Pubblicato il 22 Maggio 2025.

Fonte: Tuttoscuola

Intervista a Paolo M.G. Maino, presidente DiSAL su Tuttoscuola (maggio 2025)

  1. Presidente Maino  quando ha saputo che avrebbe fatto il Presidente  della Disal?  E’ preoccupato per le nuove responsabilità e per il ruolo che dovrà giocare nel panorama istituzionale scolastico?

L’elezione è avvenuta nell’Assemblea Soci all’interno dei lavori dell’annuale Convegno DiSAL che aveva come tema Guidare sistemi per la persona. Direzione pedagogica. collegialità e reti e si è svolto ad Arezzo. Negli ultimi 4 anni ho lavorato ‘gomito a gomito’ con il presidente uscente Ezio Delfino e la mia elezione è avvenuta nel segno della continuità nel servizio all’opera dell’associazione. È una responsabilità che, pur con il giusto grado di tensione, ho accettato come contributo per i soci e per tutto il sistema scolastico italiano per ciò che pertiene alla nostra associazione.

  1. A decorrere dal corrente anno scolastico è entrato in vigore il sistema di valutazione dei risultati dei dirigenti scolastici: è la scelta giusta? Quali la disponibilità, quali le preoccupazioni dei dirigenti scolastici?

Il DM 47 del 12.3.2025 interviene, innanzitutto, ad avvicinare la dirigenza scolastica alla dirigenza pubblica, legando la retribuzione di risultato ad un sistema di valutazione come accade per tutti i dirigenti pubblici. Questo è sicuramente il dato più positivo, al quale si può aggiungere la implementazione di un procedimento che oltre alla retribuzione di risultato dovrebbe servire ai dirigenti scolastici per innescare processi di miglioramento (implementazione e parziale ripresa del sistema indicato dalla L.107/2015, ma poi di fatto mai realizzato).

Restano aperte molte criticità. La necessità di realizzare in poco tempo ‘il miglior risultato possibile’ ha comportato che il focus della valutazione appoggi su dati meramente quantitativi presenti ‘a sistema’ senza il confronto con un Nucleo Esterno di Valutazione e quindi senza una terzietà che potrebbe/dovrebbe impedire una lettura solo burocratica degli obiettivi da raggiungere.

C’è, infatti, una specificità della dirigenza scolastica rispetto al resto della dirigenza pubblica legata alla complessità delle istituzioni scolastiche che corre il rischio di non emergere in questo modello di valutazione: con quali indicatori in particolare si possono misurare la leadership pedagogica e le competenze relazionali del dirigente scolastico? È necessario trovare il modo di introdurre evidenze qualitative che possano consentire ai dirigenti scolastici non solo di ottenere la retribuzione risultato, ma anche di sviluppare la propria professionalità al servizio della comunità scolastica. 

  1. La bozza di riforma delle Indicazioni nazionali ha aperto un profondo dibattito pedagogico e culturale. Quali le attese e le preoccupazioni di merito della Disal?

Disal ritiene che le Nuove I.N. debbano tenere  conto del ruolo del dirigente scolastico e del coordinatore didattico i quali devono:

– essere messi in grado di sostenere ed attuare procedure e progettazioni finalizzate ad aiutare i docenti a contestualizzare la proposta didattica e culturale disciplinare e di istituto rispetto ai bisogni formativi degli studenti e dei territori di riferimento:

– essere messi in grado di valorizzare e di consentire ai docenti la traduzione delle IN nel pieno esercizio della libertà di insegnamento e di educazione;

– essere messi in grado di interpretare il contesto scuola come spazio di soggettività professionale, di esercizio della progettualità collegiale e della relazione con i territori.

Riteniamo che il dibattito sulla bozza possa guardare a tutto l’impianto culturale e scendere poi ai dettagli sulle discipline (senza però cadere in una rigidità quasi prescrittiva) a partire da questi nota bene che possono essere ulteriormente sintetizzati nella parola autonomia. L’autonomia scolastica – che pure ha rango istituzionale – è orizzonte chiave per una personalizzazione degli apprendimenti, o è il manzoniano vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro?

  1. La Disal come vede il futuro dei giovani? Si interroga sul disagio giovanile in costante aumento, presente anche nelle aule scolastiche? Ha qualche antidoto da proporre? 

Sempre più spesso le cronache ci parlano di un profondo disagio giovanile e dell’esplosione di una emergenza educativa. La scuola è una delle poche istituzioni in cui stabilmente passano tutte le giovani generazioni, ma se da un lato non si possono addossare alla scuola responsabilità che non ha e che sono in capo alla famiglia, dall’altro gli attori della scuola (organi centrali, periferici e autonomie scolastiche) devono rendersi conto di questo contesto e attrezzarsi per leggerlo. Difficile in poche righe fare proposte di ‘antidoti’ (che per altro non credo esistano in modo magico). Provo solo a indicare un atteggiamento da conservare e tutelare per i dirigenti scolastici: ricordarsi che innanzitutto si è leader pedagogici, cioè siamo chiamati a guidare (‘ago’) dei bambini/giovani (‘paidos’) e guidare significa ‘accompagnare’, ‘condurre’, ‘sostenere’. E il metodo è il dialogo aperto e franco con tutte le componenti delle nostre comunità scolastiche. Al convegno di Arezzo il filosofo e psichiatra Miguel Benasayag ha posto con chiarezza il dilemma della società di oggi: ‘funzionare o esistere?’. Il dirigente scolastico può incidere positivamente e realmente nei contesti che gli sono affidati se si ricorderà che il primo compito è quello di mettere al centro della proposta formativa ed educativa la vita e non un modello burocratico.

  1. I rapidi progressi dell’IA impongono ritmi accelerati alle trasformazioni e allo stesso tempo molte sfide etiche. I dirigenti scolastici sono pronti ad affrontarle? Nei numerosi progetti di aggiornamento PNRR emerge anche quest’aspetto?

Le sfide dell’IA e soprattutto la sua pervasività con crescita esponenziale (avete presente l’anello di Meta Ai in basso a destra quando aprite Whatsapp, vero?) sono il segno più evidente di ritornare all’essenziale del fare scuola. Non possiamo più pensare di essere depositari esclusivi di conoscenze che l’IA recupera con velocità di calcolo e con mole di dati con cui nessun docente può competere. Si tratta oggi a scuola di aiutare gli studenti a porre domande, a sviluppare senso critico, a riconoscere il valore dell’esperienza. Così l’IA potrà rimanere uno strumento e non un fine. Gli attori della scuola compresi i dirigenti scolastici non sono preparati a questa sfida (ma chi lo è davvero), ma possono attivarsi per esserlo. Le associazioni professionali come DiSAL e le reti con Università e ITS sono alleati indispensabili per progettare percorsi di formazione e di accompagnamento.

Scarica qui l’intervista in pdf come estratto dal numero di maggio di Tuttoscuola.

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