Pubblicato il 20 Febbraio 2025.

Fonte: DiSAL Liguria

Articolo di Mario Predieri

Seminario di formazione – DiSAL Liguria

Giovedì 20 febbraio  2025, ore 15.30 – 17.30, si è svolto all’I.I.S. Firpo – Buonarroti a Genova, il laboratorio DiSAL Liguria dedicato al tema “La collegialità: un metodo per affrontare le emergenze educative e didattiche di oggi tra esperienze e percorsi”. 

Il Presidente DiSAL Liguria ha aperto l’incontro ricordando le linee del tema di lavoro. La scuola vive oggi contestualmente diverse emergenze. Gli insegnanti si trovano di fronte alunne ed alunni che spesso esprimono disagio di fronte all’impegno quotidiano, fino a giungere a disturbi di apprendimento, alimentari, psichici e a fenomeni di ritiro dalla scuola. E spesso anche gli adulti  nella scuola avvertono difficoltà crescenti a far fronte a esigenze diversificate e complesse. Risposte e tentativi si arrendono frequentemente alla difficoltà di trovare strade per rispondere a queste emergenze. La collegialità può ancora essere una strada per sostenere e incrementare la responsabilità didattica ed educativa dei docenti promuovendo azioni efficaci nei confronti degli studenti?”

La Dirigente scolastica Nora Terzoli ha elencato alcuni temi da affrontare insieme come comunità educante: demotivazione degli studenti, bullismo, cyberbullismo, baby gang, noia, aggressioni al personale della scuola, esiti poco confortanti sugli apprendimenti. Ha poi preso le mosse da un’osservazione dello psichiatra Prof. Cornaggia che ha rilevato come il problema del nostro tempo è che gli adulti chiedono ai ragazzi una conferma della propria identità. Come può agire il metodo della collegialità? ‘Collegialità’ deriva dal termine ‘collegio’, dal verbo latino colligere, composto da cum, insieme, e legere, raccogliere, scegliere. Collegialità è mettersi insieme con una finalità.

Infatti la collegialità può essere intesa con significative differenze. Come uniformità, talora contrapposta al Dirigente scolastico, mirata a porre limiti al suo potere. Ma la collegialità può essere metodo significativo per far crescere dei soggetti adulti e giovani. In tal modo la collegialità può essere generatrice di soggettività. In tal senso il compito educativo consiste nell’accendere, in un altro essere umano, il desiderio di voler esistere nel e con il mondo in modo adulto, cioè in quanto soggetto” (G. J.J. Biesta, Riscoprire l’insegnamento, 2022). Come diceva Piero Romei già qualche anno fa “Gli insegnanti nella scuola non hanno l’incarico di realizzare un compito individuale. All’inizio di ogni anno ciascuno di essi riceve formalmente l’incarico di collaborare alla realizzazione di un compito collettivo, rispetto al quale nessuno di essi è autosufficiente”. (Piero Romei)

Collegialità è perciò espressione di creatività e innovazione. 

Certo la collegialità può avere anche differenza tra scuole paritarie e statali: tra condivisione della mission e rispetto delle procedure, ma il criterio guida è comunque il medesimo: «Che cosa è meglio per i nostri ragazzi?».

E allora come gestire la collegialità? Quali attenzioni avere?

Innanzi tutto preparare il lavoro collegiale: improvvisare è potenzialmente spunto di conflitto, in quanto nell’approssimazione, nell’incertezza e nella mancanza di conoscenza si sviluppano dinamiche di contrasto.  Il conflitto può essere utile se diventa arricchimento reciproco e non diventa sterile e fine a se stesso. Einaudi diceva «Nessuno può deliberare senza conoscere». Guidare alla comprensione dei problemi vuol dire creare procedure diverse adeguandole alle necessità diverse. Ad esempio con collegi d’ordine dedicati alla riflessione sui temi  e collegi unitari maggiormente dedicati alle delibere. 

Fondamentale è riconoscere il lavoro individuale e superare la difformità tra i Consigli di Classe con progettazioni didattiche condivise e valutazione collegiale.

Franco Tornaghi, Dirigente scolastico dell’IIS Maxwell di Milano, istituto di circa 1400 studenti e multi indirizzo, assai complesso da gestire, impossibile da dirigere senza il contributo di una vera collegialità. Il DS è per sua natura unico, nell’Istituto affidatogli. Ma guai se fosse solo. Quotidianamente affronta problemi organizzativi, spesso senza le risorse – soprattutto umane – che sarebbero necessarie. “Non tutti i problemi si riescono ad affrontare: con che criterio decidere a cosa dare la precedenza?” Ha proseguito Franco Tornaghi. “Anzitutto condividendo le ‘lotte’ da portare avanti con lo ‘staff allargato’, cioè con tutte le persone (docenti e ATA) che ‘ci tengono’ alla scuola. Non occorre molto tempo per capire chi è parte dello ‘staff allargato’… Occorrono poi molto realismo e pazienza, ma non arrende-volezza: una volta identificata la meta, la prima preoccupazione è farla diventare bella agli occhi di tutti. Su come raggiungerla ci si potrà dividere, ma questo è secondario.”

