Fonte: Il sussidiario.net
Articolo di Max Ferrario
Nel libro “Giovani smarriti in attesa di una speranza” di Domenico Zeni, le risposta di Ezio Delfino, Presidente uscente DiSAL
“Oggi ci sono altri ostacoli da affrontare”, ha detto Papa Leone XVI nel discorso del 15 maggio ai Fratelli delle Scuole cristiane guardando ai giovani del nostro tempo. “Pensiamo – ha proseguito – all’isolamento che provocano dilaganti modelli relazionali sempre più improntati a superficialità, individualismo e instabilità affettiva; alla diffusione di schemi di pensiero indeboliti dal relativismo; al prevalere di ritmi e stili di vita in cui non c’è abbastanza posto per l’ascolto, la riflessione e il dialogo, a scuola, in famiglia, a volte tra gli stessi coetanei, con la solitudine che ne deriva”.
In un’epoca in cui il mondo giovanile appare sempre più complesso e, talvolta, incomprensibile agli occhi degli adulti, il nuovo volume curato da Domenico Zeni, Giovani smarriti in attesa di una speranza (Edizioni Sanpino, 2025), si offre come una guida utile e preziosa alla sua interpretazione, rintracciando segnali di speranza.
Con la prefazione di Alessandro Banfi, il volume – nel dialogo incalzante ed avvincente con tre professionisti implicati nel loro lavoro con i minori – non si limita a fotografare le loro fragilità, ma offre concrete soluzioni e un invito all’azione per genitori, insegnanti e tutti coloro che hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni.
La prefazione di Banfi introduce il tema centrale: i giovani sono un “pianeta tutto da esplorare”, dotati di grandi qualità, ma anche di preoccupanti fragilità. E il libro si propone di sondare queste complessità attraverso una lente unica e autorevole: le testimonianze di tre professionisti che operano quotidianamente nel mondo giovanile.
Zeni, che ha ideato le interviste del libro, lombardo di nascita e torinese di adozione con esperienza nel mondo della comunicazione e coinvolto in attività di carattere sociale, coglie le diverse sfaccettature dei temi giovanili e le traduce in temi e domande generative di un dialogo originale ed arricchente per il lettore.
Il curatore spiega che “la disperazione non può essere l’ultima spiaggia”, un’affermazione che è la traccia che regola e dà ragione dello svolgimento di tutto il libro e che spinge a cercare le cause profonde di fenomeni sempre più diffusi come il bullismo, le dipendenze, la demotivazione e lo smarrimento dei ragazzi non con un atteggiamento accusatorio, ma con compassione e desiderio di capire.
Il cuore del libro è costituito da tre lucide e ricche interviste a figure di qualificato profilo.
La prima intervista è rivolta a Adriana Olessina, psichiatra, la quale offre, nello svolgersi delle domande a lei rivolte, una prospettiva clinica sul disagio giovanile, analizzando le manifestazioni più nascoste e i segnali di allarme. La sua testimonianza è interessante per comprendere le dinamiche psicologiche che possono portare i giovani a comportamenti autodistruttivi o a situazioni di grave smarrimento.
Stefano Scovazzo, già presidente del Tribunale dei minori di Torino, con una ricca esperienza nel campo della giustizia minorile, nello svolgersi della sua intervista rivela fatti drammatici commessi da giovani “quasi normali”, i cosiddetti “insospettabili”. Questa parte del libro è un richiamo forte alla necessità di non sottovalutare i campanelli d’allarme e di intervenire tempestivamente con interventi educativi mirati.
Ezio Delfino, dirigente scolastico, offre, nelle sue risposte, riflessioni, argomentazioni, esempi e modelli che documentano una visione della scuola che va oltre le criticità e che si rivela luogo ricco di potenzialità formative. Egli testimonia un modello di leadership pedagogica tesa a risvegliare, attraverso la progettazione didattica e la generazione nelle scuole di comunità di adulti impegnati a far riscoprire nei ragazzi il “gusto della conoscenza”, trasformando il tempo a scuola in un “tempo della scoperta”.
Emerge l’idea di una educazione come “comunicazione di sé al giovane”, non solo di contenuti, ma della propria esperienza del vivere che diventa proposta attraverso l’azione didattica e collegiale. Il “vero adulto” è colui che sa “generare”, offrendo un’autentica autorità che attrae i giovani, spingendoli all’apertura e alla fiducia.
Uno dei punti di forza più significativi del libro è la sua capacità di non limitarsi alla diagnosi del problema, ma di indicare soluzioni praticabili e già sperimentate dagli intervistati. Ogni professionista suggerisce intelligenti interventi educativi in modo particolare per i casi più problematici.
Il libro è un “provocazione” al mondo degli adulti: genitori, educatori, medici, professionisti dei servizi, operatori del terzo settore, tutti sono chiamati in causa. Non è un testo che punta il dito, ma che offre tracce di positività, animate dalla profonda passione dei tre intervistati attivamente implicati con le loro domande esistenziali ed i problemi dei più giovani, fornendone una prospettiva autentica e operativa. Traspare nelle interviste l’esperienza vissuta in prima linea che le rende estremamente credibili e ispiratrici.
Domenico Zeni ha curato, in sintesi, un libro che, come sottolinea il capitolo sull’intervista a Ezio Delfino, è un “inno alla resilienza, alla ricerca di sé e al potere trasformativo della speranza”: un richiamo alla responsabilità di essere “veri adulti”, capaci di comunicare – come bene testimoniano i tre intervistati – la propria esperienza di vita e di offrire ai giovani una proposta vissuta come ‘onore prima ancora che come dovere.
“È bello constatare come la vostra presenza – ha sottolineato il Papa ai Fratelli delle Scuole cristiane – continui a portare con sé la freschezza di una ricca e vasta realtà educativa, con cui ancora, in varie parti del mondo, con entusiasmo, fedeltà e spirito di sacrificio, vi dedicate alla formazione dei giovani”.
Una freschezza che si rintraccia nei dialoghi di questo volume e che ravviva, rilanciandolo, l’impegno di chiunque creda nel valore inestimabile dell’educazione e nel potenziale di ogni giovane, anche di quelli che sembrano più smarriti.