Indice
INTRODUZIONE
Editoriale di Filomena Zamboli
PARTE I - IL QUADRO DEL PROBLEMA
Dentro la transizione: ricominciare dalla bellezza di Costantino Esposito
Complessità e desiderio. Il canone formativo del risveglio di Dario Eugenio Nicoli
La conoscenza oltre lo specialismo: desiderio di totalità e meraviglia nel dialogo transdisciplinare di Antonio Lizzadri
Per la scuola aperta all’umano e all’umanità. Una scuola mediterranea di Damiano Previtali
Empowering school leaders and educators through data and dialogue. The case of PISA for schools di Tanja Bastianić e Joanne Caddy
Coniugare nell’azione leadership educativa e management scolastico di Roberto Fraccia
PARTE II - TESSERE DEL MOSAICO
Far parlare la bellezza attraverso il tempo di Luigi Vicinanza
Scrivere e raccontare la bellezza di Ubaldo Casotto
Bellezza e desiderio per una direzione culturale delle scuole di Ezio Delfino
PARTE III - ESPERIENZE A CONFRONTO
Esperienza 1 “Dalla classe all’orchestra” Un progetto inclusivo per lo sviluppo delle competenze socio-emotive e di cittadinanza di Simona Favari
Esperienza 2 Progettare le scuole come luoghi di bellezza in contesti complessi: urbani e periferici di Antonella Laura Cascone
Esperienza 3 Cambiare il volto e l’organizzazione di una comunità scolastica di Tiziana Buono
PARTE IV - OLTRE LA NORMATIVA
Competenze manageriali dei dirigenti scolastici e ruolo del management scolastico. Intervista al Prof. T. Agasisti a cura di M. Cassinari – Dirigente scolastico
Editoriale
Questo numero della Rivista dal titolo affascinante Canoni innovativi per il tempo nuovo – Leadership Desiderio Bellezza – nasce da una domanda che interpella, in questi anni sofferti, eppure nostri, chi opera al servizio delle scuole del Paese. Ed è innanzitutto una domanda di senso, generata proprio dalla fatica di questi tempi al sapore di covid e resa impellente come un grido interiore che non smette. Essa si origina dalla esperienza di bellezza che è accaduta dentro la fatica di un tempo che non esitiamo a definire nuovo. Ma la bellezza non è una idea generale o una dimensione estetica, è una esperienza. Afferma Costantino Esposito che “la bellezza ha a che fare con una certa vibrazione del nostro sguardo per cui guardando il mondo noi possiamo vedere qualcosa”. Si tratta di “un’esperienza strepitosa e misteriosa: la bellezza scatta quando noi ci sentiamo attratti da qualcosa”. Perché, in questo tempo di transizione, vogliamo ricominciare dalla Bellezza? Perché “la bellezza è un giudizio, non solo un sentimento o un feeling, come quando ascoltiamo la musica che ci prende il cuore” e quindi “l’esperienza della bellezza è un’esperienza affettiva – emotiva, ma anche più che emotiva – la cui forma però è un giudizio, cioè un rendersi conti della realtà”.
Il numero affronta, innanzitutto, questi aspetti di metodo provando a declinare le riflessioni autorevoli del Prof. Esposito e del Prof. Nicoli, Bellezza, Complessità e Desiderio. Ambiti che nel nostro operare concreto generano la meraviglia nel dialogo transdisciplinare.
Quali sono gli effetti di questo nuovo modo di guardare alla scuola e al nostro ambito professionale? Il numero propone alcune prospettive innovative che sovvertono lo sguardo solito con cui abbiamo, fino ad oggi, pensato i contesti scolastici. È quanto emerge dal “Per la scuola aperta all’umano e all’umanità. Una scuola mediterranea” di Damiano Previtali, sia dai lavori sulla leadership scolastica, disegnata non secondo una curvatura gestionale ma in una dimensione attrattiva di rapporto umano.
Se Leadership – Desiderio – Bellezza sono Canoni innovativi per il tempo nuovo, le esperienze, narrate nella seconda e terza parte del numero, fanno emergere il Dove e il Quando si può vivere di bellezza nella professione. Specialmente se la realtà morde e affatica. Quando da essa ci lasciamo interrogare, affiora il senso e accade il cambiamento; in questa prospettiva “il contrario della bellezza non è la bruttezza, ma l’insensatezza”. Insomma, si tratta di un numero rivoluzionario in cui ci si sorprende come voci autorevoli della riflessione sociologica e pedagogica affermino, senza timore di contraddire una impronta funzionalista, il vestito più stretto che la scuola ha mai indossato nel nostro Paese, che educare è una esperienza che ha al centro la persona.
A Giacomo Leopardi che scriveva: “Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura, di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità, suppliscano all’esperienza”, fa da controcanto Dario Nicoli quando afferma: “La questione culturale è una questione esistenziale: il sapere di saggezza non è rinchiuso entro uno spazio di meri “insegnamenti”, in quanto il vero apprendimento è una risposta ad un problema, esplicito o implicito, fatta emergere dagli alunni come conquista entro un’operazione culturale che si avvale della fecondità del dialogo tra le generazioni”. Leggerete questo numero con occhi limpidi e troverete davvero che la Bellezza è lo splendore del Vero, pronti per un viaggio in cui si paleserà risposta alla famosa domanda di Totò che in un suo esilarante film, perso in piazza Duomo, a Milano, chiedeva a un vigile urbano: “Per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?” C’è una sola possibile risposta: incontro alla Bellezza.
