Pubblicato il 17 Luglio 2025.

Fonte: Globe todays

Articolo di Maddalena Carlini

Il Ministro Valditara: chi boicotterà” la prova orale sarà bocciato! Chi è pro, chi è contro, chi ci ragiona su. Il contributo di una Dirigente del I ciclo

Periodicamente e in particolar modo nei mesi estivi, forse per una congiuntura astrale o diretta intercessione del Santo Patrono dei Giornalisti, si verificano episodi di cronaca che sembrano confezionati su misura per dare una rinfrescata al caldo torrido, cui ormai siamo rassegnati, con la brezza dell’imprevisto. In particolare, sul versante della scuola, nel giro di pochi giorni, sono successi tre casi di maturandi che si sono rifiutati di svolgere il colloquio orale, contando su una promozione dovuta solo a crediti e prove scritte.

La protesta degli studenti, attribuita dagli stessi alla mancanza di umanità dei docenti e al sistema di valutazione di una Scuola centrata sulla misurazione delle performance e poco attenta alle esigenze dei ragazzi, oltre a suscitare indignazione o consensi nell’opinione pubblica e l’intervento di voci autorevoli in campo psicopedagogico, è stata oggetto della replica del Ministro dell’Istruzione e del merito Valditara, che, nell’ambito della riforma dell’esame di maturità, ha stabilito che chi “boicotterà” la prova orale sarà bocciato. Punto.

Daniele Novara: dalla parte degli studenti

Tra i componenti della tifoseria degli studenti spicca Daniele Novara, famoso psicopedagogista, il quale si schiera a favore della protesta contro un sistema scolastico asfittico e fermo alla Riforma Gentile dei primi decenni del ‘900, capace solo di validare il percorso scolastico attraverso medie matematiche e certificazioni di competenze avulse dal progetto di vita dei ragazzi, che dovrebbero invece essere condotti a “vivere la scoperta, l’entusiasmo, la curiosità, a trovare le domande e lavorare sulla ricerca delle risposte”.

Personalmente: colloquio orale non prova orale

Personalmente, da Dirigente Scolastica del primo ciclo d’istruzione, impegnata ogni anno, con i Docenti della Scuola secondaria di primo grado, ad individuare la modalità di assegnazione dei criteri dell’orale più consona alla valorizzazione delle competenze maturate dagli alunni nel triennio, ritengo che il colloquio dovrebbe costituire una grande opportunità di espressione personale da parte dei ragazzi, il “loro momento” per presentare il “tesoro” non solo  di esperienze, ma anche di idee e intuizioni, accumulato negli anni di studio, con l’orgoglio di portarselo via, in tasca, verso quel futuro cui gli adulti, soprattutto se educatori, hanno l’onore di accompagnarli.

Non a caso ho citato il termine “colloquio”, che è ben diverso dalla “prova” orale, sebbene i due sostantivi siano attribuiti indistintamente all’ultima fase degli esami. Se si tratta di un colloquio, infatti, per quanto la scuola possa nostalgicamente riecheggiare la Riforma Gentile, ci sono tutte le condizioni per poter argomentare le proprie convinzioni, anche attraverso collegamenti disciplinari, arrivando ad esprimere, se si ritiene giusto farlo, una “protesta” argomentata, forte, a prova di sdegno facile e sospetto opportunismo.

Il silenzio non rende mai giustizia

Il silenzio, a mio avviso, non rende mai giustizia.  In ogni caso, a fronte di un comportamento che non possiamo liquidare come comoda ribellione, e che esige una lettura cui certamente non bastano le misure sanzionatorie, la Scuola è chiamata ad interrogarsi su se stessa, per diventare capace di guidare la trasformazione dei processi educativi verso un nuovo approccio all’apprendimento, in grado di valutare per dare valore agli studenti, ai loro progressi, alle cadute e alla forza di rialzarsi, alle attitudini da coltivare, alle aspettative da incoraggiare.  E allora accogliamo il segnale silenzioso per ripartire dal vuoto che ha lasciato e ridare voce alle speranze degli studenti, attraverso il dialogo, la cura, la relazione.  

Papa Francesco: Fate rumore!

Ricordiamo l’invito di Papa Francesco ai giovani: “Fate rumore!”, perché il mondo ha bisogno “del vostro coraggio, della vostra simpatia, della vostra gioia contagiosa e anche di quel pizzico di follia che voi sapete portare in ogni situazione, e che aiuta a uscire dal torpore delle abitudini e degli schemi ripetitivi in cui a volte incaselliamo la vita”. Il silenzio, se non è tale per consentire l’ascolto ma è la negazione del dialogo, non può appartenere a chi si prepara per una vita adulta che dovrà essere improntata alla relazione, al confronto, alla reciprocità. E di questo dobbiamo farcene carico.

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