Fonte: Sussidiario.net
Articolo di Roberto Pasolini

La manovra non sostiene le paritarie: ci pensi il parlamento con il buono scuola nazionale, facendo proprio l’appello del Papa per famiglie e istruzione
Come ricordavo nel mio ultimo articolo, stiamo vivendo il momento della verità per la libertà educativa in Italia. Il primo passo del Governo, purtroppo, non è stato all’altezza delle aspettative, soprattutto di quelle famiglie che auspicavano un segnale concreto di attenzione verso il diritto costituzionale alla libera scelta educativa.
Il testo della legge di bilancio 2026, depositato in Senato per la discussione in prima lettura, prevede un incremento complessivo delle risorse di 88 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il confronto con i dati e con la realtà del sistema paritario – che anche nel 2024 ha visto la chiusura di circa 200 scuole – evidenzia l’assoluta insufficienza di tale aumento.
Basta ricordare che nella legge di bilancio 2025 erano stati previsti: un incremento di 50 milioni per gli studenti con disabilità iscritti alle scuole paritarie, 10 milioni aggiuntivi per il 2026, l’aumento delle detrazioni fiscali per le spese scolastiche da 800 a 1000 euro (pari a 30 milioni di costo) e un incremento, per assestamento di bilancio, di 45 milioni del fondo ordinario delle scuole dell’infanzia. A fronte di ciò, l’incremento attuale risulta non solo inferiore, ma del tutto inadeguato a sostenere scuole per risolvere i loro problemi e permettere alle famiglie di avere una libera scelta educativa.
Svanisce così la speranza che il grande lavoro di sensibilizzazione degli ultimi mesi – volto a chiarire che le richieste del settore paritario non sono “assistenziali”, ma fondate su diritti costituzionali – potesse trovare ascolto. E ciò nonostante le parole incoraggianti pronunciate la scorsa estate sia dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sia dal ministro Giuseppe Valditara.
La stessa premier aveva dichiarato: “Occorre trovare strumenti che assicurino alle famiglie, in primis a quelle con minori capacità economiche, di esercitare pienamente la libertà educativa sancita dalla Costituzione”. Parole chiare, che riconoscono il problema e indicano la strada per risolverlo.
Anche Papa Leone XIV, in occasione della presentazione della Lettera apostolica Disegnare nuove mappe di speranza e del Giubileo del Mondo Educativo, ha lanciato un appello forte, caduto come un grande macigno nello stagno dell’immobilità: “Occorre coraggio nel garantire accesso ai più poveri, nel sostenere famiglie fragili, nel promuovere borse di studio e politiche inclusive… perché perdere i poveri equivale a perdere la scuola stessa”.
Davanti a queste parole, i cattolici dovrebbero agire con grinta e determinazione consapevoli di dover dare risposta a questa sollecitazione valoriale. Parole che risuonano come un monito non solo per il mondo cattolico, ma per tutti. La parità scolastica, infatti, è un diritto civile che appartiene a ogni cittadino, valore sul quale il compianto ministro Berlinguer ha fondato ed ottenuto l’approvazione della legge 62/2000.
La Costituzione, all’articolo 3, afferma con forza che è compito della Repubblica “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, ribadendo che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”.
Meraviglia che questo non smuova le coscienze civiche del mondo politico, diviso da ideologie ormai superate, dimentico dell’esistenza di una Costituzione che, come tale, va rispettata e che la libertà educativa è un principio costituzionale da rispettare e garantire.
Le famiglie italiane, sempre più consapevoli di essere state discriminate per decenni, chiedono oggi di poter esercitare i propri diritti e cominciano a ritenere che la mancanza di interventi concreti sia una palese violazione del dettato costituzionale.
Davanti a questa situazione molte associazioni, incoraggiate anche dalle parole del Papa, non demordono, quelle delle Famiglie in prima fila, e in un loro comunicato stampa dicono che “occorre un altro deciso e coraggioso passo concreto per dare alle famiglie la possibilità di scegliere la scuola ritenuta migliore per i loro figli”, auspicando che durante la discussione in Parlamento si arrivi a stanziare “un incremento di risorse che permetta l’avvio di un aiuto diretto alle famiglie, con un buono scuola nazionale”.
“Coraggio” è la parola chiave che accomuna il richiamo del Papa e quello del Presidente del Consiglio.
Ci auguriamo che questo coraggio ispiri anche la nostra classe politica, perché ricordarsi delle famiglie e riconoscere loro il diritto alla libertà educativa non richiede ingenti risorse: basterebbe un segnale di attenzione e fiducia per restituire speranza al futuro loro e dell’educazione in Italia.




















