Fonte: Il sussidiario.net
Articolo di Roberto Pasolini
I prossimi mesi potrebbero rappresentare il momento della verità per un anno di intenso lavoro volto a riportare il faro dell’attenzione nazionale sul tema della parità scolastica.
È il grande lavoro che, in una unità di condivisione senza precedenti, ha visto impegnati tutti gli interessati al tema della parità, operatori e famiglie. Essi hanno con forza un principio troppo spesso dimenticato: l’esistenza delle scuole paritarie e la libertà di scelta educativa dei genitori trovano fondamento nella Costituzione. Sono “diritti costituzionali”.
Il documento, sottoscritto da “tutte” le associazioni e presentato nel convegno tenuto a Milano presso la Regione Lombardia il 24 marzo scorso, alla presenza del ministro Valditara, ha avuto un impatto significativo. Non solo ha attirato l’attenzione dei media e alimentato il dibattito pubblico, ma ha introdotto una nuova espressione nel linguaggio politico: parlare oggi di “libera scelta educativa delle famiglie” significa, ormai, anteporvi l’aggettivo “diritto costituzionale”.
Credo di poter affermare che il risultato più importante di questa azione è arrivato con le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il Meeting di Rimini: “occorre trovare gli strumenti che assicurino alle famiglie, in primis alle famiglie con minori capacità economiche, di esercitare pienamente la libertà educativa sancita dalla Costituzione”. Un’affermazione che ha segnato un riconoscimento politico esplicito della legittimità delle nostre posizioni e di questa battaglia democratica.
Si tratta di una svolta non marginale. Nella prossima legge di bilancio, infatti, il Governo – oggi ci sarà il Consiglio dei ministri – è chiamato a decidere non più se, ma come destinare risorse al sistema paritario, non in ottica di “aiuto”, bensì di “dovere costituzionale”. nel rispetto della Costituzione, per garantire ai cittadini del Paese di poter effettivamente esercitare i loro diritti.
Questo risultato è una gratificazione per tutti coloro che con me hanno dato vita a questa iniziativa, ma la gratificazione sarà completa solo quando, e se, produrrà risultati concreti nell’azione politica dei prossimi mesi.
I contatti avuti dopo l’estate lasciano ben sperare: segnali positivi di attenzione e volontà politica si moltiplicano. Il ministro Valditara, in più occasioni, oltre all’intervento fatto al Meeting di Rimini, ha ribadito il suo sostegno; analogamente gli onorevoli Malagola e Frassinetti, presenti ad un recente seminario in Parlamento, sono intervenuti, a loro volta, con un pieno appoggio verso la necessità di un adeguato intervento economico.
Un segnale nuovo e incoraggiante è arrivato anche dalle famiglie, tornate protagoniste di una mobilitazione consapevole dei loro diritti costituzionali. Hanno fatto uscire, sempre in modo unitario, due comunicati stampa, l’ultimo a settembre, nella consapevolezza che per ottenere l’attenzione dei politici spesso non bastano “buoni principi” e “buone proposte”, ma occorre la pressione di un popolo, e il popolo della scuola paritaria rappresenta con i suoi attuali 770mila iscritti più di due milioni di cittadini.
I toni dei comunicati sono chiari e determinati. Nell’ultimo si ricorda che “sono ormai decenni che le famiglie vengono discriminate malgrado il varo delle Legge Berlinguer del 2000 e sono decenni che le famiglie italiane meno abbienti non hanno i mezzi per accedere alla scuola paritaria, se lo desiderano”. Da qui la richiesta forte: introdurre un buono scuola nazionale come strumento più valido per eliminare gli ostacoli economici che ancora impediscono la piena libertà educativa.
Le associazioni coinvolte hanno tenuto anche ad affermare che “Non si tratta di una richiesta ‘assistenziale’, la nostra domanda si appella alla possibilità di poter esercitare i diritti sanciti dalla Costituzione. Pertanto, un’ulteriore mancata concreta azione politica sarebbe una palese violazione del dettato costituzionale”.
Le richieste delle associazioni si sono concentrate su tre punti: 1) il buono scuola nazionale per avviare una nuova stagione di attenzione alla libera scelta educativa delle famiglie; 2) l’incremento del contributo ordinario, fermo a 500 milioni dal 2005 ormai eroso dall’inflazione, e 3) la stabilizzazione delle risorse a favore della copertura delle spese per il sostegno degli studenti con disabilità, con l’auspicio di un incremento per avvicinarsi alla parità di trattamento degli studenti con disabilità che frequentano la scuola statale, oggi ancora lontana.
La predisposizione della legge di bilancio si è avviata con l’approvazione, nei giorni corsi, del “Documento programmatico di finanza pubblica 2025”; ora si entrerà nel vivo, le attese sono molte, come ho scritto, e attendiamo tutti con fiducia le scelte del Governo.