Pubblicato il 3 Settembre 2025.

Fonte: La Repubblica

Articolo di Alessandro Dowlatshahi

L’istituto tecnico paritario, che sarà inaugurato lunedì, propone due indirizzi: “Informatica e telecomunicazioni” e “Grafica e comunicazione”.

La prima scuola in Italia intitolata nella sua Milano al ragazzo che domenica sarà proclamato santo da Leone XIV. L’istituto Tecnico e tecnologico Carlo Acutis aprirà i battenti lunedì per l’inaugurazione e poi il 12 per l’inizio delle lezioni.

La scuola, privata e paritaria, avrà sede in via Amoretti 78 a Quarto Oggiaro all’interno di spazi laboratoriali messi a disposizione dall’azienda Gi Group. Una quarantina gli studenti che prenderanno parte ai corsi dei due indirizzi: “Informatica e telecomunicazioni” e “Grafica e comunicazione”. A gestire il nuovo istituto è la Fondazione Edutecne, gruppo che riunisce quattro realtà formative di ispirazione cristiana: Fondazione Grossman, Fondazione Mandelli Rodari, La Zolla e Aslam.

«La scuola è dedicata a Carlo Acutis con il desiderio che possa essere d’ispirazione per i giovani appassionati di tecnologie e della vita — spiega Mario Salerno, presidente di Edutecne — . Ed è nata per tre ragioni: la prima è il bisogno di alcune famiglie di iscrivere i figli in una scuola tecnica in un ambiente cristiano; la seconda è la necessità di formare profili competenti per il lavoro in azienda; la terza è l’urgenza di insegnare un corretto uso delle nuove tecnologie».

Il nuovo istituto mette in campo un approccio didattico olistico, che affianca saperi tecnici a corsi di discipline umanistiche. «Per ragionare sulle nuove tecnologie serve una formazione che riguardi la persona: una volta nel mondo del lavoro, il ragazzo deve saper sviluppare un pensiero critico», aggiunge Salerno. E quindi: «Per chi fa grafica occorre un’educazione al bello, che passa per lo studio della storia dell’arte; mentre per chi fa informatica, l’uso degli strumenti di intelligenza artificiale sarà accompagnato da un percorso di riflessione filosofica».

Non solo: niente banchi né cattedra e approccio didattico laboratoriale. «Per facilitare l’apprendimento abbiamo diviso l’aula in due settori — dice Nicola Terenzi, preside della scuola — . Nel primo, composto da sedute informali, i ragazzi seguono la lezione. Nel secondo studenti e professore, su tavoli da sei posti, lavorano alla personalizzazione didattica e all’apprendimento cooperativo

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