Il DS Tornaghi si è poi soffermato su un caso esemplare: la riduzione quasi a zero delle sospensioni di giudizio e la sostanziale abolizione dei debiti a settembre. Tornaghi ha insistito sul fatto che Le scelte operate all’IIS MAXWELL non vogliono essere una proposta valida per tutte le situazioni: in altre scuole e realtà non sarebbe probabilmente favorevole ai criteri adottati negli ultimi 3 anni, a seguito di un lungo lavoro del CD. La cosa interessante accaduta è che oggi al Maxwell c’è  davvero un accordo condiviso. Ma esso è nato proprio da una contrapposizione esasperata su cosa fosse ‘collegialità’ e cosa ‘imposizione del DS’.

Ecco come ritrae il problema iniziale: “Nei primi anni della presidenza avevo notato che la ripresa dei lavori era subito una grande fatica: a settembre centinaia di giudizi settembre, da concludere entro l’inizio dell’a.s. Da statistico mi sembravano inutili al 95% e in non pochi casi ‘falsi’: non è vero che chi prendeva la sufficienza sapesse la materia più che a giugno. I Cdc erano spesso diversi e i litigi interni a seguito delle promozioni facevano iniziare l’a.s. in un clima avvelenato dalle polemiche. I genitori dei pochi non ammessi – al di là di casi isolati di ricorso – venivano a lamentarsi: «Potevate bocciarmelo subito…». A livello legale si viveva nell’eccezione (da motivare, ma immotivabile!) di proporre gli esami a settembre, ma la normativa impone la conclusione entro il 31 agosto («di norma»). La formazione classi e l’accoglienza di studenti da altre scuole si era obbligati a farli in pochissimi giorni. Ho puntato tutto sul dare le ragioni per sfruttare il «NO ai Giudizi sospesi a settembre» per mettere a tema proprio i Giudizi sospesi: cosa sono? Servono davvero? A chi?

La lettura statistica conferma l’impressione (condivisa da molti) che raramente i Giudizi sospesi riescono ad impegnare gli studenti al punto che in due mesi essi riescano a passare dall’insufficienza alla sufficienza e il tutto rischia di ridursi ad un lavoro comunque faticoso per i docenti, ma con scarsissimo o nullo valore per lo studente coinvolto. Questo giudizio lo reputa assolutamente calzante per gli studenti dell’IP e dell’IT, mentre pensa che i Giudizi sospesi possano essere utili per qualche studente del Liceo, ma non per tutti.” Con un lungo dibattito il Collegio docenti Maxwell ha adottato criteri non per cancellare , ma per ridurre all’essenziale le sospensioni di giudizio. Così nell’A.S. 2021 – 2022 vengono attribuiti 2 giudizi sospesi con due materie in una terza del Liceo delle Scienze Applicate. Nell’agosto 2022 entrambi gli studenti sono stati ammessi alla classe successiva. Nell’A.S. 2022 – 2023  sono 2 i giudizi sospesi con due materie in una quarta del Liceo delle Scienze Applicate. Nell’agosto 2023: 1 studente è stato ammesso alla classe successiva e 1 studente non ammesso. Nell’A.S. 2023 – 2024 nessun giudizio sospeso. Inoltre nessun docente dell’IIS Maxwell nell’elaborare il PTOF 2025-2028 ha proposto di cambiare i criteri utilizzati negli ultimi anni.  Il conflitto e il lungo dibattito nei binari della collegialità

Tra gli interventi dei partecipanti all’incontro, dirigenti scolastici e docenti del primo e del secondo ciclo, Maura Frizzi ha presentato a dirigenti e docenti l’esperienza di Portofranco: centro gratuito di aiuto allo studio per alunni delle scuole medie superiori, ha aperto la sua sede a Genova. Portofranco è ormai una realtà consolidata nel nostro Paese con sedi in oltre 50 città tra cui Milano, Roma, Palermo, Bologna, Ferrara, Verona. Recentemente ha aperto la sua sede genovese presso i locali adiacenti alla Chiesa della Santissima Annunziata, in via della Vergine, sopra piazza Sturla: uno spazio adeguato per studiare insieme, un luogo dedicato principalmente ai ragazzi delle scuole medie superiori che possono fruire di lezioni one to one, di ambienti dedicati allo studio assistito o a quello individuale, sempre accompagnati da docenti e aiutanti volontari. E’ possibile suggerire ai ragazzi che ne hanno bisogno di far contattare il centro da parte dei loro genitori per un colloquio in cui esporre necessità ed esigenze, nonché offrire il proprio contributo come volontari. Il Dirigente tecnico Roberto Peccenini ha chiesto se le innovazioni sulle sospensioni di giudizio hanno modificato gli esiti complessivi degli ammessi e non ammessi all’anno successivo. Una domanda che inevitabilmente ci si può porre e a cui il DS Tornaghi ha risposto sottolineando che la modifica dei criteri e la conseguente drastica riduzione dei debiti, non ha comportato l’aumento dei bocciati. Infine la DS Maddalena Carlini ha sottolineato la crescita di una consapevolezza della dimensione educativa anche nella Scuola statale, indispensabile di fronte alle emergenze educative di oggi.

Di seguito pubblichiamo le slides presentate all’incontro fornite cortesemente dai relatori ealcune foto della giornata.

La presentazione della DS Nora Terzoli: https://disal.it/wp-content/uploads/2025/02/Collegialita-20-febbario-Genova-1-3.pdf

La presentazione del DS Franco Tornaghi: https://disal.it/wp-content/uploads/2025/02/Collegialita_esempi-e-controesempi_Genova-20_2_2025-con-Nora.pptx.pdf

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