai 14 anni di età, rappresentano campi di riflessione sostanziale per gli educatori. Spesso, però, le usuali modalità del confronto, nel dibattito nazionale e internazionale, sono affidate ad opinioni che si rincorrono o a stralci di notizie utlizzate artatamente ai fini del re-indirizzamento social, semplificando e banalizzando argomenti di straordinaria complessità. Per questo abbiamo inteso realizzare un numero che fosse pieno di domande, non di risposte.

Avvertenze per l’uso: gli esperti a cui abbiamo chiesto un contributo non offrono soluzioni, ma aprono sentieri.

Il dibattito riflessivo spetta alla scuola italiana e ai suoi professionisti, in relazione osmotica con tutti gli altri interlocutori, a partire dai genitori, nessuno escluso.

L’orizzonte si leva più ampio e tocca a noi alzare lo sguardo.