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INTRODUZIONE
Editoriale di Filomena Zamboli
PARTE I - IL QUADRO DEL PROBLEMA
Dentro la transizione: ricominciare dalla bellezza di Costantino Esposito
Complessità e desiderio. Il canone formativo del risveglio di Dario Eugenio Nicoli
La conoscenza oltre lo specialismo: desiderio di totalità e meraviglia nel dialogo transdisciplinare di Antonio Lizzadri
Per la scuola aperta all’umano e all’umanità. Una scuola mediterranea di Damiano Previtali
Empowering school leaders and educators through data and dialogue. The case of PISA for schools di Tanja Bastianić e Joanne Caddy
Coniugare nell’azione leadership educativa e management scolastico di Roberto Fraccia
PARTE II - TESSERE DEL MOSAICO
Far parlare la bellezza attraverso il tempo di Luigi Vicinanza
Scrivere e raccontare la bellezza di Ubaldo Casotto
Bellezza e desiderio per una direzione culturale delle scuole di Ezio Delfino
PARTE III - ESPERIENZE A CONFRONTO
Esperienza 1 “Dalla classe all’orchestra” Un progetto inclusivo per lo sviluppo delle competenze socio-emotive e di cittadinanza di Simona Favari
Esperienza 2 Progettare le scuole come luoghi di bellezza in contesti complessi: urbani e periferici di Antonella Laura Cascone
Esperienza 3 Cambiare il volto e l’organizzazione di una comunità scolastica di Tiziana Buono
PARTE IV - OLTRE LA NORMATIVA
Competenze manageriali dei dirigenti scolastici e ruolo del management scolastico. Intervista al Prof. T. Agasisti a cura di M. Cassinari – Dirigente scolastico
Editoriale
Questo numero della Rivista dal titolo affascinante Canoni innovativi per il tempo nuovo – Leadership Desiderio Bellezza – nasce da una domanda che interpella, in questi anni sofferti, eppure nostri, chi opera al servizio delle scuole del Paese. Ed è innanzitutto una domanda di senso, generata proprio dalla fatica di questi tempi al sapore di covid e resa impellente come un grido interiore che non smette. Essa si origina dalla esperienza di bellezza che è accaduta dentro la fatica di un tempo che non esitiamo a definire nuovo. Ma la bellezza non è una idea generale o una dimensione estetica, è una esperienza. Afferma Costantino Esposito che “la bellezza ha a che fare con una certa vibrazione del nostro sguardo per cui guardando il mondo noi possiamo vedere qualcosa”. Si tratta di “un’esperienza strepitosa e misteriosa: la bellezza scatta quando noi ci sentiamo attratti da qualcosa”. Perché, in questo tempo di transizione, vogliamo ricominciare dalla Bellezza? Perché “la bellezza è un giudizio, non solo un sentimento o un feeling, come quando ascoltiamo la musica che ci prende il cuore” e quindi “l’esperienza della bellezza è un’esperienza affettiva – emotiva, ma anche più che emotiva – la cui forma però è un giudizio, cioè un rendersi conti della realtà”.
Il numero affronta, innanzitutto, questi aspetti di metodo provando a declinare le riflessioni autorevoli del Prof. Esposito e del Prof. Nicoli, Bellezza, Complessità e Desiderio. Ambiti che nel nostro operare concreto generano la meraviglia nel dialogo transdisciplinare.
Quali sono gli effetti di questo nuovo modo di guardare alla scuola e al nostro ambito professionale? Il numero propone alcune prospettive innovative che sovvertono lo sguardo solito con cui abbiamo, fino ad oggi, pensato i contesti scolastici. È quanto emerge dal “Per la scuola aperta all’umano e all’umanità. Una scuola mediterranea” di Damiano Previtali, sia dai lavori sulla leadership scolastica, disegnata non secondo una curvatura gestionale ma in una dimensione attrattiva di rapporto umano.
Se Leadership – Desiderio – Bellezza sono Canoni innovativi per il tempo nuovo, le esperienze, narrate nella seconda e terza parte del numero, fanno emergere il Dove e il Quando si può vivere di bellezza nella professione. Specialmente se la realtà morde e affatica. Quando da essa ci lasciamo interrogare, affiora il senso e accade il cambiamento; in questa prospettiva “il contrario della bellezza non è la bruttezza, ma l’insensatezza”. Insomma, si tratta di un numero rivoluzionario in cui ci si sorprende come voci autorevoli della riflessione sociologica e pedagogica affermino, senza timore di contraddire una impronta funzionalista, il vestito più stretto che la scuola ha mai indossato nel nostro Paese, che educare è una esperienza che ha al centro la persona.
A Giacomo Leopardi che scriveva: “Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura, di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità, suppliscano all’esperienza”, fa da controcanto Dario Nicoli quando afferma: “La questione culturale è una questione esistenziale: il sapere di saggezza non è rinchiuso entro uno spazio di meri “insegnamenti”, in quanto il vero apprendimento è una risposta ad un problema, esplicito o implicito, fatta emergere dagli alunni come conquista entro un’operazione culturale che si avvale della fecondità del dialogo tra le generazioni”. Leggerete questo numero con occhi limpidi e troverete davvero che la Bellezza è lo splendore del Vero, pronti per un viaggio in cui si paleserà risposta alla famosa domanda di Totò che in un suo esilarante film, perso in piazza Duomo, a Milano, chiedeva a un vigile urbano: “Per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?” C’è una sola possibile risposta: incontro alla Bellezza.