Pubblicato il 19 Giugno 2025.

L’editoriale di Maccioni su Avvenire ha raccolto il 40% delle preferenze. Un intervento di commento dell’editorialista.

La tematica del rispetto ha fatto centro tra i 524mila maturandi del 2025. Tra le sette tracce proposte per la prima prova scritta, quella che prendeva spunto dalla riflessione di Riccardo Maccioni, su Avvenire del 17 dicembre 2024 sul “Rispetto”, parola dell’anno secondo la Treccani, è stata scelta dal 40,3% dei candidati. Quasi un plebiscito, dato che la seconda scelta (la traccia sull’indignazione quale motore dei social, di Anna Meldolesi e Chiara Lalli), ha totalizzato il 15,4% delle preferenze. Al terzo posto (13,6%) il testo “I giovani, la mia speranza” di Paolo Borsellino. Il 12,8% dei maturandi ha quindi scelto di svolgere il tema a partire dal testo di Brendon sugli “Anni Trenta, il decennio che sconvolse il mondo”, mentre il tema dell’Antropocene e dell’impatto dell’uomo sull’ambiente di Telmo Pievani è stato preferito dall’8,2% degli studenti. In pochi hanno scelto di cimentarsi con l’analisi del testo letterario. Il 7,4% si è misurato con Pier Paolo Pasolini, mentre il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa ha incontrato i favori di appena il 2,3% dei ragazzi.

Il tema del rispetto, evidentemente molto sentito dalla generazione dei 19enni, ha spopolato in tutti i percorsi scolastici. Nei Licei ha raccolto il 39,3% delle preferenze, nei Tecnici il 39% e nei Professionali addirittura il 45,7%.

Per il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è un tema «fondamentale» nei percorsi formativi ed educativi degli studenti. «Perché insisto così tanto sul rispetto? Perché l’ho inserito nelle linee guida dell’educazione civica? Perché non esiste centralità della persona se non impari a rispettare l’altro – sottolinea il Ministro – perché non ci sono solo i diritti ma anche i doveri se no non c’è la cultura del rispetto. Tutti devono avere rispetto per i nostri docenti – ha aggiunto Valditara – che fanno un lavoro straordinario».

Anche per la sottosegretaria Paola Frassinetti, la traccia sul rispetto si è rivelata «particolarmente significativa». «Proprio il rispetto – verso sé stessi, verso gli altri, verso le regole e le istituzioni – è uno dei pilastri su cui il Ministero ha costruito riforme e nuove linee guida dell’educazione civica», ricorda Frassinetti. La traccia sul rispetto è stata giudicata «agevole» dal 33% dei maturandi intervistati dal portale Skuola.net subito dopo la fine della prima prova. Positivamente è stata accolta la scelta di inserire il testo del giudice Borsellino, entrato per la prima volta tra le tracce della Maturità dal 1992, anno della sua uccisione per mano del mafia. Secondo il sondaggio di Skuola.net, ben 8 studenti su 10 conoscono questa terribile pagina di storia nazionale, con il 46% che ha dichiarato di averne parlato in classe e una percentuale identica ha affrontato il tema in autonomia.

Giudizi negativi, invece, sulle tracce letterarie: 2 su 3 hanno dichiarato di non aver mai affrontato i due autori oggetto della prova (Pasolini e Tomasi di Lampedusa). Così il 62% degli intervistati ha dichiarato di essere stato letteralmente «spiazzato» dalle scelte del ministero. Solo il 38% ha affermato di non essere stato colto di sorpresa, tra chi è riuscito a indovinare più di una traccia e chi si è accontentato di averne azzeccata almeno una, anche se magari non quella preferita.

Più nello specifico, si legge in una nota di Skuola.net, le tracce hanno suscitato opinioni contrastanti tra i maturandi: il 24% le ha trovate «stimolanti», il 28% ha trovato «interessante» soltanto la proposta che poi ha deciso di sviluppare, mentre un altro 26% ne ha apprezzato almeno una parte. Il restante 22%, invece, non ha trovato nulla di realmente convincente e si è quindi orientato sulla scelta meno peggiore.

Complessivamente, il 51% non è rimasto troppo sorpreso dalle tracce del testo argomentativo e del tema di attualità. Più della metà, infatti, non si è fatta cogliere impreparata: il 30% aveva affrontato in classe gran parte degli argomenti, il 21% addirittura li ha trattati tutti. Il 40% dei maturandi ha comunque dichiarato di essere rimasto spiazzato dalle tracce, anche se il 17% ha confessato di essere riuscito a copiare durante la prova e il 9% ha ricevuto aiuto dai compagni, il 6% si è aiutato con bigliettini e altri escamotage e l’1% è addirittura riuscito a copiare tramite strumenti digitali.

Giovedì mattina, intanto, è prevista la seconda prova scritta, specifica per i diversi indirizzi di studio: Latino al Liceo classico; Matematica al Liceo scientifico; Lingua e cultura straniera 1 al Liceo linguistico; Lingua inglese per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Turismo”; Geopedologia, Economia ed Estimo per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”.

