Pubblicato il 30 Aprile 2025.

Fonte: Italia Oggi

Articolo di Alessandra RIcciardi 29 aprile 2025

Parla la coordinatrice della Commissione tecnica di riforma dei programmi scolastici.

I nuovi programmi per il primo ciclo, cioè dall’infanzia alle scuole medie, sono in dirittura d’arrivo. E conterranno alcune novità rispetto alla bozza preliminare su cui si è conclusa la consultazione pubblica, annuncia nell’intervista a Italia Oggi Loredana Perla, pedagogista, direttrice del dipartimento di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, coordinatrice della Commissione tecnica voluta dal ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, per la revisione delle Indicazioni nazionali. Perla, nel fare il punto sui lavori, risponde anche alle critiche di queste settimane: «Spesso strumentali. Queste nuove Indicazioni esprimono un punto di vista chiaro in cui non tutti possono riconoscersi. Da parte di qualcuno si tenta invece di screditare la Commissione. Si tratta di un circolo di radicali che definirei di un ‘piccolo mondo antico’, ovvero fermo agli anni Settanta del Novecento».

Domanda. Sono trascorsi ormai più di quaranta giorni dalla pubblicazione della bozza delle nuove Indicazioni nazionali. Cosa è accaduto in questo tempo?

Risposta. Molte cose positive e qualcuna negativa. Fra le prime certamente la rinnovata, costruttiva partecipazione delle società scientifiche, del mondo associazionistico e sindacale già audito nella prima fase di raccolta dei materiali di base e delle scuole. Sono arrivate numerose osservazioni anche da singoli insegnanti, alcune molto puntuali, mirate su brani o concetti della bozza. Il tutto è all’attenzione delle sottocommissioni che stanno lavorando per restituire al più presto la versione finale del testo al Ministero. Siamo ormai in dirittura.

D. Quindi il nuovo testo presenterà delle modifiche?

R. Certamente sì. E saranno tutte modifiche migliorative anche del vigente documento laddove mancavano parti importanti quali gli Obiettivi generali del processo formativo, citati in Introduzione e non sviluppati. Il nuovo documento sarà preciso, chiaro, ricco di indicazioni metodologiche relative alle didattiche delle discipline che, peraltro, hanno ricevuto grande impulso nell’elaborazione della bozza.

D. Cosa cambierà per i docenti?

R. Con queste nuove Indicazioni nazionali gli insegnanti potranno progettare con maggiore facilità i curricula di istituto senza le commistioni ambigue fra conoscenze, obiettivi generali e obiettivi specifici. Ogni costrutto è stato valorizzato per il significato che gli è proprio. In più le conoscenze suggerite costituiranno una traccia utile in un tempo di information overload che rischia di far perdere la rotta di ciò che è davvero importante far apprendere agli studenti. La Commissione ha lavorato pensando alla crisi dell’istruzione ma soprattutto in un’ottica di servizio e accompagnamento concreto al lavoro degli insegnanti.

D. E le cose negative accadute?

R. Mi riferisco a un fenomeno che, in quanto componenti di una Commissione tecnica, ci ha molto sorpreso, ovvero il tentativo di strumentalizzare il documento delle Nuove Indicazioni per fare lotta politica al governo. Un fenomeno del tutto avulso dal dibattito democratico in corso sulle Indicazioni che vede il confronto di opinioni e visioni diverse. Queste nuove Indicazioni esprimono un punto di vista chiaro in cui non tutti possono riconoscersi. Da parte di qualcuno si tenta invece di screditare la Commissione, si fanno dichiarazioni false, si stampano pubblicazioni che inneggiano alla disobbedienza civile. Si tratta di un circolo di radicali che definirei di un ‘piccolo mondo antico’, ovvero fermo agli anni Settanta del Novecento.

D. L’accusa di guardare al passato è rivolta a voi della Commissione, per i contenuti delle nuove Indicazioni che ridanno peso alla cultura classica.

R. Mah, in certe dichiarazioni leggo tanta rabbia mista all’inadeguatezza a saper leggere i tempi nuovi fornendo le risposte necessarie. Ma soprattutto trovo imperdonabile strumentalizzare il lavoro di una Commissione tecnica, di colleghi di accademia e di scuola, per scopi che con l’istruzione non hanno nulla a che vedere.

D. Quali strumentalizzazioni?

R. So per certo di pressioni che sono arrivate a colleghi di area progressista per lasciare la Commissione: episodi inqualificabili, a cui stentavo a credere, che però danno la misura dell’ipocrisia che alligna in certi contesti laddove si dichiara in teoria di tenere alla scuola ma poi, nei fatti, ti si riconosce credibilità scientifica solo se ti ‘allinei’ al diktat del partito. Il cambio di passo culturale segnato da questa Commissione sta anche in questa novità: in un Ministro che mi ha chiesto di rispettare il pluralismo culturale e il merito nell’invitare i colleghi.

D. Lei ha parlato anche di dichiarazioni false. Può essere più precisa?

R. Queste Nuove Indicazioni si rifanno come le precedenti al paradigma della complessità e al personalismo pedagogico ma questi paradigma non vengono visti, solo perché, magari, non abbiamo citato Edgar Morin. Nelle Indicazioni si parla di cura del Pianeta, si parla di educazione alle relazioni, si parla di integrazione fra le discipline: cos’altro sono queste traiettorie di lavoro didattico se non un richiamo al pensare complesso? Ho letto una intervista in cui un pedagogista dichiara che la visione di valutazione delle nuove Indicazioni è classificatoria e mirata all’aspetto sommativo, non tanto a quello formativo. Mi chiedo se sia stato letto bene il paragrafo sulla valutazione: c’è scritto l’esatto contrario di quello di cui siamo accusati.

D. Una delle accuse è che le nuove Indicazioni sarebbero improntate alla paura: paura dell’IA, paura delle relazioni, paura del corpo.

R. Questi sono stantii stereotipi sessantottini superati dal tempo e smentiti dalle Indicazioni. Alle relazioni, per esempio, la Commissione ha dedicato un intero paragrafo in premessa, peraltro assente nelle precedenti. Perché non è stato ‘visto’? La percezione è che manchino argomenti veri, di merito in queste critiche.

D. Contestata nel merito è la scelta di mettere l’Occidente alla base della storia nelle Nuove Indicazioni. Cosa risponde ai critici?

R. Rispondo invitandoli a sfogliare i manuali scolastici di Paesi come la Francia o l’Inghilterra. Insistono sulla storia nazionale e sulla formazione alla cultura dell’Occidente che, come ha sottolineato più volte il Ministro Valditara, valorizza la libertà, la democrazia e la centralità della persona, pilastri della nostra civiltà. Insegnare questi valori è facilitare l’integrazione interculturale ed è il modo corretto di impostare il curricolo: prima si studia il vicino e poi si allarga lo sguardo sul lontano. Non lo dice il governo di destra ma Comenio, il primo didatta della storia.

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