Articolo di Giuliano Fasani

Nel pomeriggio del 19 marzo 2025 presso l’Istituto Europeo Leopardi a Milano si è tenuto il laboratorio di formazione Disal sul tema “La valutazione alla scuola primaria: tra norma e autonomia”
Il prof. Pasolini, dirigente dell’Istituto Leopardi, ha salutato i presenti e introdotto i lavori.
Nora Terzoli, dirigente scolastica, ha presentato il quadro normativo relativo alla valutazione nella scuola primaria in cui si inserisce l’ordinanza ministeriale n. 3 del 9 gennaio 2025.
Terzoli ha evidenziato gli elementi di novità introdotti dall’ordinanza, confrontando sinotticamente i testi normativi precedenti con quelli attuali.
I cambiamenti introdotti sono sostanzialmente due. La valutazione periodica e finale è riferita alla totalità della disciplina non ai singoli obiettivi e la valutazione si dovrà esprimere con i giudizi sintetici: ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente.
Rimane intatta la struttura di fondo della valutazione che vede i suoi punti fondamentali nella finalità della valutazione, nelle Indicazioni nazionali con gli obiettivi e traguardi ivi previsti, nell’autonomia e responsabilità delle scuola per la valutazione in itinere. Rimane altresì invariata la valutazione degli alunni con Bes, la valutazione del comportamento con un giudizio e la valutazione della religione cattolica o della materia alternativa.
La criticità maggiore, ha evidenziato Terzoli, risiede nei tempi scelti per l’introduzione delle novità, il cambiamento in corso d’anno della modalità valutativa è sicuramente problematico.
In questo contesto la relatrice si è poi soffermata sui compiti dei diversi soggetti scolastici.
È compito delle scuole declinare l’allegato A per ogni disciplina e per anno di corso attraverso griglie, tabelle, rubriche di valutazione così come definire il modello di documento di valutazione e quindi decidere se inserire gli obiettivi oppure no. Si dovranno definire le modalità di valutazione in itinere e la comunicazione con le famiglie, con l’attenzione a rifuggire dalla corrispondenza con i voti numerici o con i livelli precedentemente utilizzati.
Sarà compito del dirigente scolastico esercitare la leadership pedagogica e sfruttare questa occasione per incrementare una riflessione pedagogica che vada oltre il mero adempimento. Dovrà poi trovare il giusto equilibrio tra valutazione, formativa, sommativa e la certificazione delle competenze.
La docente Giuliana Magni dell’Istituto comprensivo di Lesmo ha evidenziato puntualmente nella sua presentazione il lavoro in atto nella sua scuola.
Tale lavoro coinvolge a diversi livelli la commissione valutazione e i consigli di interclasse.
La docente sottolinea in modo particolare come il curricolo d’Istituto venga condiviso da tutti i docenti. Agli alunni vengono assegnati compiti complessi ancorati al vissuto concreto sia in ambito scientifico che negli altri.
Si punta molto sull’autovalutazione degli alunni e sono predisposti tutti gli strumenti per per la valutazione. I docenti sono liberi di usarli oppure no. Vengono altresì predisposti i gli strumenti per completare il giudizio globale e viene curata in modo particolare la comunicazione con le famiglie.
Il prof. Eugenio Nicoli, già docente di sociologia economica e del lavoro, sollecitato da alcune domande della dirigente Terzoli si è soffermato nel suo intervento su alcuni punti fondamentali qui di seguito sintetizzati.
Il professore conferma innanzitutto le novità normative cambiano solo alcuni aspetti della valutazione ma mantengono intatto l’intero impianto precedente.
Il prof. Nicoli ritiene che il vero compito della scuola consista nel “mettere in vita la cultura” e articola il suo intervento in alcuni punti nevralgici.
Le discipline. Per poter mettere gli alunni, considerati nella loro intera personalità, in rapporto con la realtà concreta, occorre proporre le discipline in tutti i loro aspetti di veridicità, scientificità e validità. Nelle discipline considerate nella loro storicità emergono sempre elementi nuovi e rinnovati che quindi esse chiedono ai docenti di “ripulire” il curricolo.
L’obiettivo è incontrare l’interesse dei ragazzi e suscitare dinamismi che generano “risonanze” positive e allargano le prospettive di futuro.
I ragazzi. Gli alunni vivono in un mondo globale e non più solo locale È molto importante per loro il confine tra reale e virtuale.
Occorre “mettere nel mondo i ragazzi”. In questa ottica l’autovalutazione ha una rilevanza importante, perché porta i ragazzi a sapere di valere.
Valutazione formativa. L’insegnante è chiamato a riconoscere il valore dell’intelligenza dei ragazzi e a indicare loro il miglioramento. Suo compito è far scoprire il gusto e la soddisfazione di capire. Non servono i confronti con i compagni né con la media, il vero confronto è con il proprio miglioramento. Il docente sottolinea i passi fatti che a loro volta aprono a nuovi obiettivi.
Un curricolo centrato sull’io. Gli obiettivi di apprendimento non sono le singole conoscenze, né le singole abilità. Gli obiettivi dovrebbero essere puntati sull’effetto da produrre nei ragazzi, per far esprimere con maggiore consapevolezza quello che l’alunno sente dentro di sé. Occorre utilizzare le abilità in una situazione reale.
Arrivare ad un vero curricolo significa definire i nessi tra ciò che si insegna e il vantaggio che i ragazzi ne possono trarre. Il percorso curricolare non si caratterizza solo per i contenuti ma soprattutto dalle tappe di padronanza che vengono definite.
La famiglia. La famiglia oggi dà sicurezza e fiducia, ma sul piano educativo non è in grado di esercitare pienamente il suo ruolo di guida e di discernimento rispetto alla verità e alla moralità.
Il collegio dei docenti. I docenti devono recuperare la loro centralità nella consapevolezza che la scuola non solo trasmette cultura ma svolge un lavoro culturale. I docenti si formano mettendo in comune le loro ricerche ed esperienze.
I dirigenti scolastici. Il loro compito è di animare la comunità culturale della scuola esercitando la leadership pedagogica.
Le normative in genere alludono al bene ma non hanno la forza attuarlo e purtroppo spesso finiscono in burocrazia. Il dirigente opera al fine di silenziare il rumore disturbante che viene dalla burocrazia per liberare invece le energie creative che nascono dalla comunità di apprendimento formata dai docenti.
Comunicazione con le famiglie. La famiglia e la scuola costituiscono due punti di vista diversi ma complementari, il primo è più accomodante mentre il secondo è più rigoroso. Occorre tener vivo il dialogo e il confronto continuo. Il “didattichese” in questo contesto è un grave ostacolo mentre invece è importante trovare un punto di riconoscimento e di incontro che rispetti il miracolo della vita. Questo dialogo dovrebbe riverberarsi nella scrittura dei giudizi sintetici e globali.
Un nota bene finale.
Si percepisce talvolta da parte dei docenti l’invidia per i professionisti. Ma i professionisti sanno solo fare la diagnosi, è importante invece considerare la persona. I docenti sono coloro che provocano i ragazzi, sono coloro che persistono. Gli insegnanti non fanno delle diagnosi, credono nei ragazzi e vedono anche ciò che non c’è, soprattutto provano a mettere in vita la cultura, non le tecniche.
È seguito poi un breve scambio di idee tra i presenti e il prof. Nicoli.