Articolo di Maria Grazia Fornaroli
Giovedì 23 ottobre presso l’aula magna del Liceo Parini di Milano, alla presenza del Dirigente professor Massimo Nunzio Barrella, che ha introdotto l’incontro esprimendo la sua stima per l’attività della nostra associazione, si è tenuta la prevista conferenza di Tiziana Pedrizzi.
La relatrice vanta una lunga e prestigiosa carriera nella Pubblica Amministrazione, Docente di materie letterarie, poi a lungo Dirigente, Ricercatrice presso gli ex Irre, poi Irrsae, collabora costantemente con Università ed Enti di ricerca, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Si è in particolare specializzata nella ricerca internazionale nell’ambito della valutazione. Peculiare è la sua capacità di coniugare la prospettiva formativa e didattica con gli strumenti della Statistica, non rinunciando mai a collocare l’oggetto del suo studio in un’ampia riflessione storica e politica, di cui qui si darà riscontro solo dei contenuti essenziali.
Nell’incontro a Milano ha in particolare approfondito tematiche relative all’indagine Talis, di cui anche in precedenti articoli sul sito Disal, si trovano ampie sintesi.
Pedrizzi ha sottolineato in particolare la contraddizione fra la percezione che insegnanti e famiglie hanno del valore della funzione docente e della Scuola in generale e quanto invece appare nei Media. Questo iato sarebbe giustificato da un lato nella debolezza della formazione giuridica dei docenti e in una certa imprecisione nella formalizzazione delle proprie attività, dall’altro in un cronico pregiudizio dell’ambito giornalistico rispetto al mondo della scuola. In sintesi: i protagonisti della istituzione scolastica vivrebbero la stessa come valore sostanzialmente positivo, mentre i media tenderebbero a sottolinearne esclusivamente i limiti. Pedrizzi ha pertanto sollecitato l ’urgenza di un’attenzione maggiore da parte di chi vive direttamente la scuola, in particolare i docenti, a sviluppare una maggiore competenza nell’ambito della formalizzazione, che possano contribuire a veicolare l’immagine più oggettiva, in grado di correggere quella più negativa, spesso offerta dai Media.
Questa sostanziale valutazione positiva della scuola, così come emerge dalla prima indagine analizzata, non deve d’altra parte censurare i limiti e i problemi che viceversa altre indagini hanno recentemente segnalato. I risultati PISA in particolare suggeriscono la profonda esigenza di cambiamento di aspetti squisitamente didattici.
Dopo un’ampia disamina storica in cui la relatrice ha delineato ragioni di carattere storico e politico che hanno portato nel Dopoguerra a definire il modello della Scuola media unificata, sintesi degli interessi di carattere contrapposto del mondo industriale e dei diritti democratici sostenuti dalla Sinistra, ha approfondito gli elementi di crisi del sistema italiano, ma in generale occidentale. Dai risultati di Pisa risulta in particolare evidente l’arretramento del modello europeo rispetto a quello asiatico (Taiwan e Singapore in primis, ma anche a quello del mondo arabo, che sta risalendo lentamente nelle classifiche internazionali). È stato anche segnalato il superamento del modello di segregazione femminile.
Sono state altresì approfondite le conseguenze del passaggio recente da una scuola prevalentemente orientata alla valorizzazione delle humanities , perché sostenuta da elites di carattere prevalentemente umanistico ad una scuola, quella attuale, in cui si è valorizzata una prospettiva prevalentemente tecnocratica in cui le humanities sono state trascurate. Il necessario contributo di una metodologia di carattere più rigidamente quantitativo accanto ad una più qualitativa ha una evidente ricaduta anche negli aspetti della valutazione, in una sintesi equilibrata tra valutazione sommativa e formativa.
Si è altresì dato spazio al “problema” degli alunni plusdotati, che costituiscono con le loro peculiarità, una provocazione a che il sistema ne riconosca i bisogni e si attrezzi per una efficace risposta. L’intervento si è concluso con un’ampia riflessione critica sull’eccesso di rilevanza assunta dalla categoria di “benessere” rispetto alla funzione primaria del sistema che resta quella di sviluppo della conoscenza, rischiamo una scuola “paese dei balocchi”, che rinunci alla sua funzione primaria.
Nel dibattito conclusivo sono stati toccati aspetti relativi alle recenti Indicazioni nazionali ed è stata in particolare sottolineata ancora una volta l’esigenza di un ripensamento della didattica della Storia e la centralità, che ad oggi appare non adeguatamente riconosciuta, dell’Educazione civica.
Come si evince da questa rapida sintesi Tiziana Pedrizzi ha toccato numerose tematiche ciascuna delle quali meriterebbe un particolare approfondimento. Sarà cura dell’Associazione accogliere le varie provocazioni e renderle oggetto di approfondimenti successivi.
Si ricorda che il prossimo incontro lombardo avrà a tema strategie e metodi per un Orientamento responsabile.



















