Fonte: Ilsussidiario.net
Articolo di Mario Predieri
Una parte dei dirigenti guidano la loro scuola grazie a un ricorso. Invece dei concorsi bisognerebbe ripartire dagli organi collegiali d’istituto
La tecnica della scuola, una rivista specializzata che opera da quasi 80 anni, ricordava qualche giorno fa che almeno dal 2004 un gran numero di dirigenti scolastici sale al timone delle scuole loro assegnate grazie ai ricorsi: “Già subito dopo l’uscita della graduatoria, molti esclusi alla preselezione, basata su soli titoli, rivolgendosi al Tar, ottennero la sospensiva, partecipando così alla prova scritta, a differenza di chi invece aveva accettato le regole stabilite dal bando”.
Alla fine, grazie alla legge Siragusa-Vicari fu sanata la posizione di 426 presidi vincitori di quel concorso: “Ottennero il posto di dirigente anche persone che avevano scritto compiti coi piedi e altri in possesso del solo semplice diploma di secondaria superiore”.
In questi giorni, sul concorso ordinario per il reclutamento di 578 dirigenti scolastici, bandito il 18 dicembre del 2023 dal ministero dell’Istruzione e del Merito, si è diffusa la notizia del polverone sollevato dai ricorsi al Tar in numerose regioni, con denunce in procura e interrogazioni parlamentari: in Campania, la selezione è stata addirittura congelata.
Un ricorso al Tar Lazio è stato presentato anche dalla Sicilia con accuse di incompatibilità tra alcuni membri delle commissioni e i candidati esaminati. I cinquanta ricorsisti siciliani stanno inoltre preparando un esposto in Procura “per vederci chiaro su un concorso espletato con numerose incorrettezze”, dicono. Intanto, in attesa del Tar Lazio, i docenti esclusi dalla prova scritta impugneranno la graduatoria.
Sono molteplici e scendono nel dettaglio le irregolarità su cui fanno leva i ricorsisti: il numero non idoneo delle tracce, mancanza di trasparenza, presunti favoritismi di alcuni componenti della commissione verso esaminati con i quali hanno conflitto di interesse, supposti trattamenti iniqui riservati ai candidati disabili, per i quali non sempre sarebbero state rispettate le norme a tutela, correzioni estremamente veloci dei compiti (cinque quesiti a risposta aperta e cinque a risposta chiusa in inglese), firme olografe al posto di quelle digitali, griglie di valutazione pubblicate in ritardo. Inoltre, come detto, l’incompatibilità di alcuni commissari.
Il concorso si svolge su base regionale: in alcune regioni la procedura è ormai in dirittura d’arrivo. In otto regioni – tra cui Sicilia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto – è stata ormai pubblicata la graduatoria finale. In Piemonte e in altre regioni gli orali si concluderanno nell’arco di poche settimane.
“Per noi questo concorso ha grande importanza perché ci permette di avere da settembre professionisti qualificati nelle scuole. Se ci fossero irregolarità, saremmo la prima parte lesa” ha detto Carmela Palumbo, capo dipartimento del ministero dell’Istruzione.
Sull’anonimato i Tar di Abruzzo e Sicilia hanno dato ragione al Ministero che è orientato ad annullare solo gli atti conseguenti a un eventuale errore, salvando il resto. Conferma la Palumbo su Repubblica: “Noi miriamo a quest’ultimo miglio: approvare le graduatorie di merito in modo da fare le immissioni in ruolo già dal prossimo anno scolastico”.
Gli osservatori notano che i bandi, però, hanno sempre fra le loro pieghe varchi inspiegabili per inficiare le procedure, per cui temono “una certa dose o di poca attenzione o di presunto altro ammiccamento”. Sta di fatto che tutti i concorsi a dirigente scolastico, per un motivo o per un altro, vengono impugnati, per lo più con ragione, da parte dei ricorrenti. Ciò permette che tanti siano i Dirigenti che pervengono alla direzione degli istituti, benché la procedura concorsuale li abbia scartati.
Se è vero che qualunque procedura di selezione non è esente da errori e lacune, conquistare l’accesso alla dirigenza tramite un’azione legale finisce per bypassare la verifica e l’accertamento delle conoscenze e competenze dei candidati utili ad assumere l’incarico dirigenziale di una scuola. In un periodo in cui, peraltro, crescono fortemente la complessità e le responsabilità della professione e le scuole non vanno gestite in prima istanza con norme e procedure, ma a partire dalla realtà dei territori e dei ragazzi.
D’altra parte la crescente litigiosità nelle procedure di assunzione e le difficoltà nella selezione impongono un ripensamento per adattare il tradizionale canale di accesso alla Dirigenza scolastica alle diverse esigenze della nostra società. I concorsi ministeriali prevedono una figura di dirigente scolastico che svolga il ruolo di deus ex machina dell’istituzione scolastica autonoma, fungendo da cinghia di trasmissione tra lo Stato e la scuola. Nel contesto attuale ci sarebbe almeno bisogno di un’urgente revisione degli Organi Collegiali d’istituto.
E questi dovrebbero essere il soggetto per individuare le caratteristiche di un professionista che possa rispondere all’esigenza di istruzione e di educazione dei giovani. Un procedimento che guardi quindi alla realtà da governare piuttosto che alle regole statali da applicare. Non potrà essere un percorso rapido, né tantomeno semplice, ma sarà inevitabile affrontarlo se non si vorrà rinunciare a una governance della scuola credibile ed efficace.