Maturità. Maccioni: «Il rispetto è relazione, dobbiamo uscire dall’individualismo»


Il caporedattore di Avvenire si mostra sorpreso e orgoglioso per la citazione nelle tracce dei temi: le parole vanno abitate e usate in un certo modo, per questo la comunicazione è importante

Nel tempo della comunicazione istantanea, di relazioni filtrate dai social e di un linguaggio spesso improntato all’aggressività, una parola preziosa va al centro del dibattito pubblico in quanto selezionata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito tra le tracce della prima prova scritta dell’Esame di Maturità 2025, dopo essere stata stata scelta dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani come parola dell’anno 2024. Si tratta della parola “rispetto”, proposta a partire da un brano di un articolo di Riccardo Maccioni, uscito lo scorso anno su “Avvenire”.

Il brano proposto, ricco di richiami etici, culturali e linguistici, partiva da un concetto tanto semplice quanto efficace sulla parola “rispetto” che, scriveva Maccioni «esprime attenzione, gusto dell’incontro, stima» contro l’indifferenza, la noncuranza, la sufficienza, l’insolenza, il disprezzo e lo spregio. E così, fra i 7 temi proposti, vicino a «giganti» come Pasolini per la poesia e Tomasi di Lampedusa per la prosa, il caporedattore di Avvenire, che si mostra sorpreso: «Sono stato avvisato dai primi messaggi di colleghi e amici stamattina. Non pensavo proprio a una cosa del genere. Sono rimasto sbalordito, molto colpito dal fatto che la mia riflessione fosse accanto a quella di un gigante come Pasolini».

Che messaggio speri sia arrivato ai ragazzi che hanno scelto la tua traccia?

«Ho una speranza: che coloro i quali hanno scelto la traccia tratta dal mio editoriale siano invogliati a guardarsi dentro, per cercare elementi positivi. Oggi spesso manca il rispetto, siamo più violenti, più aggressivi, ma rispetto è guardarsi dentro per scoprire i semi della costruzione di una società migliore, fondata su un’idea positiva dello stare insieme. Credo che il rispetto sia un valore costruttivo, un invito a costruire, e spero che i ragazzi e le ragazze trovino dentro elementi che li invoglino al rispetto».

Oggi si sta perdendo il senso del rispetto?

«Ci viene spesso suggerito che si sta perdendo il rispetto. Siamo in un periodo in cui si tende a trasformare in positivi valori che in realtà sono negativi. Faccio l’esempio della cattiveria: è vero che bisogna sempre contestualizzare ma ad esempio nello sport, nell’agonismo, che ha una sua dimensione particolare, quando una squadra perde capita si dica che si è perso perso perché non si è stati sufficientemente cattivi. Questo credo sia già un modo per far passare come positivo un elemento negativo».

E invece cosa significa per te “rispetto”?

«Il rispetto implica un’altra cosa: considerare sempre l’altro. Questo vale anche per noi giornalisti: quando raccontiamo una vicenda, dobbiamo sempre ricordarci che ci sono persone umane dall’altra parte. Dobbiamo guardare alla persona nella relazione, per far sì che non si cada nell’altro grande rischio della società di oggi, ovvero l’indifferenza. Anche di fronte alle grandi crisi internazionali, invece, ci si preoccupa solo se hanno conseguenze dirette sulla nostra vita il più delle volte».

Da dove bisognerebbe ripartire per recuperare il valore del rispetto?

«Io credo che si debba recuperare l’origine della parola: “rispetto” significa guardarsi dietro e guardarsi dentro, quindi, una capacità introspettiva. E poi, si dovrebbe recuperare la dimensione dello stare insieme, uscire dall’individualismo e dal narcisismo. È una chiave di lettura che ci fa interpretare il mondo e ci fa capire che dobbiamo costruire insieme. Il rispetto implica sempre relazione».

Che ruolo gioca il linguaggio nella costruzione di una cultura del rispetto?

«Mi colpisce sempre quando, sui social, o in certi video, si leggono commenti del tipo: “Ecco come Questo ha asfaltato Quello.” Sembra quasi si debba sempre essere aggressivi per forza. Invece il rispetto è anche un invito a usare parole di pace, parole disarmate e disarmanti, come dice il Papa e come credo debba essere il linguaggio. Dobbiamo purificare le parole del vocabolario».

Che potere hanno le parole?

«Le parole non sono semplicemente fiato e voce. Le parole vanno abitate, vanno usate in un certo modo, perché la comunicazione è il primo passo del rispetto».

Cosa diresti ai ragazzi per aiutarli a riflettere sul rispetto?

«Li inviterei a pensare ai propri fallimenti, a quando si sono sentiti “finiti”, e a riflettere su cosa li ha aiutati in quel momento. Cosa hanno saputo dare ad amici o familiari che erano in quella condizione? Presentare il proprio fallimento come uno strumento per rialzarsi. Ricordarsi di cosa abbiamo bisogno quando ci sentiamo nulli e persi. Ecco: il rispetto è anche fare entrare nella nostra vita i fallimenti degli altri, per crescere insieme».

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