Fonte: Lavoce.info
Articolo di Adriana Di Liberto e Marco Sideri
Diversi studi indicano che le assenze degli insegnanti influiscono negativamente sui risultati ottenuti dagli studenti. E i dati mostrano che anche in Italia il fenomeno è rilevante, soprattutto in alcune aree. Nelle regioni dove i docenti chiedono più permessi, l’abbandono scolastico è più alto.
Quando è assente il docente
Il governo ha pubblicato di recente i risultati di un monitoraggio sui permessi retribuiti previsti dalla legge 104/92 nel mondo della scuola. La norma tutela i lavoratori con disabilità o con familiari in difficoltà e, insieme ad altri benefit, consente un numero maggiore di permessi rispetto al normale contratto di lavoro. Il monitoraggio evidenzia una significativa eterogeneità regionale nelle percentuali di chi ha diritto ai permessi garantiti dalla legge 104 sia nel caso del personale docente che di quello Ata e ciò fa nascere il sospetto che una parte più o meno ampia non sia legittima.
Peraltro, con il progetto de La scuola in chiaro, il ministero dell’Istruzione, università e ricerca già da qualche anno ha reso disponibili i dati delle assenze (per malattia, maternità e altri motivi) del personale a livello di singola scuola.
La figura 1 riporta i dati sulle assenze per malattia dei docenti per l’anno scolastico 2010-11 e il quadro è pressoché identico a quello evidenziato dal monitoraggio sulla legge 104. Le regioni del Nord sono più “presenti”, mentre il numero medio di giorni di assenza per malattia è più alto al Sud (in particolare in Calabria, in Sicilia e in Sardegna) e nel Lazio.
L’effetto sui risultati scolastici
Si poteva intervenire prima? Le assenze dei docenti rischiano di costare molto caro allo Stato, soprattutto in termini di acquisizione di competenze da parte degli studenti. Diversi studi internazionali sottolineano che le assenze degli insegnanti possono avere costi elevati in termini di risultati scolastici: oltre a creare ovvie difficoltà nell’organizzazione scolastica e discontinuità nelle lezioni, producono effetti di imitazione,che possono interessare non solo i colleghi di lavoro, ma anche gli studenti. Esther Duflo, Rema Hanna e Stephen Ryan ad esempio mettono in rilievo come la maggiore disciplina dei docenti a seguito dell’applicazione di una politica anti-assenteismo riduca anche le assenze degli studenti, migliorando così clima e risultati scolastici.
I dati Miur forniscono qualche indizio sull’esistenza di un legame tra le assenze dei docenti e i risultati degli studenti. La figura 2 riporta la relazione tra il numero di giorni medi di assenza per malattia dei docenti e il tasso di abbandono scolastico. I dati, aggregati a livello provinciale (in rosso le province del Sud), mostrano che le province con i tassi di assenza per malattia dei docenti più elevati sono quelle in cui il fenomeno dell’abbandono è più preoccupante.
Naturalmente, molti fattori possono spiegare la relazione. Basti pensare alla qualità degli ambienti scolastici e dei servizi di trasporto pubblico locale o ad altri fattori immateriali come le competenze organizzative dei dirigenti scolastici: in tutti questi ambiti, le scuole del Sud del paese presentano un divario importante rispetto al Centro-Nord. Inoltre, insegnare in scuole con alte percentuali di studenti a rischio di abbandono è indubbiamente più complicato e stressante. La figura potrebbe quindi indicare alti tassi di abbandono dove i docenti si ammalano “davvero” di più.
È comunque difficile pensare che in alcune aree non vi sia una quota significativa di assenze dovute a comportamenti opportunistici. Il clima di legalità e il capitale sociale della zona giocano un ruolo nelle scelte dei docenti su se e quanto “bigiare” la scuola. Questi fenomeni si accompagnano infatti a comportamenti collusivi, ad esempio, da parte di chi è chiamato a certificare la malattia.
Un indizio sul possibile legame tra assenze e capitale sociale di un’area lo troviamo nella figura 3 che identifica la relazione, questa volta negativa, tra un indicatore dello stock di capitale sociale a livello provinciale e le assenze per malattia dei docenti. La variabile di capitale sociale qui utilizzata è costruita utilizzando dati sulla diffusione della stampa quotidiana, il livello di partecipazione elettorale, la diffusione delle associazioni sportive e la diffusione di donatori e donazioni di sangue.
Le correlazioni qui riportate forniscono solo indizi, ma nessuna prova. E, per quanto ci è dato sapere, per il momento le informazioni a disposizione non consentono indagini più dettagliate o più aggiornate. Eppure, sarebbe importante approfondire, con dati adeguati, l’analisi di un fenomeno che potrebbe comportare significativi costi di lungo periodo.