Fonte: Orizzonte scuola
Articolo di redazione

L’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte propone un documento che invita a riconsiderare il ruolo del Collegio dei Docenti, partendo dalla necessità di rendere questo spazio decisionale più efficace e realmente inclusivo. Al centro del testo, strategie e strumenti pensati per rafforzare la qualità del confronto, migliorare l’organizzazione delle riunioni e sostenere uno stile di conduzione che valorizzi ogni componente.
Non si tratta solo di snellire la burocrazia. L’obiettivo è favorire un clima in cui il dialogo tra pari diventa risorsa progettuale. Un Collegio capace di funzionare bene – è il ragionamento proposto – può incidere in modo diretto sulla qualità delle decisioni e contribuire alla costruzione di una cultura scolastica fondata sul rispetto reciproco.
Riferimenti teorici e approccio operativo
La nota richiama la visione di Thomas Sergiovanni, per cui la scuola trova coesione non tanto nelle regole quanto nei valori condivisi. In quest’ottica, la leadership educativa dovrebbe essere esigente ma anche capace di riconoscere le fragilità. Una tensione, questa, che si riflette nelle pratiche di chi guida: dirigenti, collaboratori, docenti.
Leadership partecipata: attori e strategie
Il testo entra nel dettaglio su:
- caratteristiche che definiscono una leadership scolastica inclusiva;
- pratiche che rendono concreto il coinvolgimento di tutti i docenti;
- modalità di gestione del dissenso e della pluralità di vedute;
- attenzione al linguaggio, verbale e non verbale;
- preparazione delle sedute e costruzione di documentazione chiara.
Ampio spazio è riservato alla comunicazione come leva di cambiamento. Si parla di assertività, aspettative implicite, dinamiche relazionali. Il messaggio è che guidare non significa solo gestire, ma anche facilitare processi complessi, in cui conta il modo in cui si parla tanto quanto ciò che si decide.
Una visione di scuola fondata sulla comunità
La riflessione dell’USR si chiude con un invito a promuovere collegi collaborativi, capaci di aprirsi al confronto e di riconoscere nei disaccordi non un ostacolo, ma un’occasione per rivedere idee consolidate. In questa logica, la gestione partecipata non è un fine, ma una condizione per sostenere innovazioni condivise e durature.




















