Fonte: Orizzonte scuola
Articolo di Anselmo Penna
I dati raccolti da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca, basati sulle rilevazioni INVALSI 2022-23, raccontano una scuola superiore italiana in cui la distanza tra studenti non dipende solo dalla regione di appartenenza, ma anche dall’indirizzo di studio scelto. Si tratta di un dato già noto, il legame tra indirizzi di studio e livello di competenze raggiunto dagli studenti.
I numeri che parlano chiaro
Gli studenti dei licei scientifici raggiungono risultati nettamente superiori nelle competenze di Italiano e Matematica rispetto ai coetanei degli istituti tecnici, degli altri licei e, in particolare, degli istituti professionali. In tutte le macroaree del Paese, questo schema si ripete con costanza e impressionante regolarità.
Nel Nord Est, la frattura è abissale: i licei scientifici totalizzano un punteggio medio di 242, mentre gli studenti dei professionali si fermano a 174. Una differenza di 68 punti, che – come evidenzia il rapporto – “equivale a più di 3 anni di scuola”.
Situazione analoga nel Nord Ovest, dove si passa dai 239 punti degli scientifici ai 174 dei professionali. Anche qui, lo scarto è di ben 65 punti.
Nel Centro, i licei scientifici si attestano su 226, mentre i professionali crollano a 168.
Il Sud mostra una forbice meno ampia ma comunque significativa: 212 contro 166.
Infine, nel Sud e Isole, la distanza resta elevata: 206 per gli scientifici e 158 per i professionali.
Non meno rilevanti sono i punteggi intermedi: i tecnici si mantengono in posizione intermedia (tra i 182 e i 205 punti a seconda della zona), così come gli altri licei (tra 178 e 200 punti). È evidente, però, che la vera linea di frattura corre tra il gruppo dei licei – in particolare quelli scientifici – e quello degli istituti professionali, sistematicamente fanalino di coda.
Da rilevare anche la differenza di quasi 40 punti tra i risultati dei licei scientifici del Nord Este e quelli del Sud e Isole
Una scuola stratificata
Lo studio ha evidenziato come la scelta dell’indirizzo di studio, già a 14 anni, non sia solo una questione di inclinazione personale o interesse, ma abbia un impatto determinante sul livello di apprendimento raggiunto. È una stratificazione che riflette – e rafforza – le disuguaglianze sociali e territoriali: nei professionali si concentrano più spesso gli studenti con un retroterra socioeconomico fragile, e il divario che ne emerge non è solo scolastico, ma culturale e strutturale.
Grafico tratto dallo studio “Divari scolastici in Italia. Un’indagine sulle differenze di apprendiemnto nei territori e tra le scuole”. Fondazione Angelli e Fondazione Rocca.