Fonte: Contributo originale del 20.01.2025
Articolo di Dario Nicoli
L’annuncio del ministro Valditara delle nuove Indicazioni nazionali ha scatenato il solito derby tra innovatori e tradizionalisti, un modo di ragionare non solo sterile, ma che crea cortocircuiti curiosi. Ci sono progressisti che fino a ieri proponevano la cultura disinteressata come fondamento dell’educazione dei giovani e che, quando questo tema viene sostenuto dalla destra, la criticano in quanto non terrebbe conto di intelligenza artificiale, Stem e globalizzazione. Ugualmente, colpisce vedere conservatori tradizionalmente liberisti e a favore della tecnologia che si sono convertiti alla letteratura nazionale e all’apprendimento mnemonico.
Ragionare per contrapposizioni non aiuta a capire la realtà ed a procedere nella ricerca di come è possibile vivere umanamente nel tempo nuovo. Risulta molto più feconda la categoria di “glocale” che indica una tensione positiva tra i due elementi di cui è composta, e che emerge sia dalla letteratura come il cammino di ricerca dell’Università Cattolica con l’Associazione Globus et Locus – sia dalle pratiche di associazioni, imprese ed istituzioni.
Vi sono casi di marchi globali che si adattano al contesto: McDonald’s offre poutine (un pasticcio di patate fritte) in Canada, uno dei preferiti locali. Whirlpool ha progettato per l’India lavatrici dotate di agitatori che consentono di lavare i sari. Altri marchi locali mirano alla caratterizzazione del prodotto. Diverse aziende vinicole francesi che nel passato avevano adottato tecniche enologiche standardizzate, da qualche tempo hanno virato per la valorizzazione dei vitigni e delle tradizioni locali, con due esiti
positivi: ampliare il mercato di sbocco e rendere riconoscibili i prodotti, il loro ambiente e la loro storia.
Nel mondo della cultura, si amplia l’offerta di spettacoli nazionali e locali (l’ultimo caso riguarda i dialetti italiani) vengono riproposti in tour mondiali. È infine un caso da manuale il successo mondiale del made in Italy come garanzia di qualità unito al gusto estetico e del buon vivere, un mix che risulta non riproducibile in altri contesti.
Glocale vuol dire che siamo tutti attori di un mondo che procede con dinamiche globali e nello stesso tempo siamo anche radicati in uno specifico contesto con una tradizione ed un’identità peculiare. Senza questa giusta tensione si perderebbe la ricchezza delle culture (non chiuse in se stesse) e vivremmo entro un mondo omologato che mortifica l’umanità.
Il radicamento in una tradizione ed in una storia di popolo corrisponde ad un’esigenza dell’uomo: il territorio in cui viviamo è il luogo in cui si svolge la vicenda di coloro che – originari o venuti da fuori – hanno aderito ad una precisa concezione della vita, promessa di una società ordinata e serena. Gli ordinamenti e l’habitus e della tradizione, continuamente rinnovati per liberarli dalle incrostazioni del tempo e renderli più luminosi nel presente, proteggono le persone, consentono loro di sentirsi a casa, le uniscono, liberano una forza di dedizione all’aiuto reciproco ed a rendere più giusta, bella e vivibile la comunità e la natura.
Queste Indicazioni nazionali possono chiarire come svolgere il compito educativo a favore di una gioventù disorientata da un messaggio martellante che sostiene l’autosufficienza di sé nel perseguire successo e riconoscimento sociale, ma che ne annichilisce le energie positive soffocandole entro un clima culturale scettico circa l’uomo, la civiltà ed il futuro. Nella storia umana non esiste il passo indietro, ma si prende dal passato ciò che può aiutare a formare la generazione del tempo nuovo. Questo è un tempo di grande ricchezza tecnologica, ma minacciato dal rischio di perdere l’anima. Saranno valide se proporranno un modo persuasivo di vita buona e sapranno rispondere al desiderio dei giovani di compimento di sé entro un legame di comunità con gli altri partecipando con i propri talenti al «cantiere» della cura del mondo.